Chiara, dono di Dio per l’umanità

L'imam Layachi, responsabile per il dialogo interreligioso e formazione del C.R.I.I. ci offre un ricordo personale del suo incontro con la spiritualità della fondatrice dei Focolari. «Non ha scelto la via del potere ma quella dell’amore, capace di aprire le porte del pregiudizio,della diffidenza e della contrapposizione»
imam kamel layachi

Nel suo scritto famoso Il Profeta il poeta libanese Khalil Gibran scrisse :«Dài poco quando doni ciò che hai, quando doni te stesso, solo allora dài veramente». Ebbene, quando leggo citazioni come queste il mio pensiero va a persone come Chiara Lubich, una donna che ha speso la vita intera per amare, per donare sé stessa agli altri e in questo è stata assieme ai suoi figli un esempio e una testimonianza vivente.

Dieci anni fa, per la prima volta, ho avuto i primi contatti con membri del Movimento dei Focolari nel Trevigiano e precisamente a San Vito di Altivole. Arrivavo da altre esperienze di dialogo interreligioso vissute in diverse città del Veneto e non solo. Anche a San Vito doveva essere un’esperienza mordi e fuggi come molte altre: bei discorsi sul dialogo e sulla fratellanza, una bella cerimonia e magari anche un bel pranzo e poi ognuno tornava a casa sua.

Ma quel giorno, qualcosa di speciale è successo: guardando quei visi sorridenti, osservando quelle persone umili e semplici, tesi al servizio l’uno per l’altro, percepivo una spiritualità inconfondibile che accompagnava persone che incontravo per la prima volta. Ho sentito il mio cuore aprirsi e una gioia insolita impadronirsi di me; più passava il tempo e più mi sentivo a casa, mi sentivo amato e rispettato nei loro gesti così spontanei.

Era evidente che per loro il dialogo non era un semplice slogan vuoto o un valore astratto, era la vita, un rapporto concreto che si costruisce passo dopo passo, giorno dopo giorno assieme al fratello nelle piccole cose, era vivere gioie e dolori in comunione. Il dialogo era per questi nuovi amici: mettere in pratica una regola presente in tutte le fedi religiose, “Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te e non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te". Eppure è così anche nell’Islam. Prima di quel momento non avevo mai sentito parlare di questa regola d’oro con quella intensità e con quella profondità. E a pensarci bene forse era la prima volta che vedevo questa regola così incarnata nelle azioni e nei gesti.

Con il passare dei giorni, ho cominciato a voler bene a queste persone, a conoscerli veramente, a sentire la presenza di Dio nella loro vita e ad apprezzare il loro impegno sincero a fare la Sua Volontà in ogni attimo presente. Nelle loro parole e nelle loro azioni non c’era nessun proselitismo o tentativo di conquista Nessun segnale di superiorità ma un ascolto attento e un’accoglienza sempre generosa.

Grazie al rapporto con queste persone, come una benedizione divina, ho cominciato a leggere con occhi nuovi i versetti del Corano – Libro sacro per i musulmani – a leggere con una luce nuova alcuni hadith del profeta Muhammed – la Pace sia con Lui –, a intendere il dialogo con  credenti di altre fedi religiose come un’esperienza di vita e un dono che ci facciamo gli uni per gli altri nel cammino comune verso Dio Misericordioso e Clemente.

E come se non bastasse, ho cominciato ad impegnarmi con più forza e dedizione al dialogo intra-religioso tra musulmani di diverse etnie e culture che frequentavano i centri di preghiera e moschee d’Italia. L’esempio che vedevo nei rapporti tra i Focolarini è diventato per me fonte di ispirazione: la capacità di mediazione, la capacità di fare vuoto per accogliere il fratello, la capacità di rinuncia alle proprie idee, la capacità di essere ponte mi hanno aiutato molto nel mio lavoro all’interno delle comunità islamiche d’Italia.

Nel filo degli anni, ho avuto modo di conoscere un po’ di più la vita di Chiara Lubich e di ascoltare alcune tra le sue prime compagne, di documentarmi sui primi anni della nascita del Movimento quando erano tempi di guerra e sono rimasto davvero meravigliato dei Miracoli che solo Dio può fare quando due o più persone s’incontrano in Lui. Un insegnamento importante per me che cercavo assieme ai miei fratelli e sorelle nelle Comunità islamiche d’Italia di porre le basi per una testimonianza autentica e una presenza islamica costruttiva e positiva in questo Paese.

