Bertone: un esempio da valorizzare

Pubblichiamo l'omelia del cardianale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato pronunciata alla Messa di ringraziamento per la beatificazione di Chiara Badano, nella basilica di San Paolo fuori le mura, domenica 26 settembre.

Carissimi amici,

 

lasciate che mi rivolga innanzitutto ai numerosi giovani qui presenti. La vostra partecipazione è il segno che avete accettato la consegna del testimone passato da Chiara Badano quando, negli ultimi giorni della sua vita ha detto alla mamma che le era accanto: “I giovani sono il futuro. Vedi, io non posso più correre, però vorrei passare loro la fiaccola come alle Olimpiadi. I giovani hanno una vita sola e vale la pena di spenderla bene”.

 

Questo anelito risulta come l’eco viva del Messaggio di Giovanni Paolo II rivolto ai giovani, nell’agosto del 1990: “Vi ripeto, anche oggi, quanto ho detto a Santiago de Compostela: Giovani, non abbiate paura di essere santi!”. E poi: “Volate ad alta quota, siate tra coloro che mirano a mete degne dei figli di Dio. Glorificate Dio con la vostra vita!” (Messaggio per la VI Giornata mondiale della gioventù, 15 agosto 1990). Il 7 ottobre 1990, a soli due mesi di distanza da questo invito del Papa, Chiara, diciottenne, arrivava al traguardo della sua corsa.

 

In questa celebrazione eucaristica di ringraziamento a Dio per il dono della sua beatificazione, con intensa gioia vogliamo dire alla nuova Beata la nostra gratitudine per aver collaborato così generosamente con la grazia divina, tanto che la Chiesa la propone come mirabile esempio da imitare.

 

Riascoltando il brano del Vangelo, che è stato proclamato poco fa, non c’è dubbio che la testimonianza di Chiara Badano è l’opposto del comportamento deplorevole del ricco epulone, simile alla condotta mondana dei gaudenti, che nel loro egoismo umiliano il prossimo. La sola cosa che li interessa è il piacere materiale. Nella loro squallida vita non c’è posto per Dio, né per la coscienza morale e per i valori autentici che nobilitano la persona umana. Purtroppo, non sono pochi coloro che considerano la vita come un tempo da consumare nell’egoismo, incuranti delle conseguenze negative sulla convivenza sociale.

 

Tu, uomo di Dio – esorta la lettera di San Paolo apostolo a Timoteo – evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato…” (1 Tm 6, 11-13).

Accettare la sfida della fede cristiana oggi, in un contesto socio culturale segnato da indifferenza religiosa e da relativismo morale è una scelta non facile. Tuttavia, l’inversione di marcia a certi modi di vivere è possibile quando si trovano esempi credibili di autenticità e di altruismo, che testimoniano la gioia vera e profonda della donazione di sé.

 

Chiara Badano è uno di questi luminosi esempi e mi propongo di sottolineare alcuni aspetti che hanno caratterizzato il suo cammino spirituale.

Innanzitutto, alla base della sua vita vi è una fede ferma e costante nell’amore di Dio, che si riflette nell’amore verso il prossimo. La sua biografia attesta una vita gioiosa, piena di interessi e di sane amicizie, segno che le esigenze del vivere cristiano non si oppongono alla brama naturale di felicità. Al contrario, si tratta di una vita la cui componente essenziale è l’amore poiché si rispecchia nell’immagine cristiana di Dio e anche nella conseguente immagine dell’uomo e del suo cammino nella storia:  “Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (1 Gv 4, 16). Colui che si affida all’amore di Dio e procede con la certezza che le disposizioni della sua Ρrοvvidenza sono le più idonee a procurargli il bene piú completo e duraturo, sperimenta una pace profonda nell’affrontare anche le prove più ardue della vita.

Grazie alla fede nell’amore di Dio, Chiara, nell’ora della prova, ha spiccato un volo raggiungendo quell’ “alta quota” di cui parla Giovanni Paolo II; è salita verso quel punto in cui splende la luce della speranza cristiana. “Mamma, fidati di Dio; poi hai fatto tutto”, ha detto alla mamma per consolarla in prossimità del distacco.

 

Di fronte alla precoce maturità cristiana di Chiara ci chiediamo quali fattori abbiano contribuito alla sua formazione.

