Come affrontare le inevitabili diffcoltà?

Sono di grande aiuto la preghiera e la condivisione con persone di fiducia.
Escursionisti

Ciascuno di noi, nella propria esistenza, non può fare a meno di sperimentare delle sofferenze, d’incontrare, o meglio di scontrarsi, con delle difficoltà. Già essere coscienti di questo ci permette di essere preparati ad affrontarle. Ed è importante, appunto, affrontarle: non lasciare, cioè, che siano loro a prendere quasi il sopravvento; vorrei dire in altre parole, che non siano loro a “viverci” ma noi a “viverle”, con piena coscienza e con tutta la libertà di cui siamo capaci.

Questo vale per tutte le difficoltà che incontriamo, fisiche, spirituali, sociali, ambientali.

 

Una difficoltà che vorrei prendere in considerazione è la “tentazione”: intendo con ciò dei pensieri o delle circostanze o delle pulsioni interiori che tendono a distoglierci dal progetto di vita che stiamo perseguendo, cercando di essere coerenti. Qui in particolare è importante e fondamentale rendercene coscienti, cioè proprio tirarle fuori dal subconscio, “non dormirci sopra” ma guardarle in faccia e respingerle con la massima decisione.

Questo vale per tutti; ma per noi cristiani, in modo particolare, ci sono quelle tentazioni che possono allontanarci da Dio e dalla vita che egli ci propone: che è quella che nel più profondo desideriamo. E qui, oltre al nostro atteggiamento risoluto, vale molto, e prima di tutto, la preghiera fiduciosa.

 

Ma possiamo dire le stesse cose anche per tutti gli altri tipi di difficoltà. Alcune riusciamo a risolverle. Altre si devono accettare, ma si può riuscire a non rimanerne schiacciati. Oltre all’atteggiamento interno, può essere utile condividerle con altre persone di fiducia.

Per noi cristiani, è importante unire le nostre sofferenze a quelle di Gesù crocifisso e abbandonato, e possibilmente farne parte con altre persone unite dal “comandamento nuovo” di Gesù, che si amano cioè col suo amore fino al punto di poter contare su di lui personalmente, secondo la sua promessa: «Dove due o tre sono uniti nel mio nome, ivi sono io in mezzo ad essi».

 

Conosciamo persone molto provate in tanti modi, per esempio da lutti, persecuzioni, conflitti, magari anche gravemente menomate nel fisico, che però sono serene o addirittura irradiano gioia e pace al di là del loro patire.

Ricordiamo, ad esempio, Chiara Luce Badano, di cui abbiamo scritto che, in mezzo ai dolori del tumore e poco prima della morte, diceva: «Mamma, sii felice perché io lo sono». E così tanti altri.

 

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