Era del tutto evidente che Chiara Lubich e le sue prime compagne non intendessero scrivere un progetto a tavolino e non era nei loro intenti creare un Movimento nuovo. Ma Dio, guardando dentro i loro cuori, ha scritto attraverso di esse una nuova pagina della storia umana proprio nel momento in cui tutto sembrava crollare. Chiara e le sue compagne avevano riposto in Dio tutta la loro fiducia e avevano espresso un patto di Unità e di Amore. Essere laddove Dio li voleva era diventato lo scopo della loro vita. Questo patto era destinato a diventare dono per l’Umanità intera.  E così è stato: un altro Grande insegnamento.

In una delle sue prime meditazioni, Chiara esprimeva chiaramente questo patto: «Ed io m’accorgo sempre più che il cielo e la terra passeranno, ma il disegno di Dio su di noi non passa. Ciò che solo pienamente ci soddisfa è rivederci sempre là dove Dio ab aeterno ci ha pensati».

Chiara Lubich e le sue prime compagne non si sono fermate ad un popolo, ad una cultura o ad una religione. Hanno amato tutti e hanno abbracciato il mondo intero senza distinzione alcuna. Non hanno scelto la via del potere ma quella dell’amore, capace di aprire le porte del pregiudizio,della diffidenza e della contrapposizione. Non erano un’organizzazione ma un organismo vivente forte di relazioni vissute in Dio.

In un mondo lacerato dall’odio, dai contrasti, oscurato dalle guerre e dai conflitti, Chiara Lubich e le sue prime compagne sin dagli anni '40, hanno saputo testimoniare concretamente che solo amando il fratello si può giungere all’amore eterno di Dio. Chi come me, ha avuto il dono di conoscere questo movimento, di apprezzare il suo ideale, di voler bene alle donne e gli uomini che ne fanno parte, si rende conto che Chiara Lubich è stata per davvero un raggio di luce e  una grazia di Dio non solo per la chiesa cattolica ma per l’intera umanità.

A distanza di 5 anni dalla Sua partenza , sento di dirvi  in piena sincerità che a me Chiara non manca così tanto perché la vedo e la incontro spesso nelle opere di amore che  ha lasciato .E le opere di amore sono, come diceva Madre Teresa di Calcutta, sempre opere di pace e dove c’è pace c’è Dio. Vedo il volto illuminato di Chiara  nei volti dei suoi figli; vedo il suo sorriso, la sua umiltà; sento il suo abbraccio, il suo calore umano; colgo la sua forza e armonia spirituale quando vi incontro, fratelli e sorelle del Movimento dei Focolari.

Chiara Lubich, da madre generosa , ci ha lasciato nel suo testamento una parte della sua eredità più bella: «Se io dovessi partire da voi, in pratica lascerei che Gesù in me vi ripetesse: amatevi a vicenda affinché tutti siano uno». In questi anni di collaborazione e di amicizia vera, musulmani d’Italia e cristiani del Movimento dei  Focolari hanno cercato di vivere l’ ideale dell’unità tra di loro e di essere una testimonianza viva per gli altri

La forza della nostra esperienza di comunione non deriva dai vari convegni o incontri che siamo riusciti a promuovere o ad organizzare in questi anni, ma dalla qualità dei  rapporti che siamo riusciti a tessere tra di noi e dall’esperienza di Dio che ci siamo donati a vicenda. Oggi, se c’è una testimonianza, una consegna, un dono che vogliamo offrire è proprio questo: la fratellanza gratuita e disinteressata è il nostro punto di forza, la luce che ispira il nostro cammino e ci fa famiglia, la linfa che ci guida verso il bene comune.

Ecco perché oggi mi sento di dire a Chiara e a tutti i tuoi figli: che Dio vi renda in amore tutto l’amore che avete donato e tutta la gioia e la pace che avete seminato attorno a voi da un capo all’altro del mondo. Possa l’elezione di Papa Francesco a Sommo Pontefice rafforzare il nostro impegno comune per dare un impulso maggiore a questa fratellanza e lavorare assieme per il bene dell’Italia e del mondo intero. Grazie di cuore!

 

Imam Kamel Layachi, responsabile nazionale dipartimento dialogo interreligioso e formazione del Consiglio delle Relazioni islamiche Italiane ( C.R.I.I.)

  

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