Cent’anni per un’orchestra

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Il 16 febbraio 1908 Giuseppe Martucci, compositore e direttore d’orchestra, dava il via ai primi cento anni dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia in Roma. La prima orchestra sinfonica italiana, nel Belpaese dominato dal melodramma, costituiva una novità di portata storica, ponendo finalmente l’Italia nel contesto del mondo concertistico europeo. Il programma della serata inaugurale comprendeva un pezzo brillante – la Sinfonia dall’Assedio di Corinto rossiniana -, la Sinfonia Eroica n. 3 di Beethoven – brano di forte popolarità -, l’Andante e il Minuetto dalla Piccola Serenata notturna mozartiana, per chiudere con Wagner: Mormorio della foresta (dal Siegfried) e ouverture dal Tannhäuser. Poco spazio, come si nota, alla musica italiana e prevalenza del sinfonismo nordeuropeo. Lo stesso programma è stato replicato, lo scorso 16 febbraio, al moderno Auditorium romano con la direzione slanciata di Antonio Pappano che, pur in una serata trionfalistica (giustamente), ha rimarcato tenerezze dolenti dei legni nella Marcia funebre dall’Eroica, trasparenze cameristiche in Mozart; mentre in Wagner ha ottenuto dall’orchestra sonorità impalpabili nel Mormorio – dove legni e archi hanno gareggiato in un vero virtuosismo – e grandiosità monumentali nel Tannhäuser. Ormai l’orchestra ceciliana, è il caso di dirlo, è capace di suonare i brani più diversi ad altissimo livello, regalando un suono rotondo, affettuoso che la direzione di Pappano – mai perentoria, passionale ma controllata – esalta. Certo è la complicità nel rapporto direttore-orchestra a rendere possibile un risultato del genere. Lo si è visto anche nell’esecuzione delle Sinfonie di Brahms le settimane precedenti il compleanno. Un Brahms più che severo e indeciso, tenero, con impennate ardite nella Seconda Sinfonia, bellezze struggenti nella Quarta, anticipazioni novecentesche sparse ovunque si direbbe con nonchalance – ma quanto mai calcolata, conoscendo la lentezza compositiva del musicista -. Insomma, una musica che riempie cuore e polmoni di aria fresca, con quei sussulti dei corni prediletti e le ansie dolci degli amati clarinetti: l’anima del secondo Ottocento sparge melodie brevi e intense, impeti degli archi che ce la fanno sentire quanto mai attuale. Pappano dirige correndo e l’orchestra con lui. Altro che il Brahms solenne e triste. Ed il pubblico esplode. Come i 60 mila che il 16 hanno festeggiato al Parco della musica il primo centenario dell’orchestra. CLASSICADISCHI LE 4 SINFONIE DI BRAHMS – Claudio Abbado, Berliner Philarmoniker DGG 1991 – Karl Böhm, Berliner Philarmoniker, DGG 2004 – Hans Knappertsbusch, Staatskapelle Dresden, Orfeo 2006.

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