Bullismo, un male che si può curare

Si susseguono gli episodi di violenza. Come frenare un fenomeno che mina il benessere dei più piccoli
Flash mob dei ragazzi delle scuole piemontesi in piazza San Carlo per dire ''no'' al bullismo in occasione della prima giornata nazionale contro questo fenomeno, Torino, 7 febbraio 2017. ANSA/ALESSANDRO DI MARCO

Il bullismo è un problema sociale e culturale che non può essere addebitato esclusivamente alla scuola, che resta tuttavia uno dei luoghi privilegiati di molti atteggiamenti di prepotenza e violenza fisica e psicologica.

Per combattere il fenomeno, a Palermo l’associazione di volontariato Panagiotis ha fatto partire, su richiesta di alcuni genitori, il progetto “Io no bulloAmbasciatori di fratellanza” in alcune scuole elementari, per prevenire più che reprimere il fenomeno con una campagna educativa che arrivi al cuore e alla mente dei giovani. Il progetto ha visto come beneficiari anche insegnanti e genitori, per raddoppiare la sensibilizzazione sul tema, perché sui bambini possono influire gli esempi infelici degli adulti. Un linguaggio offensivo, scurrile, violento o semplicemente “disinvolto” dei genitori si traduce, nell’universo infantile e adolescenziale, in una spinta emulativa, in un sostanziale via libera. Ma cos’è il bullismo? Lo spiega lo psicologo Riccardo Inguì: «Il bullismo – afferma – è un’oppressione psicologica o fisica continuata nel tempo, perpetuata da una persona (o un gruppo di persone) più potente verso un’altra percepita più debole. Il bullismo è intenzionale (cioè vi è l’intenzione di fare del male); persistente; asimmetrico (la vittima è impossibilitata a difendersi perché il bullo è più forte)». Quali sono gli interventi possibili a scuola? Per Inguì bisogna «ascoltare il bambino; mettere a conoscenza di eventuali dubbi e problemi le insegnanti, i genitori e il personale scolastico, per monitorare e intervenire su eventuali situazioni di disagio».

 

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