Biancheggia vela solitaria

La storia insegna che eventi in apparenza banali possono risultare scintilla imprevedibile di immani incendi. Consideriamo il caso della Potemkin. Cent’anni fa, l’equipaggio di questa che era tra le più potenti corazzate dell’epoca si ammutinava per una questione di carne avariata: era il giugno del 1905, e ciò accadeva in un impero, quello russo, già scosso da una ondata di proteste e di scioperi per la domenica di sangue del 9 gennaio e l’andamento disastroso della guerra contro il Giappone. Considerato dal regime comunista inizio simbolico della rivoluzione che avrebbe scalzato l’assolutismo zarista, l’episodio della Potemkin fu trasformato da Ejzenstejn in epopea cinematografica. Celebre quanto retorica, ed entrata ormai a far parte dell’immaginario collettivo: chi non ricorda la scena del massacro della folla sulla gradinata di Odessa, ad opera delle truppe fedeli allo zar? È vero: a volte la grande storia ci sfiora, senza che ce ne accorgiamo. E a maggior ragione quando si vive quella stagione di fantasia e spontaneità che è l’infanzia. Di cosa si occupava, ad esempio, durante il precipitare degli eventi in quel principio di XX secolo, la popolazione infantile di Odessa? Un’occasione per scoprirlo, in questo anniversario, può essere la lettura di un piccolo capolavoro per ragazzi: ne è autore Valentin Petrovic? Kataev, che in quella città portuale ci era nato e all’epoca della Potemkin aveva appena nove anni. Apparso nel 1936, alla vigilia delle grandi purghe staliniane, Biancheggia vela solitaria (titolo derivato dal verso di una lirica di Lermontov) rievoca sì, per i giovanissimi lettori, i grandi fermenti rivoluzionari dell’insurrezione del 1905, ma – fatto sorprendente in uno scrittore che negli anni Trenta, per sopravvivere, doveva tener conto delle direttive di utilità sociale e pedagogica imposte dal regime – lo fa senza un’ombra di quella retorica che ci si sarebbe aspettati dall’argomento, e senza che l’autenticità dell’ispirazione ne risulti mortificata. E ciò perché Kataev narra soprattutto l’amicizia tra due ragazzini: Petja (lo stesso autore), figlio di un insegnante, e Gavrik, orfano di una povera famiglia di pescatori. Più sullo sfondo, invece, è la resistenza ai cosacchi dello zar da parte degli operai e del comitato rivoluzionario di Odessa, appoggiati dai marinai insorti. Nel piccolo grande mondo dei due ragazzini, aperti ad ogni scoperta ed avventura, il dramma in atto si affaccia comunque attraverso un personaggio storico: quel Rodion Z?ukov, ex marinaio della Potemkin, rientrato clandestinamente in Russia per continuare la sua attività rivoluzionaria. Il racconto procede arioso e poetico, con un crescendo emozionante e immagini vivide che trasportano il lettore in una Russia diversa dalle immagini convenzionali di paese del gelo, sulle sponde afose del Mar Nero. Per concludersi con la visione lontana di una vela lieve, aerea come un gabbiano, simbolo di libertà: si tratta di Z?ukov, sfuggito alla polizia grazie all’aiuto dei due piccoli amici, sulla barca del nonno di Gavrik. È come se lo scrittore volesse indicare nello spirito d’infanzia, dono raro ma possibile in ogni età, la salvezza per l’uomo di sempre. Lui stesso, del resto, nel comporre questo delizioso romanzo di formazione dimostra, assieme ad una eccezionale capacità di penetrazione psicologica, di aver conservato quello sguardo infantile in grado di scovare il bello e il buono anche là dove appaiono meno evidenti. Romanzo che non a caso si rivelò una pietra miliare per Kataev, consacrandolo come uno degli scrittori sovietici più letti del suo tempo. VALENTIN PETROVIC? KATAEV nasce nel 1897 a Odessa, importante porto e centro culturale del Mar Nero. Fratello dello scrittore Evgenij, inizia la sua carriera letteraria come poeta nel 1910 e in seguito come corrispondente di guerra.Volontario al fronte nella Prima guerra mondiale, combatte nell’Armata Rossa contro i bianchi di Denikin. Nel 1922 si trasferisce nella Mosca post-rivoluzionaria, dove collabora a giornali e riviste satiriche. Come prosatore esordisce nel 1924 con L’isola di Erendorf, ma si afferma con il romanzo satirico I dissipatori (1926). Biancheggia vela solitaria del 1936 dà inizio alla tetralogia parzialmente autobiografica comprendente Il casolare nella steppa, Il vento d’inverno, Per il potere dei Soviet. Ciclo nel quale lo scrittore narra della natia Odessa a partire dalla rivoluzione del 1905 fino al 1945. Kataev è anche autore di commedie, di romanzi social-realisti, in cui esalta il passato e il futuro comunista, e di interessanti novelle lirico-filosofiche e autobiografiche (Il pozzo sacro, L’erba dell’oblio, Kubik, La mia corona di diamanti, Il dormiente). Muore a Odessa nel 1986.

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