Bentornata Wikipedia!

Per tre giorni ci è mancata. Perché fa ormai parte del vissuto di molti, in Italia e nel mondo. 
Wikipedia
Gli accessi giornalieri all’enciclopedia online sono milioni e sono innumerevoli i link da altri siti alle voci in essa contenute.

 

Ottima mossa quella dei tre giorni di ‘vacanze’ con un avviso per tutti coloro che ‘bussavano alla porta’. L’avviso spiegava che quella sospensione di servizio era una simulazione di applicazione della legge ‘ammazza-blog’ contenuta nel cosidetto Ddl n.1611 presentato dall’on.Alfano per regolare il tema delle intercettazioni. Il comma 29 del Ddl avrebbe richiesto, a chiunque di noi avesse un blog, di rettificare entro 48 ore ogni contenuto che, a parere di qualsivoglia lettore, fosse lesivo nei suoi confronti.

 

Una sciocchezza. Perché nei blog odierni non ci sono solo articoli degli autori ma anche commenti, link, video degli amici e dei lettori di questi autori. E una volta inserito un contenuto chi può mai inseguire tutte le sue repliche in Rete anche all’estero? Solo chi non frequenta la Rete – e la vede ancora come un giornale cartaceo o una trasmissione televisiva – può ideare articoli di legge di tale genere.

 

E poi cosa vuol dire che tra me e te hai sempre ragione tu, immediatamente e senza possibilità di replica e confronto? C’è una sottolineatura importante al riguardo nel comunicato di Wikipedia: “In questi anni, gli utenti di Wikipedia (ricordiamo ancora una volta che Wikipedia non ha una redazione) sono sempre stati disponibili a discutere e nel caso a correggere, ove verificato in base a fonti terze, ogni contenuto ritenuto lesivo del buon nome di chicchessia; tutto ciò senza che venissero mai meno le prerogative di neutralità e indipendenza del Progetto. Nei rarissimi casi in cui non è stato possibile trovare una soluzione, l’intera pagina è stata rimossa.”.

 

Modifiche dovute a un controllo collettivo dunque e non un singolo risentimento che detta legge. E se la gestione è collettiva quale persona si può ritenere amministratore del sito e dunque responsabile di cancellare i contenuti indesiderati?

 

In Italia oggi – c’è da dire purtroppo – abbiamo parlamentari di altri tempi che fanno leggi di altri tempi. Non dobbiamo farne loro una colpa perché come si fa a legiferare su tematiche che non si conoscono? Però almeno potrebbero consultare qualche parere di esperti del settore prima di scrivere sciocchezze…

 

Wikipedia ha messo sotto scacco i legislatori inchiodandoli con le loro stesse mani. Lo ha fatto dinanzi ai suoi milioni di utenti giornalieri. Eh no, non era più una protesta in piazza che l’informazione poteva oscurare o manipolare; ogni utente sbatteva il naso da sé contro il messaggio: “La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c’è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero (…) i pilastri di questo progetto – neutralità, libertà e verificabilità dei suoi contenuti – rischiano di essere fortemente compromessi dal comma 29 del cosiddetto DDL intercettazioni.

 

Si è scatenato un vespaio e si è vista la forza della Rete, sconosciuta in Italia, ma ancora per poco.

Sul sito di Wikipedia è riportata una rassegna stampa internazionale impressionante, ma ‘certamente incompleta‘ si precisa. Ne sarà mai esistita una in tutte quelle lingue?

 

Con la sua iniziativa Wikipedia forse ha contribuito a salvare noi blogger italiani e tutto il popolo della Rete: è stato approvato dal Comitato dei 9 della Commissione Giustizia della Camera un emendamento dell’on.Cassinelli, che cancellava dal comma 29 i siti non professionali. Ma non siamo ancora scampati dal pericolo, perché gli emendamenti alla legge devono essere ancora discussi e approvati in Aula, e se il Governo ponesse la fiducia prima di discuterli il comma 29 resterebbe così com’è.

 

Da giovedì sera Wikipedia ha riaperto le sue pagine, in attesa dei nuovi sviluppi, ringraziando chi ha supportato la sua iniziativa, “tesa esclusivamente alla salvaguardia di un sapere libero e neutrale”.

 

Purtroppo per i siti delle testate giornalistiche registrate è rimasto che “l’utente ha sempre ragione” e deve essere accontentato entro le 48 ore. Poveri editori e giornalisti! Hanno già una legislazione in proposito, che bisogno c’è di averne un’altra di tale genere? Si può immaginare che quantità di rettifiche che riceveranno! Non lavoreranno più o dovranno assumere del nuovo personale allo scopo, almeno diminuirà la disoccupazione. 

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