Come superare la paura dell’altro

Incontro con Anne Riitta Ciccone, giovane regista italo-finlandese, autrice del film “Il prossimo tuo”. Tre storie per raccontare la paura dell’altro. Tre storie tra Roma, Parigi, Helsinki.
Anne Riitta Ciccone

Maddalena, Jean Paul ed Eeva vivono in mondi diversi e paralleli la loro solitudine. Eeva è una hostess finlandese che si rifugia nella solitudine per dimenticare esperienze passate. Maddalena vive a Roma ed è chiusa nel suo mondo fatto di pennelli e colori. Jean Paul, ex fotoreporter di guerra, uscito illeso da un massacro, non riesce a superare lo shock dello scampato pericolo e rompe con la famiglia ed il lavoro, riducendosi a consumatore di pornografia.

 

Storie tratteggiate con delicatezza, che ti coinvolgono, perché le senti vicine, appartengono a chi ti sta accanto, a chi incontri per strada o sul lavoro. Ti identifichi con esse; toccano la tua solitudine e allo stesso tempo ti aprono alla speranza di un rapporto diverso con l’altro.

 

Maddalena, Eeva e Jean Paul infatti ritrovano il senso della loro esistenza, la gioia di vivere, quando si fanno “prossimo” agli altri, quando si aprono all’amore gratuito verso l’altro. Maddalena nella dedizione verso la giovane allieva; Eeva nel rispondere al desiderio dell’anziano vicino di casa che sognava un viaggio in terre soleggiate e Jean Paul che riesce a far sua la sofferenza di una prostituta adolescente.

Dopo aver visto il film abbiamo incontrato la giovane regista.

 

 

Dopo la laurea in filosofia, il cinema. Come è cominciata questa avventura.?

«In realtà avevo deciso di fare questo mestiere molto prima, ma sembrava più che altro un sogno d’adolescente. Avevo già esperienza di set ancor prima di laurearmi. Una volta finita l’università mi sono concentrata sul mio reale progetto, che era appunto la regia e scrittura cinematografica. Ho fatto l’assistente volontaria, cominciato a scrivere sceneggiature per altri e infine cominciato a girare i miei film».

 

C’è nella sua produzione artistica una grande attenzione per la persona. Da dove nasce questo interesse così vivo per i sentimenti e i comportamenti ?

«È un interesse abbastanza innato, fin da piccola ero molto osservatrice ed estremamente empatica. Avevo anche pensato di studiare psicologia…era mio desiderio poter arrivare a più gente possibile, porre domande più che dare risposte. E il cinema come la psicologia capisce i sentimenti attraverso l’osservazione dei comportamenti. L’animo umano è la cosa che trovo più interessante, come pure i sentimenti e sogni universali dell’essere umano».

 

Come si pone dinanzi alla diversità? Diversità di pensiero, di scelte, di comportamenti…

«È l’unico valore assoluto in cui credo… la difesa della diversità è necessaria in ogni ambito della società».

 

Come riesce a dialogare con persone di convinzioni diverse dalla sue?

«Considerando chi ho di fronte come qualcuno interessato, come me, a capire dove sta la verità, non come fosse un avversario, e cercando di non sentirmi minacciata da un pensiero diverso dal mio».

 

Come nasce l’idea di un suo film .

«Dall’osservazione di qualcosa che ritengo poi assolutamente necessario raccontare».

 

Il titolo de Il prossimo tuo ha un riferimento evangelico?

«Sì, perchè uno dei protagonisti ad un certo punto legge il passo evangelico sull’amore per il prossimo. Considerandolo da qualunque punto di vista, anche il più laico, credo sia il messaggio più rivoluzionario nella storia dell’uomo. Sembra banale, invece è il più difficile da applicare veramente».

 

In questo film incontriamo personaggi che hanno paura dell’altro. Perché questa paura? La si può vincere?

«Hanno paura perchè hanno subito violenza, quindi vedono nell’altro solo un potenziale pericolo, qualcuno che può entrare nella vita e toglierti ciò a cui tieni. Ma l’altro è anche l’unico che può aiutarti a risolvere paure, solitudine e problemi. Senza l’altro non esistiamo, per nostra stessa natura».

 

I registi che più ama?

«Da sempre: Pasolini, Fellini, Kubrick, Kurosawa. Oggi: Terry Gilliam, Aki Kaurismaki, Danny Boyle, Michael Gondry. Degli italiani contemporanei amo Matteo Garrone, Daniele Luchetti, Francesca Comencini e penso che Davide Manuli sarà uno dei registi più interessanti del futuro».

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