La famiglia, innanzitutto, ha svolto perfettamente il suo compito educativo. Abbiamo fra noi i genitori di Chiara, la mamma Maria Teresa e il papà Ruggero, che fra non molto festeggeranno il 50° anniversario del loro matrimonio. Li saluto con particolare affetto, ringraziandoli per aver collaborato nel donare alla Chiesa un vero gioiello di santità.

Chiara è stata aiutata a crescere anche dalla comunità ecclesiale e dall’ambiente sociale che l’ha circondata. Ha imparato ad ammirare la bontà di Dio nella bellezza del creato, a scoprire la benevolenza di Gesù, gli episodi della sua vita e, attraverso le parabole, il modo di far­gli piacere e di crescere nella sua amicizia. In particolare, ha appreso a prestare ascolto alla voce della coscienza, ad obbedire, a rispettare le persone, a rendersi utile al prossimo.

Per questo non posso non ringraziare colui che è stato il Pastore della diocesi di Acqui Terme negli anni in cui Chiara Badano compiva la sua corsa verso la santità, Monsignor Livio Maritano. Lo saluto di cuore, come saluto Monsignor Pier Giorgio Micchiardi, attuale Vescovo, che conserva e promuove l’eredità di Chiara Badano. Un plauso va anche alla Postulazione che ha fatto un diligente lavoro di raccolta delle numerose testimonianze e che ha seguito l’iter fino all’attuale compimento del processo di beatificazione.

 

Mi piace sapere che è presente il Sindaco di Sassello, che saluto insieme ad altre autorità civili. Il riconoscimento delle virtù di una figlia della vostra terra è certamente un grande motivo di orgoglio, ma è anche la dimostrazione delle profonde radici cristiane, che hanno da sempre ispirato i più alti valori umani della vostra gente.

Nella storia e nella formazione di Chiara Badano, il Movimento dei Focolari ha svolto un ruolo importante. Sono lieto di salutare la Presidente Maria Voce e tutti i focolarini e i Gen che in tutto il mondo – e non solo qui a Roma – festeggiano la loro giovane amica, proclamata beata.

 

Dall’età di nove anni, Chiara ha cominciato a frequentare gli incontri organizzati nel Movimento dei Fοcοlari. In quel contesto ha fatto una progressiva e forte esperienza comunitaria di vita cristiana, secondo la spiritualità dell’unità tipica del carisma di Chiara Lubich,  e si è lanciata verso le méte apostoliche del Movimento. Nel “santo viaggio” della vita, insieme alle altre Gen, ha imparato anche ad approfondire il suo rapporto personale con Dio: ha reso via via più intenso il raccoglimento nella preghiera, con la partecipazione possibilmente quotidiana alla S. Messa e all’Eucaristia, ed ha coltivato l’amore per Maria SS.ma. Chiara ha così sperimentato che per avanzare al seguito di Gesù è indispensabile l’intervento della grazia. Colui che vuol donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono; per diventare sorgente per gli altri, bisogna bere alla sorgente originaria che è Gesù Cristo.

 

Chiara Badano ha intrattenuto un’assidua corrispondenza con la fondatrice del Movimento dei Focolari, tanto che, dietro sua richiesta, voi tutti sapete che Chiara Lubich le ha dato un secondo nome: Luce. Da questa corrispondenza si percepisce la crescita della giovane Chiara-Luce nella comprensione della parola di Dio. Si legge in una sua lettera: “Ho riscoperto il Vangelo sotto una nuova luce […]. Ora voglio fare di questo magni­fico libro il mio unico scopo della vita. Non voglio e non posso rimanere analfabeta di un così straordinario messaggio”. Si coglie anche l’accendersi di un amore particolare per Gesù in quel preciso momento della passione in cui, sulla croce, ha gridato: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. La Lubich, infatti, aveva spiegato alle ragazze e ragazzi della sua età che “il Gen vede in [ogni] dolore una possibilità enorme: quella di essere simili a Gesù abbandonato e di offrire il dolore a Lui […]. Egli, se si sente amato veramente, sa come ricompensarvi: vi riempie di tanta di quella gioia nuova che ne avrete da dare a tutti. Non solo: ma Lui poi vi farà santi… Coraggio, gen! Riempiamo il mondo di santi” (Chiara Lubich al Congresso internazionale dei gen 3, giugno 1972). E lei, di rimando: “Ho scoperto che Gesù abbandonato è la chiave dell’unità con Dio e voglio sceglierlo come il mio primo sposo e prepararmi per quando viene”.

