Città Nuova nel mondo

«Da tempo – scrive un abbonato di Genova – avevo in mente di scrivervi perché, a ben riflettere, quella catena di bandierine che compare a pagina 3 della rivista con i nomi e gli indirizzi delle edizioni estere di Città nuova, se non è un bluff, è una cosa grossa. «Adesso poi, che nell’ultimo numero della rivista avete pubblicato a pagina 2 tutte quelle copertine, a dimostrare che di un bluff non si tratta, la mia curiosità è aumentata e penso di poter dire che, come è stato per me, la cosa incuriosisce molti. «Allora – eccomi al sodo – fatevi venire un’idea perché possiamo – come dite spesso voi giornalisti – saperne di più». Ecco allora l’idea. Siamo nell’era della globalizzazione e Città nuova – ma si dovrebbe dire il Movimento dei focolari di cui la rivista è espressione – ha come scopo primario il mondo unito. Da questo anelito è nata infatti la prima spinta alla diffusione del movimento fino a raggiungere i più remoti angoli del pianeta. E dovunque metteva radici questo piccolo seme dell’ideale dell’unità, si manifestava immediatamente anche l’esigenza di quel collegamento che un foglio stampato, una rivista pur modesta, poteva garantire. Già nel ’58 su Città nuova – ed era solo al secondo anno di vita – si poteva leggere: «Oggi nella nostra redazione romana ci sono redattori fissi per la lingua tedesca, per quella francese, inglese, spagnola che seguono la stampa dei vari paesi e raccolgono le notizie che giungono dai corrispondenti che già collaborano attivamente e consentono al giornale di avere una propria preziosissima rete di informazioni». E continuava: «Ci ritroviamo periodicamente fra redattori delle varie lingue. Ogni singola nazione porta un suo contributo originale, e tutta questa varietà appare unificata e vivificata dalla carità che ci lega». Questa gestazione romana però non durò a lungo. Nel gennaio del ’62 l’edizione francese Nouvelle Cité non veniva più stampata in Italia, bensì in Francia e parimenti andava alle stampe in Germania Neue Stadt, diffusa anche in Svizzera e in Austria. Ricordo che a Guglielmo Boselli piaceva evidenziare che per Città nuova stava accadendo qualcosa di simile a quanto avevano fatto i pionieri americani del Far West. «Mano mano che avanzavano e costruivano con le loro mani nuove piccole città, non mancava mai qualche intraprendente giornalista, magari improvvisato, che metteva in piedi un suo bravo foglio locale in una tipografia rimediata alla meglio, che però subito otteneva uno strepitoso successo fra i nuovi abitanti. Proprio perché raccontava la “novità” di quella convivenza che si andava componendo». Si ripeteva insomma per queste varie edizioni la storia di quel primo foglio ciclostilato che fu Città nuova cinquant’anni fa e si palesava la matrice del suo sviluppo. Dunque le 37 edizioni nel mondo ci sono, ognuna con una propria redazione; vivono delle proprie risorse e si aiutano vicendevolmente, come farebbero i figli di una stessa famiglia, scambiandosi informazioni, ma mantenendo ciascuna l’impronta autoctona del paese in cui sono nate. Chi ci segue da tempo avrà visto via via aumentare il numero di queste bandierine, cui è prevedibile se ne aggiungano altre ancora. Essendo diventate tante, queste redazioni sorelle, ed essendosi prodotto negli anni un avvicendamento nell’organico di ciascuna, siamo persuasi che interessi a tutti conoscere la vitalità di tutte queste redazioni. Che fare allora, se non chiedere a loro stesse di presentarsi su Città nuova? Sarà una bella passeggiata attraverso il pianeta.

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