Città Nuova attraversa le sbarre

Un nostro lettore mette in moto amici e parrocchiani per una raccolta fondi a favore della nostra rivista in un quartiere dormitorio della periferia romana. Risultati inattesi: intervista su un giornale locale, bambini coinvolti dai salvadanai, adulti che vogliono impegnarsi a favore dei carcerati
Carcere e speranza

Ero rimasto edificato da un gruppo di Anagni e di Velletri, che avevano raccolto circa 700 euro per i carcerati, confluiti poi in abbonamenti a Città Nuova distribuiti nel carcere. Ed era logico: cosa potevamo offrire di più e di meglio che la fraternità universale, declinati dal nostro organo di stampa in tutti gli aspetti del vivere personale e sociale?

Questa opera di misericordia "via stampa" ci ha dato anche l'occasione di dare una mano alla nostra famiglia editoriale in difficoltà.
Dopo aver ricevuto dal parroco il consenso a svolgere l'iniziativa in parrocchia, avevamo deciso con un gruppo di amici dei Focolari di organizzarla per il 2 e il 3 marzo. Sentivo che non si doveva tanto "chiedere soldi", seppur per un fine nobile, ma un "dare" e un "ricevere" nel contesto della reciprocità. Mi sono ricordato che tanti, in passato, a cui avevamo regalato un numero della rivista, ci avevano ringraziato per averci trovato qualcosa di utile alla loro vita, e allora perché non chiedere a tutti, focolari, amici, ufficio abbonamenti, copie passate e dismesse della rivista? Me ne sono arrivate circa 150, che però sono  bastate per tutti. Abbiamo distribuito anche 28 cartoncini-salvadanaio ai bambini presenti, che comunque hanno innescato un'onda di solidarietà impensata nelle loro famiglie.

Tuttavia non avevo la benchè minima speranza di raccogliere una somma significativa per gli abbonamenti, perché il parroco mi aveva aggiornato che per disposizione del vescovo le offerte raccolte in chiesa dovevano servire alla parrocchia e ai suoi servizi. Ci ha però suggerito di metterci sui gradini della chiesa per incontrare lì i fedeli e indirizzare due parole all'assemblea, prima della benedizione finale. D'altronde la crisi economica ha ridotto drasticamente i contributi volontari per le iniziative solidaristiche riducendole a spiccioli e la nostra parrocchia ha un target culturale medio-basso (pochi laureati), un tasso di disoccupazione alto e un folto gruppo di lavoratori, salariati e dipendenti, che fanno i pendolari con Roma. Aprilia stessa e il mio quartiere in particolare si identifica come "città-dormitorio" dell'hinterland romano.

L'appello per i carcerati, solo se ben centrato e illuminato, evita reazioni opposte, dettate magari dal grande desiderio di giustizia e di sicurezza presente nella società civile. E invece, al di là di tutto, sono stato piacevolmente smentito, perché alla resa di conti avevamo raccolto 253,48 euro, soprattutto frutto del clima di famiglia creato con tutti.

Il benvenuto rivolto all'inizio della messa, unito alla richiesta di offrire come intenzione quella per i carcerati, non solo italiani, ha aperto la celebrazione eucaristica. I canti  scelti son stati  quelli improntati  all'amore di  misericordia con cui noi stessi siamo stati amati da Dio. Dopo la comunione, con un breve intervento al microfono abbiamo esposto le nostre iniziative per i carcerati e il loro grazie, espresso fortemente in qualche loro lettera.

Abbiamo offerto a tutti un numero della rivista e ai bambini una scatolina-salvadanaio. Sono stati raccolti  253,48 euro, ma soprattutto si sono stabiliti rapporti di amicizia con diverse persone, toccate dall'appello, dalla verità e dalla necessità di questa azione. Una catechista ci ha chiesto altri 30 cartoncini-salvadanaio per coinvolgere i bambini che segue nel cammino di preparazione alla prima comunione e impegnarli in quest'opera di carità e solidarietà. Un giornalista ci ha incoraggiato offrendoci il suo recapito per dare voce al nostro impegno sul mensile locale Il caffè che serve Anzio, Nettuno, Genzano.
In un clima disteso e di famiglia  c'è scappata anche la battuta: «A proposito di carceri, ci scambiamo il cellulare?».
Una mamma ci ha offerto la sua disponibilità per venire con noi al carcere di Velletri e  animare qualche messa domenicale. Segnali vivi e  presenti di una fraternità in atto.

Pino Palocci

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