Brescia: referendum sull’acqua

Domenica 18 novembre, dalle 8 alle 22, 970 mila persone sono chiamate a scegliere tra risorse idriche integralmente in mano pubblica o restare con un sistema misto che prevede la partecipazione da parte di soggetti privati

«Volete voi che il gestore unico del Servizio Idrico Integrato per il territorio provinciale di Brescia rimanga integralmente in mano pubblica, senza mai concedere la possibilità di partecipazione da parte di soggetti privati?». È questo il testo del quesito a cui i bresciani saranno chiamati a rispondere domenica 18 novembre, dalle 8 alle 22. Attualmente c’è un unico gestore in mano pubblica. Ma nel 2015 la Provincia optò per una gestione mista, indicando la strada per mettere a gara fino al 49% di Acqua Bresciane, così da fare entrare operatori privati. Il referendum di domenica 18 vuole invece bloccare l’ ingresso di operatori privati.

Si tratta di un referendum consultivo, dove non è previsto alcun quorum. Ma visto che la vittoria del sì appare scontata, sarà determinante il «peso» della consultazione, vale a dire quanti elettori si recheranno alle urne. Tutto si gioca nel scegliere tra chi vuole solo gestori pubblici per i servizi idrici; e chi invece è favorevole alla partecipazione dei privati. Tocca ai cittadini bresciani ora decidere se la Provincia potrà mettere a gara il 49% di Acque Bresciane, la società che gestisce il servizio idrico in 88 paesi della provincia e che nel giro dei prossimi anni prenderà in carico anche quelli attualmente nelle mani di A2A Ciclo idrico (74) e di Azienda servizi della Valtrompia (15), nonché quelli in cui il servizio è gestito in economia direttamente dai Comuni (28). A scegliere saranno in circa 970 mila.  I promotori del referendum, spingono per il sì alla gestione esclusivamente pubblica dell’acqua, perché sono convinti che solo il pubblico possa fare gli interessi dei cittadini, mentre chi vota no non vuole precludere l’ingresso nella gestione di altre aziende, ritenute in grado di fare il miliardo e mezzo di investimenti necessari da qui al 2045, quando scadrà la concessione del servizio ad Acque Bresciane. Investimenti che serviranno a superare le 64 procedure di infrazione europee dei nei confronti dei comuni non in regola col servizio idrico, a partire da problemi come la depurazione delle acque.

Per il professor Trecroci dell’Università degli Studi di Brescia il referendum vuole stabilire il grado di indipendenza dell’Ato (l’autorità che monitora a livello locale chi ha in mano il ciclo idrico), un organismo nominato dalla politica. «Il consiglio di amministrazione viene nominato sostanzialmente dal Consiglio provinciale e ci sono dubbi sull’indipendenza di parte dei suoi membri che hanno avuto rapporti con società di gestione dei servizi idrici», dice Trecroci. Senza contare un paradosso: Acque Bresciane raggruppa aziende partecipate dai Comuni come Aob2, Sirmione Servizi e Garda Uno e di fatto è controllata a livello locale da un ente, l’Ato, nominato dalla Provincia che, a sua volta, è espressione diretta dei Comuni. E la domanda diventa ovvia chi controlla i controllori? Sempre secondo Trecroci, il contratto di servizio di Acque Bresciane, di validità trentennale, irrigidisce il sistema e rende più difficili interventi in caso di irregolarità. Il dibattito riguardo alla gestione dell’acqua in questi mesi, ha trovato l’appoggio di diversi sindaci, di sacerdoti oltre ai componenti del Comitato referendario che si batte per l’acqua pubblica dai tempi del referendum nazionale del 12-13 giugno 2011, quando i “sì” raggiunsero il 95%. Ad appoggiare il referendum del 18 novembre c’è la Cgil, ma anche l’Associazione Medici per l’Ambiente di Brescia, che invita a votare «sì» non dimenticando che «l’acqua è un bene critico per disponibilità» e che in futuro sarà «sempre più scarsa».

Mentre Del Bono, il sindaco di Brescia si è impegnato a rispettare l’esito del voto referendario, anche perché dopo la consultazione, l’assemblea provinciale dei sindaci sarà chiamata a ratificare quanto espresso dai cittadini. E se le previsioni confermeranno la vittoria dei «sì», l’assemblea degli amministratori dovrà votare per superare la società pubblico-privata del ciclo idrico.

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