Rinascimento a confronto. Il “padre” dell’arte veneziana del Cinquecento, Giovanni Bellini e un artista complesso, lombardo, come il Sodoma. Del primo, dalla Pinacoteca Vaticana, in mostra la cimasa della vasta Pala di san Francesco a Pesaro (1475 circa) ricca di suggestioni pierfrancescane, con l’Imbalsamazione di Cristo – più che un Compianto –, del secondo sul 1504 la tavola di Cristo morto tra gli angeli, proveniente dalla romana Arciconfraternita di santa Maria dell’Orto.
Bellini, autore di intensa commozione umana, nella tavola – da guardare dal sotto in su perché all’origine posta al vertice della pala pesarese –, osserva la Maddalena in lacrime che unge il Cristo morto, sfinito e bello, mentre Nicodemo tiene il vaso dell’unguento: pathos raccolto, commozione sincera, colori trasparenti in forme stilizzate come sempre nel maestro veneziano.

Particolare del “Cristo morto sorretto da angeli”, di Giovanni Antonio Bazzi (Sodoma). Foto: Ufficio Stampa Direzione dei Musei Vaticani
Il Sodoma, cioè Antonio Bazzi da Vercelli, chiamato con questo curioso soprannome, è un pittore leonardesco, che dipinge a Siena e a Roma, dove lascia sue opere nelle Stanze vaticane di Raffaello e nella Villa Farnesina con le storie di Alessandro Magno. Ama corpi plastici e aggraziati, colori luminosi come qui nel Cristo ampio, insanguinato e squarciato dalle ferite, sorretto da quattro angeli commossi.
La sublime dolcezza di Bellini dialoga con il pathos drammatico del Sodoma. Davanti ad un tema diffusissimo, i due pittori propongono due diverse e complementari interpretazioni: la compassione e lo strazio.
Il dolore è vero, però muto in Bellini, tragico in Sodoma. La compostezza veneziana nelle quattro figure scolpite dalla luce cristallina induce ad un pensiero di tristezza speranzosa, osservando il Cristo dal corpo giovanile posto sul sepolcro sull’onda del cielo dolce e nuvoloso della sera. Il Cristo del Sodoma, vasto, la bocca aperta nell’ultimo spasimo, insanguinato copiosamente, è osservato con aperto dolore dagli angeli e da noi. Una morte crudele, ma il corpo è ancora forte: risorgerà.
Le due sono opere silenziose, il pianto c’è, ma non grida. Stili e voci diverse ed è sempre bellezza: quella idilliaca, poetica di Bellini, quella forte e intensa del Sodoma. La Pietas rinascimentale mantiene un equilibrio classico nel dolore, nella speranza che la morte non è la fine. Come dicono la luce ed il colore, rugiadosi e luminosi.
Dal 5 aprile.