Come salvaguardare il creato?

Riscoprire la centralità dell'uomo e l'importanza della cura del benessere umano e ambientale. Se n'è discusso ad Assisi, partendo da un modello di sviluppo, quello attuale, giudicato incompatibile con la custodia del creato
Natura

Quali sono gli interventi più efficaci per garantire la tutela delle risorse naturali? Come ripensare l’attuale modello di sviluppo? Quali gli insegnamenti dei Padri della Chiesa sul rapporto tra uomo e natura? Domande frequenti, incalzanti e profonde, che hanno visto rispondere i relatori intervenuti nello splendido scenario del sacro convento di Assisi in occasione del convegno “Custodire il creato per un futuro sostenibile”, appuntamento voluto dalla Cei in collaborazione con le diocesi di Assisi, Nocera Umbra, Gualdo Tadino e Gubbio per celebrare l’8° Giornata nazionale per la custodia del creato.

Per il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino «l’attuale modello di sviluppo è incompatibile con la custodia del creato, sprechiamo molto e distruggiamo l’armonia dell’ambiente naturale». Il vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, ha osservato che «la Chiesa deve operare in due ambiti: da una parte educare le famiglie, fondamentale perché i figli nascano e crescano sulla base dei valori diffusi dai loro genitori, e dall'altra vedere gli uomini di Chiesa indicare modelli, ricordando che tutto ciò che vediamo è opera di un creatore manifestato attraverso le bellezze della natura».

Parole che in Umbria non possono certo prescindere dall’insegnamento di san Francesco il quale, ha spiegato padre Mauro Gambetti, custode del Sacro Convento «ci insegna a comporre in armonia le relazioni umane con il creato, pensando che c’è una solidarietà che riunisce i vari aspetti della creazione, all’insegna della fraternità».

Rilevante il contributo di Simona Beretta, docente di Politica economica all’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, la quale ha affermato come «non si possa più rinviare un profondo ripensamento del modello economico: l’effetto paradossalmente positivo della crisi iniziata nel 2007 è il suo costringere a ripensare cosa vuol dire fare economia, a reinterrogarsi sulla natura e sulla causa alla base della ricchezza delle nazioni e riscoprire la centralità dell’uomo e della cura del benessere umano».

Nelle conclusioni del convegno, mons. Angelo Casile, direttore dell’Ufficio Cei per i Problemi sociali e del lavoro ha sottolineato invece come «la famiglia educa alla custodia del creato e favorisce la costruzione del bene comune nella società lungo tre direttrici: in primo luogo, nella famiglia ognuno di noi vive il dono della gratuità, perché noi nasciamo come dono di Dio e perché i genitori accolgono la prole come un regalo. Le famiglie hanno poi un ruolo essenziale nei confronti della loro comunità: per questo i vescovi invitano a intraprendere la via della reciprocità. Infine, i vescovi invitano a riparare il male convertendo il nostro cuore e sposando la solidarietà fraterna. Gratuità, reciprocità, riparazione del male: elementi che ci aiutano a vivere come famiglia custodendo il creato».

Quest’anno i temi presentati e approfonditi nel convegno hanno incrociato il calendario e trovato un ideale e concreto proseguimento nella 5° edizione del Sentiero di Francesco, che ha preso il viail primo settembre, con la partecipazione di oltre 500 pellegrini: tre giorni di marcia per altrettante tappe, per un tragitto di circa 45 chilometri tra Assisi e Gubbio atto a riscoprire i luoghi in cui, per usare un’eloquente espressione locale, «Francesco decise di diventare san Francesco».

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