Chi ha preso le mie forbicine?

Favola
Ifatti qui narrati si svolgono in un tempo molto lontano. Allora, i fiori giallooro del Tarassaco avevano soltanto cinque grandi petali. Qualcuno si starà chiedendo: che fiore è mai il Tarassaco? Scommetto che se lo chiamo Dente di Leone, il nome con cui è più conosciuto, ci intendiamo meglio. SIAMO DAVANTI A UN MISTERO Si era giunti alla fine del mese d’aprile. Il grosso del lavoro, per Fata Primavera, era ormai fatto: i prati erano coperti d’erba tenera e fresca, i fiori si offrivano alla vista in tutta la loro bellezza e varietà di tinte e di profumi, gli alberi custodivano gelosamente, sotto i fiori dai petali tremanti, la promessa di frutti gustosi. Fata Primavera poteva permettersi di dedicare qualche ora al suo passatempo preferito. Qual è il passatempo preferito di Fata Primavera? Chi vuol provare a indovinare? Vi lascio tre righe bianche, per darvi il tempo di pensarci. Poi continuate a leggere la favola, per vedere se avete indovinato. Il passatempo preferito di Fata Primavera è il ricamo. Qualcuno (senza sbirciare sotto!) aveva indovinato? Fata Primavera andò dunque a prendere la bella scatola da lavoro, ricoperta di velluto rosso; ma, apertala, esclamò: Chi ha preso le mie forbicine?. Le fate sanno tutto, si dice. Eppure Fata Primavera proprio non sapeva dove fossero finite le sue belle forbicine d’argento. E c’era anche un’altra cosa che non sapeva: che da qualche settimana tutte le altre fate stavano organizzando una festa, per il suo compleanno. Sarà una festa indimenticabile!, sussurravano tra loro, in gran segreto. Le fate si erano organizzate bene: c’era chi si occupava dello spettacolo, chi degli addobbi, chi del rinfresco. Sulla piccola agenda di Fata Asfodelo, coordinatrice dei preparativi, era segnato il nome di ogni fata e, accanto, il compito che le era stato assegnato. Solo accanto al nome di Mielina, una piccola fata dai fini capelli color oro-miele, non c’era scritto nulla. E, per di più, nessuno sapeva dove fosse. Per un po’ le fate si diedero da fare per cercarla, poi Fata Asfodelo disse: Lasciamola stare, è tanto piccina, combina solo pasticci!. Sì, lasciamola stare, lei pensa soltanto a giocare!, dissero le altre fate. IL MISTERO È SVELATO Arrivò il giorno del compleanno. Fata Primavera, seduta al posto d’onore, era commossa per la sorpresa. Che incanto i balletti ideati da Fata Aquilegia e da Fata Clivia! E che dolcezza le musiche composte per l’occasione da Fata Iris! Ma Fata Mielina dov’è?, si chiedevano tutte. Finalmente la scovarono, intenta a riempirsi le tasche di bacche zuccherine, la golosetta. È una piccola sfacciata , osservò Fata Asteria. Non ha fatto neppure gli auguri alla festeggiata. Finita la festa, le fate raccolsero gli strumenti musicali, cercarono i loro mantelli leggeri buttati qua e là, alla rinfusa. Fata Mielina, la bocca macchiata dal succo delle more, si avvicinò a Fata Primavera e, prendendola per mano, la invitò ad andare con lei. Che vorrà questa monella?, si domandarono le fate, seguendole in punta di piedi. Fata Mielina condusse Fata Primavera in un minuscolo giardino, un giardino che Primavera conosceva bene perché lei stessa l’aveva cosparso, qualche settimana prima, di Denti di Leone, dorati come il sole. Ma cos’era successo? I Denti di Leone dalla bella corolla composta avevano la chioma tutta scarmigliata, scomposta, sfrangiata… si sarebbe proprio detto: tagliuzzata! Ecco a che cosa sono servite le mie forbicine!, pensò Fata Primavera. Poi guardò le mani di Fata Mielina: erano tutte arrossate e le forbicine avevano scavato dei solchi nelle piccole dita delicate. Doveva aver impiegato giorni e notti, la fatina, a tagliuzzare tutti quei petali per farne, da cinque, cinquanta e forse più, come si poteva sgridarla? Tutte le fate dicevano che bisognava farti una sorpresa, allora ho pensato a qualcosa che non avevi mai visto, disse la fatina; e aggiunse, timidamente: Qualche volta, la terra del mio cuore è spoglia e fredda, come in inverno, ma tu mi insegni che la terra spoglia può rifiorire e cantare di nuovo: per questo ho voluto dirti grazie, con il mio dono. Intenerita, Fata Primavera le accarezzò i lunghi capelli e disse: Anch’io voglio dirti grazie e così stabilisco che, d’ora in poi, dovunque fiorirà un Dente di Leone, avrà così tanti petali che sarà arduo contarli. Le parole di Fata Primavera fecero davvero, di quella festa di compleanno, una festa indimenticabile. Così, bambini, se trovate un Dente di Leone nel prato o ai margini di una polverosa strada di campagna, fermatevi a contarne i petali, con un po’ di pazienza. Io, qualche giorno fa, ne trovai uno che aveva ben centosessantasei petali. Se trovate un Dente di Leone che ha più petali del mio, fatemelo sapere!

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