Cessate il fuoco tra Eln e governo

Le parti hanno ribadito che lo rispetteranno. Durerà, almeno, fino al 9 gennaio. L’Onu e la Chiesa cattolica faranno da osservatori della sua applicazione
Il ministro degli Esteri dell'Ecuador, Fernanda Espinosa, tra il leader dell'Eln Pablo Beltran, a destra, e il rappresentante del governo colombiano Juan Camilo Restrepo alla fine della conferenza stampa che annuncia il cessate il fuoco a Quito, Ecuador

Ci siamo. L’annunciato cessate il fuoco tra il governo della Colombia e la guerriglia dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln) è in atto da domenica primo ottobre. E resterà in vigore almeno fino al prossimo 9 gennaio.

Era stato annunciato in vista della visita resa a settembre da papa Francesco, e viene preceduto, purtroppo, da una serie di azioni militari condotte da entrambe le parti nelle ultime ore: un attacco guerrigliero ha provocato la morte di vari poliziotti e ha fatto saltare un oleodotto; da parte delle forze armate, è stato abbattuto un leader militare guerrigliero in un’operazione condotta da forze speciali. In queste ore, ad ogni modo, la tregua sta tenendo e questa è la buona notizia.

L’Eln conferma via Twitter che terrà fede all’impegno di rispettare la tregua sancita con il governo di Bogotá. Il presidente Juan Manuel Santos ha ordinato la sospensione delle operazioni militari. Si tratta di una novità, rispetto ai negoziati condotti a suo tempo con la guerriglia delle Farc, perché in tale occasione Santos non ha accettato un cessate il fuoco bilaterale, ma ha sospeso le azioni armate di fronte a una tregua applicata unilateralmente.

È anche la prima volta in più di mezzo secolo che questa guerriglia accetta di sospendere il fuoco.

Il governo ha promesso di migliorare le condizioni carcerarie di 450 guerriglieri detenuti e di rafforzare la protezione di leader della società civile, spesso attaccati da criminali comuni ed ex paramilitari.

Siamo, pertanto, di fronte a un fatto nuovo che suscita buoni auspici in merito ai negoziati di pace che le parti conducono a Quito (Ecuador). Oltre ai Paesi facilitatori dei negoziati, esiste un appoggio convinto delle Nazioni Unite che distribuiranno osservatori in una trentina di municipi dove la presenza dell’Eln è consistente, mentre la Chiesa cattolica farà lo stesso in una ventina di diocesi. Si allarga dunque l’appoggio al processo di pace, il che non potrà che rafforzarlo. Ce ne sarà bisogno: la contrapposizione ideologica tra coloro che stanno negoziando è forte. Ma è altresì vero che la Colombia sta assaporando gli effetti e i frutti della pace sancita con le Farc e sogna di estenderla al 100% del suo territorio.

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