Chi sorride e chi no?

Benché Jeremy fosse stato criticato dalla stampa e dall’élite politica per il suo cattivo gusto nella scelta degli abiti e per i suoi discorsi non aggressivi, le persone che hanno nei fatti più importanza, gli elettori, lo hanno esaltato

C’è qualcosa di strano nel mondo politico. Dopo l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti e di Emmanuel Macron in Francia, sembrava che la tendenza alle sorprese politiche avesse raggiunto il suo acme. Ma ora i risultati delle elezioni nel Regno Unito hanno fornito un ulteriore shock al sistema. Quando Theresa May aveva annunciato le elezioni solo un paio di mesi fa, ogni giornale, ogni commentatore politico e anche ogni membro del pubblico si aspettavano una vittoria a valanga del partito conservatore. Ma, più la campagna elettorale avanzava, più i sondaggi hanno cominciato a mostrare un restringimento del divario tra i partiti conservatore e laburista. Nonostante ciò, tutti si aspettavano comunque una vittoria ampia per Theresa May.

Jeremy  Corbyn, non molto considerato da molti dei suoi colleghi parlamentari e ritratto come un debole e un’inefficace dai grandi media, sembrava che dovesse portare il suo partito all’oblio. Vecchio socialista di sinistra, era il tipo che tutti pensavano fosse stato messo ai margini del partito laburista durante gli anni di gloria di Tony Blair. Eppure gli elettori ordinari, e in particolare i giovani elettori, hanno progressivamente preso gusto per il suo stile semplice e non influenzabile. Benché Jeremy fosse stato criticato dalla stampa e dall’élite politica per il suo cattivo gusto nella scelta degli abiti e per i suoi discorsi non aggressivi, le persone che hanno nei fatti più importanza, gli elettori, lo hanno esaltato.

Il giorno dell’elezione i sondaggi prevedevano ancora un Parlamento schierato con la May. Ma hanno sbagliato, come spesso in passato, perché mentre la notte avanzavano e arrivavano i risultati, ci si è resi conto che il Labour stava vincendo i seggi delle circoscrizioni considerate sicure per i conservatori, come Canterbury, conservatrice dal 1918.

Risultato finale: i conservatori hanno ancora più seggi in Parlamento, ma non solo non hanno la maggioranza assoluta desiderata dalla May, ma hanno perso seggi rispetto alle elezioni precedenti. L’unico modo per formare un governo di maggioranza è l’aiuto del Partito democratico- unionista (Dup) dell’Irlanda del Nord, che ha vinto 10 seggi. Theresa May dice che non si rassegnerà a non governare, ma la maggior parte degli osservatori pensa che non resterà troppo a lungo al governo. Il Partito laburista ha perso le elezioni, ma i sorrisi sulle facce dei suoi esponenti parlano di vittoria.

Una sorpresa sono stati i risultati in Scozia. Nelle elezioni del 2015 i conservatori erano stati quasi completamente cancellati, vincendo un solo seggio in quella che era stata una frana per il Partito nazionalista scozzese  (Snp).  Solo  due anni dopo, invece, il Snp ha perso 21 dei suoi 56 posti e i conservatori ne hanno vinti 13. Il Partito laburista scozzese, decimato anche nelle elezioni del 2015, ha recuperato 7 seggi. La ragione principale delle perdite del Snp sembra essere una rivolta contro la sua proposta di tenere un secondo referendum sull’indipendenza scozzese.

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