Beirut – Giovedì Santo

Nella Terra dei cedri, la messa a ricordo dell'ultima cena. Il raccoglimento.
Beirut 2

 

Freddo e luminosità mi accompagnano nella traversata, appena ottanta chilometri, delle alte catene dei monti del Libano, verso Beirut. Da un Paese al 90 per cento musulmano, passo ad uno in cui la presenza islamica solo da pochi anni ha superato il 50 per cento della popolazione.

 

Nostra Signora dei doni è la chiesa nella quale seguo la messa del giovedì santo, questa volta celebrata in arabo. Una liturgia senza nulla di particolare, salvo la commovente lettura dell’istituzione dell’eucaristia secondo Giovanni.

 

L’uditorio è nutrito, in prevalenza composto da donne assai curate nell’aspetto, non mancano le pelliccie e le toilette raffinate. Più di qualche uomo è assorto nei primi banchi in profonda preghiera; da noi raramente li si vedono così, i maschi!

 

All’uscita la carità e il servizio – simboli dell’eucaristia – paiono realtà tra la gente che si saluta e indugia sul sagrato, commentando le difficoltà del processo di pacificazione e quelle forse più banali, ma non meno importanti, del riuscire ad arrivare a fine mese.

 

 

(Estratti dal libro di Michele Zanzucchi: Cristiani nelle Terre del Corano, Città nuova 2007)

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