Il business dei migranti

L’impegno dei volontari contro i trucchetti delle “cooperative fantasma”, che ricevono i rimborsi senza erogare i servizi. La presenza concreta, giorno dopo giorno, dell’associazione Effathà Laus di Somaglia in provincia di Lodi

Le notizie giunte da Cona, nel veneziano, dove gli immigrati, ospiti del centro di accoglienza nell’ex base missilistica, hanno dato vita ad una vera e propria rivolta, hanno sollevato il coperchio di una pentola in piena ebollizione un po’ ovunque sul territorio nazionale. Luigi, un volontario che lavora nell’accoglienza dei profughi con l’associazione di volontariato Effathà Laus, ci racconta che in Lombardia potrebbe succedere la stessa cosa.

Spiega: «A parte quelli in carico alle Caritas ed a qualche associazione storica già radicata sul territorio, la gran parte dei profughi è affidata a cooperative sorte per l’occasione, che spesso e volentieri diventano uccel di bosco. E purtroppo anche i funzionari della Prefettura, che dovrebbero controllare l’operato (pagato fior di quattrini), diventano introvabili quando ci sono necessità e urgenze che non si possono rimandare».

A Somaglia, in provincia di Lodi, dove Luigi opera come volontario assieme a Francesco, Dolores, Silvia e Battista, in un alloggio in via Matteotti dall’inizio di settembre sono arrivati 8 migranti, a metà del mese ne vengono aggiunti altri 4. La Prefettura fa sapere che entro pochi giorni troverà per questi una nuova collocazione, visto che l’alloggio può ospitare al massimo 6-8 persone. La cooperativa sociale che ha in carico i migranti è nell’elenco dei soggetti che la Prefettura ha individuato tramite regolare bando di gara. Secondo gli obblighi fissati nel bando, questa si impegna «a fornire l’abitazione adeguata alle esigenze abitative e cioè: servizi di lavanderia, servizi di assistenza, servizi di pulizia giornaliera, disinfezione, raccolta e smaltimento rifiuti, erogazione dei pasti, fornitura di biancheria e coperte da letto, vestiario adeguato, prodotti per l’igiene personale, pocket money, servizio di assistenza linguistica, assistenza sanitaria, ecc. Alla cooperativa è riconosciuto un compenso giornaliero di 34,50 euro per migrante ospitato».

Ma i guai iniziano da subito poiché l’appartamento si presenta senza allacciamento alla rete del gas e quindi non vi è possibilità di utilizzo del fornello per la cottura dei cibi, di riscaldamento dell’alloggio e di acqua calda sanitaria. Alcuni volontari forniscono una piastra elettrica per la cottura del cibo, che però dopo un mese si guasta. Altri donano due ventil-convettori elettrici, che però non possono essere messi contemporaneamente in funzione perché il contatore elettrico non ha potenza sufficiente. L’unico bagno presente ha gli scarichi non funzionanti. La cooperativa fornisce esclusivamente i pasti e nulla di più. Mentre i vestiti invernali sono stati e vengono forniti in gran parte dalla Caritas parrocchiale e da alcune famiglie.

La situazione si presenta insostenibile sotto tutti i punti di vista. Tanto che a fine ottobre i Carabinieri di Codogno effettuano un sopralluogo ed accertando una situazione irregolare fanno intervenire il Servizio Igiene e Sanità Pubblica, che verifica la criticità delle condizioni igienico-sanitarie. In seguito a tale accertamento, il Sindaco di Somaglia a fine novembre emette una ordinanza per il ripristino delle condizioni igienico-sanitarie. Ma ancora non si vedono risultati.

A questo punto, i volontari dell’associazione Effathà Laus, che in questo periodo hanno aiutato i ragazzi nell’affrontare le innumerevoli difficoltà che via via si sono presentate e che accolgono gli stessi alla scuola di italiano per stranieri, presentano un esposto alla Procura della Repubblica e alla Prefettura di Lodi denunciando: «Alcuni volontari della scuola hanno potuto verificare personalmente che, a parte la fornitura delle derrate, l’affitto dell’alloggio e l’utenza elettrica, null’altro di quanto previsto dal bando di gara è stato o viene fornito dalla cooperativa. Un immediato calcolo, sia pure di massima, fa presumere un profitto rilevante mensile a favore della cooperativa. Si sottopone alla spett. Procura e alla spett. Prefettura questa nota per accertare, ciascuno per la parte di competenza, eventuali irregolarità ed inadempienze agli obblighi previsti nel bando di gara».

Anche dopo l’esposto non succede nulla, per cui i volontari denunciano l’accaduto al quotidiano di Lodi, che ne dà ampio risalto. Solo a questo punto intervengono sulla stampa la Prefettura, la Cooperativa e il sindaco e si muove qualcosa. Infatti nel pomeriggio della vigilia di Natale arriva un idraulico che mette in funzione il riscaldamento e sistema il bagno. Ora finalmente gli ospiti sono al caldo e si possono lavare con acqua calda. Ma i fornelli sono sempre fuori uso e tutti gli obblighi in carico alla cooperativa rimangono lettera morta. La battaglia dei volontari continua. È una bella pagina di cittadinanza attiva. Un piccolo ma significativo esempio per far sì che l’accoglienza sia data e vissuta pienamente. E che chi si impegna a gestire questi centri lo faccia per davvero, non per business, ma perché vuole aiutare chi ha bisogno. Senza lucrare sulla pelle di nessuno. Ovviamente dopo questo primo segnale si spera che la “cooperativa fantasma” inizi a considerare queste persone e a trattarle come tali.

 

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