Congo, si rischia la guerra civile

Nonostante la fine del suo mandato, il presidente Joseph Kabila non intende indire nuove elezioni. L'opposizione, guidata Etienne Tshisekedi, ha chiamato il Paese alla "resistenza pacifica". Proteste da Belgio e Francia
Policemen drive past burning debris during protests in Kinshasa, Democratic Republic of Congo, Tuesday, Dec. 20, 2016. Human Rights Watch says security forces have killed three people in Congo's capital and arrested scores more amid protests against President Joseph Kabila's hold on power. (AP Photo/John Bompengo)

La polizia congolese ha colpito numerosi manifestanti che martedì 20 dicembre erano scesi in strada a Kinshasa per chiedere le dimissioni del presidente Joseph Kabila, il cui secondo e ultimo mandato a capo della della Repubblica Democratica del Congo (RDC) è terminato alla mezzanotte di lunedì 19 dicembre.

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Il presidente congolese, Joseph Kabila, ha annunciato nella notte tra lunedì e martedì la formazione di un nuovo governo, e questo senza attendere i risultati della mediazione della Chiesa Cattolica, volta a far uscire la RDC dalla crisi politica in cui si trova.

Piccoli assembramenti si sono formati martedì mattina in diversi quartieri della capitale Kinshasa, dopo l’appello alla «resistenza pacifica» lanciato dall’oppositore storico Etienne Tshisekedi, secondo cui Kabila «ha perso la sua legittimità e la sua legalità alla guida del Paese».

«Lancio un appello solenne al popolo congolese a non riconoscere l’autorità illegale e illegittima di Joseph Kabila e a resistere pacificamente al colpo di Stato», ha dichiarato Tshisekedi in un video circolato su YouTube. Subito dopo sono partiti dei colpi d’arma da fuoco in diversi quartieri della città, roccaforte dell’opposizione. etienne-tshisekedi-foto-ansaLe violenze sono proseguite sin nel primo pomeriggio, a cui si sono aggiunti saccheggi e atti vandalici in alcuni quartiri meridionali. Alcuni uffici pubblici e sedi dei partiti di maggioranza sono stati presi di mira con attacchi incendiari.

«La situazione è critica», ha dichiarato il direttore dell’ufficio Onu per i diritti dell’uomo nella RDC, José Maria Aranaz. «Stiamo verificando l’informazione secondo cui venti civili sarebbero rimasti uccisi, ma la cosa sembra ormai assodata». Un bilancio provvisorio che contrasta con quello del portavoce del governo, Lambert Mende, che a fine giornata ha dichiarato: «A Kinshasa ci sono nove morti, non uno di più».

Alcune pattuglie di Caschi Blu dell’Onu presidiavano le strade accanto ai blindati. Secondo due testimoni, almeno due civili sono stati uccisi durante la notte quando l’esercito ha aperto il fuoco durante degli scontri nel quartiere di Kingabwa.

A Lubumbashi, seconda città della RDC, due persone sono state uccise e tre sono rimaste ferite negli scontri tra i manifestanti e la polizia, secondo quanto annunciato dal governatore della provincia. «Tra i morti c’è un manifestante colpito da un proiettile e un poliziotto linciato dai manifestanti», ha spiegato Jean-Claude Kazembe, governatore dell’Alto Katanga. «I due feriti sono giornalisti dell’ufficio stampa del governatorato e un bambino colpito ha un proiettile vagante», ha aggiunto.

Il Capo dello Stato intende rimanere al potere almeno fino ad aprile 2018 avendo spiegato che, per ragioni logistiche e finanziarie, non è possibile organizzare elezioni prima di quella data. Le elezioni erano state inizialmente programmate per il mese scorso, così da eleggere il suo successore.

La permanenza al potere del presidente congolese ha suscitato reazioni in Belgio, l’antica potenza coloniale, che ha annunciato che «riesaminerà» le sue relazioni con la RDC. Critiche sono arrivate anche dalla Francia, che ha esortato l’Unione Europea a fare altrettanto. «La gravità della situazione è tale da giustificare il fatto che l’Unione Europea riveda le sue relazioni con la RDC», ha affermato il portavoce del Ministero degli Esteri francese.

Secondo i gruppi per la difesa dei diritti dell’uomo ci sono stati numerosi arresti nelle ultime 24 ore, in particolare a Goma, nell’est della RDC. Dalla sua indipendenza, nel 1960, l’ex Zaire non ha ancora conosciuto una transizione politica pacifica.

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