Benedetto XVI: sulle orme di papa Wojtyla

«Il dialogo ecumenico avanza non solo con lo scambio di idee ma condividendo doni» ha affermato papa Ratzinger nel 2007. Quali e quanti siano stati questi doni ce lo racconta Viviana De Marco nel libro “L’ecumenismo dal Concilio Vaticano ad oggi”, per il secondo appuntamento con la rubrica
Benedetto XVI
Quando papa Benedetto XVI fu eletto, risultò chiaro fin dalle sue prime battute  quanta parte avrebbe avuto l’impegno ecumenico nel suo pontificato. Da Colonia a Sidney, dalla Turchia  a Cipro,  quello del dialogo è stato un impegno crescente negli anni. Viviana De Marco lo ripercorre, con un’analisi accurata, nel libro per Città Nuova L’ecumenismo dal Concilio Vaticano ad oggi per il secondo appuntamento della rubrica. 

 

«L’impegno ecumenico caratterizza l’opera teologica e il pontificato di Benedetto XVI, che si colloca sulle orme “dell’amato predecessore”. Il card. J. Ratzinger già nel 1982 aveva affermato la necessità di puntare all’impegno ecumenico, perché “non è l’unità ad aver bisogno di una giustificazione, ma la separazione”•[1]. Parlando dei momenti ecumenici condivisi con Giovanni Paolo II in Germania, Benedetto XVI dice: “Penso con un po’ di nostalgia a quella prima visita. Ho potuto essere presente quando eravamo insieme a Magonza in un circolo piccolo e autenticamente fraterno. Furono poste delle questioni e il papa elaborò una grande visione teologica, nella quale la reciprocità aveva il suo spazio”.

 

«Ratzinger diviene il responsabile cattolico della Commissione Episcopale Ecumenica, che effettua uno studio sulle condanne dottrinali tra cattolici e luterani: il frutto visibile è la Dichiarazione Congiunta sulla Giustificazione in cui si afferma che le condanne del XVI secolo non riguardano più gli interlocutori di oggi. Nei primi sei anni di pontificato ad oggi, Benedetto XVI non scrive testi magisteriali sull’ecumenismo, ma tutti i suoi viaggi hanno una forte impronta ecumenica. A Colonia nel 2005 afferma: “Provenendo da questo paese, io stesso conosco bene la situazione penosa che la rottura dell’unità nella professione della fede ha comportato per tante persone e tante famiglie. Anche per questo motivo subito dopo la mia elezione a vescovo di Roma quale successore dell’apostolo Pietro, ho manifestato il fermo proposito di assumere il ricupero della piena e visibile unità dei cristiani come una priorità del mio pontificato”•[2].

 

«Nel 2006 il viaggio in Turchia su invito di Bartolomeo I è la conferma di un rapporto fraterno esistente con il Patriarcato di Costantinopoli; in quest’occasione Benedetto XVI rilancia la proposta di Giovanni Paolo II di studiare insieme in un dialogo fraterno la questione del primato petrino. Nel 2007 Benedetto XVI evidenzia che l’ecumenismo spirituale è una via per tutti: “L’ecumenismo è un’esperienza dialogica profonda, è ascoltarsi e parlarsi, conoscersi meglio; è un compito che tutti possono svolgere specie per quanto riguarda l’ecumenismo spirituale basato sulla preghiera e sulla condivisione per ora possibile tra i cristiani”•[3].

 

«Nel messaggio ai partecipanti della III Assemblea Ecumenica a Sibiu (2007) Benedetto XVI ha evidenziato che «la Chiesa cattolica si è impegnata in modo irreversibile a percorrere la via della ricerca ecumenica ponendosi così all’ascolto dello Spirito del Signore che insegna come leggere attentamente i segni dei tempi». Nel 2008 a Sidney Benedetto XVI afferma che il cammino ecumenico è giunto “a un punto critico” per cui è necessario puntare con decisione “a una comune celebrazione dell’Eucaristia” approfondendo il dialogo teologico e intensificando la condivisione reciproca: “Il dialogo ecumenico avanza non solo con lo scambio di idee ma condividendo doni che ci arricchiscono a vicenda. Un’idea è finalizzata al raggiungimento della verità, un dono esprime l’amore. L’aprire noi stessi ad accettare doni spirituali dagli altri cristiani stimola la nostra capacità di percepire la luce della verità che ci viene dallo Spirito Santo”•[4].

 

«Nel giugno 2010 il viaggio a Cipro ha forte rilevanza. Nella celebrazione ecumenica con l’arcivescovo ortodosso Chrysostomos II capo della Chiesa ortodossa di Cipro e i rappresentanti della Chiesa armena, luterana, anglicana si rinnova l’impegno nel realizzare la comunione piena e visibile tra le Chiese.

 

«Nel 2011 ricevendo i luterani di Finlandia, Benedetto XVI ha messo in luce il fatto che negli ultimi anni, il cammino ecumenico è divenuto più difficile ed esigente per l’incertezza del futuro e i problemi del nostro tempo riguardo alla fede. Ha così indicato un possibile metodo e gli obiettivi: "Nella teologia e nella fede tutto è collegato e quindi una più profonda comprensione comune della giustificazione ci aiuterà anche a comprendere meglio insieme la natura della Chiesa e il ministero episcopale e in tal modo trovare ‘unità della Chiesa in forma concreta e così essere più capaci di esporre la fede agli uomini di oggi che si interrogano. […] Resta viva anche la nostra speranza che, sotto la guida dello Spirito Santo, molte persone impegnate in ambito ecumenico, competenti e solerti renderanno il loro contributo alla realizzazione di questo grande compito ecumenico e, sempre guidati dallo Spirito Santo possano procedere. Detto questo, è sottinteso che l’efficacia dei nostri sforzi non può scaturire solo dallo studio e dal dibattito, ma dipende soprattutto dalla nostra preghiera costante, dalla nostra vita conforme alla volontà di Dio, perché l’ecumenismo non è opera nostra bensì frutto dell’azione di Dio».

 


[1] J. Ratzinger, Teologische Prinzipienlehre, München 1982, 211.

[2]Benedetto XVI, Ökumenisches Treffen im Erzbischöflichen Sitz in Köln, (1 settembre 2005).

[3]Benedetto XVI, Angelus del 21 gennaio 2007.

[4]Benedetto XVI, Celebrazione ecumenica del 18 luglio 2008, in «L’Osservatore Romano», 19 luglio 2008.

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