Casal di Principe alle urne

La cittadina campana, roccaforte dell'omonimo clan camorristico, elegge il nuovo sindaco. Sotto l'occhio attento dell'antimafia.
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Il comune di Casal di Principe sorvegliato speciale. Nella roccaforte del potente clan dei casalesi si vota (18 e 19 aprile) per eleggere il nuovo consiglio comunale sotto lo sguardo attento dei magistrati della Dda di Napoli e delle forze dell’ordine, allertati da un altissimo rischio di infiltrazioni camorristiche delineatosi a causa di presunti condizionamenti del voto che si sarebbero verificati nelle scorse settimane.

 

La chiamata alle urne è stata organizzata in tutta fretta dopo la rimozione del sindaco Cipriano Cristiano (centrodestra) per «gravi inadempienze nella gestione dell’emergenza rifiuti». Un atto dovuto ai provvedimenti adottati da Guido Bertolaso nei confronti delle amministrazioni campane meno virtuose in tema di raccolta differenziata. In lizza a Casal di Principe ci sono tre candidati: Pasquale Martinelli (Udeur, Popolo del Sud e Progetto democratico), Elio Natale (Pdl), Vincenzo Schiavone (Partito del Sud). Ma in questo comune che si è sempre rivelato un bunker per il centrodestra (il neogovernatore del Pdl Stefano Caldoro ha ottenuto oltre il 78% dei voti) non dovrebbero esserci sorprese. Anche se i ballottaggi sono previsti per il 2 e 3 maggio, potrebbe infatti risolversi tutto al primo turno. Il più quotato è Martinelli, già primo cittadino per Forza Italia nel 2000. Proprio a suo favore si era allora prodigato il sindaco da poco rimosso, Cipriano Costanzo.

 

Nel paese che ha ispirato Gomorra a Roberto Saviano non c’è entusiasmo, nessun fermento. Solo la preoccupazione di chi, queste elezioni, le guarda dall’esterno e vede, tra i candidati al consiglio comunale, parenti o affiliati di pregiudicati. Non solo. Si parla di voti scambiati con polizze Rc auto e di altri tentativi di condizionamento. E guai a parlare di Saviano. Qui, in tanti sono d’accordo con il presidente del Consiglio. Meno si parla di camorra, meno pubblicità negativa si fa alla città. Ma sono anche di meno i riflettori che si accendono per controllare il territorio. I clan di tutte le mafie, ha scritto di recente Saviano al premier, «vogliono il silenzio» e «solo mostrando come stanno le cose si ha la possibilità di fare resistenza». E degli arresti eccellenti degli ultimi giorni che si dice in città? Qui non tutti gioiscono. In un territorio privo di tutto, come si fa a mordere la mano di chi ti nutre? Di chi, con le sue attività, ti dà i soldi per sopravvivere?

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