 

Chiara cresce così, avvolta da una luce e da un amore che l’ha resa capace di non lesinare nei sacrifici e di vivere momento per momento la volontà del Signore, fino a giungere alla prova più difficile e drammatica: la diagnosi infausta di un osteosarcoma con varie metastasi. Chiara non ancora diciottenne si trova di fronte al crollo dei progetti intensamente coltivati, al tramonto di tante esperienze appena avviate, eppure mantiene salda la certezza che Dio è fedele: sicuramente non verrà meno all’amore per lei; conosce il suo vero bene. Perciò vince nell’animo di Chiara, anche in questa circostanza, la fiducia ed è determinata a mantenere l’impegno di compiere sempre la volontà di Dio. Ripete spesso: «Ιο non guarirò più, l’ho capito: devo fare la volontà di Dio, e sono pronta a farla». Decisione che cοnfermerà in ogni fase della malattia: «Se lο vuoi tu, Gesú, lο voglio anch’iο». Chiara trasforma ogni sussulto di dolore in una rinnovata offerta: per i genitori, gli amici, per la Chiesa nel suo impegno a servizio dei giovani, per il Papa, per la GMG di Compostela.

 

Gli amici Gen le sono vicini per sostenere con la preghiera questa sua continua donazione e lei scrive loro: “Sento fortissima la vostra unità, le vostre offerte, le vostre preghiere, che mi permettono di rimettermi nella tensione alla santità, rinnovando così il mio sì attimo per attimo” (lettera alle gen, 4 ottobre 1989).

Non è stato breve il tempo della malattia: dal primo intervento nel febbraio 1989 fino all’ottobre del 1990. Un tempo di adesione continua a Colui che, rispondendo ad un impulso di donazione totale, Chiara aveva imparato a chiamare “il mio Sposo”: Gesù crocifisso e abbandonato. “Le occasioni per abbracciare il mio Sposo non mancano certo”, scriveva. Vicina al grande incontro con lο Sposo cresce in Chiara l’attesa del paradiso. Dio le fa provare qualche anticipo della prossima gioia attraverso una singolare esperienza di unione. È lei stessa a riferirlo con semplicità: “Non potete immaginare qual è adesso il mio rapporto con Gesù”. E aggiunge: “Trascorro le mie giornate dove tutto é silenzio e contem­plazione… Mi sento avvolta in uno splendido disegno che a poco a poco mi si svela”.

E giunge il giorno tanto atteso. È il 7 ottobre 1990. Le ultime parole: “Mamma, sii felice, iο lo sono!”.

 

Chiara Badano è stata ed è un esempio, che dà sostanza e concretezza alle parole scritte da Benedetto XVI nel suo recente messaggio rivolto ai giovani, in preparazione alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid del 2011: “Cari amici, spesso la Croce ci fa paura, perché sembra essere la negazione della vita. In realtà, è il contrario! Essa è il “sì” di Dio all’uomo, l’espressione massima del suo amore e la sorgente da cui sgorga la vita eterna. Infatti, dal cuore di Gesù aperto sulla croce è sgorgata questa vita divina, sempre disponibile per chi accetta di alzare gli occhi verso il Crocifisso. Dunque, non posso che invitarvi ad accogliere la Croce di Gesù, segno dell’amore di Dio, come fonte di vita nuova”.

Dinanzi al dono che Chiara-Luce Badano è per noi e per la Chiesa tutta, non possiamo che ammirare e ringraziare. Attraverso la sua testimonianza, Dio stimola, soprattutto voi giovani, a non soffocare mai l’anelito, presente nell’età della giovinezza, ad avere una vita più grande di quella che si consuma nelle pur giuste esigenze della quotidianità; ad avere una vita che raggiunga quella vastità e bellezza, quella capacità di amore universale, che Dio ha impresso nella persona umana creandola a sua immagine (cfr Messaggio per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù 2011, 6 agosto 2010, n. 1).

 

Ho tenuto in serbo per la conclusione una sorpresa che sono certo vi farà piacere. Ritornando dal viaggio in Gran Bretagna con il Santo Padre, seduto accanto a Lui in aereo abbiamo parlato di Chiara Luce Badano e mi ha detto che questa nostra Beata è un esempio da valorizzare per i giovani. E poi, sapendo di questa Messa di ringraziamento che avrei celebrato oggi in questa splendida Basilica di San Paolo fuori le mura, mi ha incaricato di portarvi il suo saluto e la sua benedizione; saluto che ascolteremo fra poco anche all’Angelus. Desidero ancora dire ai giovani che il Papa vi aspetta tutti alla GMG di Madrid.

 

       

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