Azzardopoli. La vera politica nasce dall’economia del noi

Intervista a Riccardo Bonacina di "Vita" dopo la conferenza nazionale sul contrasto al gioco d’azzardo promossa dalla Regione Lombardia in vista del 30 aprile, scadenza prevista dalla Legge di stabilità per il riordino della materia. Elementi per un percorso comune
Vita convegno Lombardia

Il 9 marzo si è tenuta a Milano la Conferenza nazionale sul contrasto al gioco d'azzardo indetta dalla Regione Lombardia e sostenuta dall’associazione No Slot presieduta da Riccardo Bonacina, che è anche presidente e direttore editoriale di Vita. Il mensile e sito web è da sempre in prima fila su questo campo, un autorevole punto di riferimento con il quale il movimento Slot Mob dialoga e cerca di lavorare assieme per promuovere una rete nazionale di mobilitazione dal basso, ispirata ai criteri della partecipazione e della democrazia economica, come ben sanno i lettori di Città Nuova. Facciamo il punto della situazione con Bonacina cominciando con una prima domanda.

 

 

Quale strategia vi ha mosso nel sostenere la conferenza nazionale del 9 marzo?
«Il 9 marzo si sono presentare circa 500 persone: cittadini, associazioni, amministratori locali, operatori sanitari che sono venuti da tutta l'Italia con mezzi e volontà propria. Questo per dire che il primo obiettivo era tastare il polso e sentire la voce di chi, concretamente, tra mille difficoltà, lavora sui territori vis à vis con gli effetti concreti che l'azzardo dispiega su quei territori e sul legame sociale. Questo è importante perché capovolge la scena: guardare da lontano, passare da una sala conferenze a un'altra o da un ambulatorio a un altro è di certo legittimo, ma non basta e, probabilmente, serve a poco se non si ha ben chiaro che qui è soprattutto del legame sociale (e generazionale) e di uno dei suoi fattori di disgregazione che si parla».

 

 

Ma ci sono scadenze da tener presente in particolare?
«La Legge di Stabilità prevede che entro il 30 aprile venga convocata la Conferenza Stato Regioni che dovrebbe esprimersi su un punto specifico: la riorganizzazione dell'offerta di gioco sui territori in vista di una tutela rafforzata dell'ordine, della salute, della sicurezza e della salute pubblica. Ci è sembrato perciò opportuno far incontrare chi, altrimenti, rischiava di non incontrarsi mai prima della convocazione, che perciò si sarebbe ridotta a un puro atto di formale burocrazia. Anche perché i tentativi di privare di efficacia leggi regionali e regolamenti comunali no slot sono sempre dietro l'angolo. Le Regioni che hanno partecipato all'Incontro del 9 marzo hanno firmato un Manifesto in cui si impegnano a non indietreggiare di un passo – per usare le parole di papa Francesco – dal contrasto all'azzardo sui territori».

 

 

Esiste, a partire dall'esperienza decisa della Lombardia, la prevalenza di un colore politico nelle proposte di contenimento dell'offerta dell'azzardo?
«La legge regionale no slot della Lombardia è quella che più innervosisce i concessionari, perché pone seri limiti di distanza dai luoghi sensibili e apre alla stretta regolamentazione degli orari di apertura dei locali che vendono azzardo da parte dei comuni. Inoltre premia i locali no slot dal punto di vista fiscale. Ebbene, la legge regionale della Lombardia è stata votata all'unanimità. La buona politica, anzi mi sia concesso dire, la vera politica, non ha colore. Ma solo se punta alla concretezza e sa assumersi oneri, non solo onori del decidere. In Lombardia, come ha detto Viviana Beccalossi, che ha presieduto l'incontro del 9 marzo con Roberto Maroni, abbiamo visto che mai come su questo punto c'è stata unanimità tra forze politiche di vario colore. Ma anche tra politica e società. In un anno di applicazione della Legge regionale sono state tolte 8 mila macchinette, è stata vietata la pubblicità sui mezzi di competenza regionale, erogate oltre un milioni di multe».

 

 

Come sta ragionando e operando in concreto il governo Renzi?
«Con la Legge di Stabilità 2016 il governo ha dato delle indicazioni precise e interessanti. Aspettiamo i decreti di attuazione che sono in capo al sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta, che sono decisivi e forse per questo già in ritardo».

 

 

Non si rischia restando a livello di enti locali di fermarsi ai dettagli senza la volontà di rimettere in gioco tutto l'impianto dell'incentivazione all'azzardo?
«I dettagli sono parte del tutto e se si vuole rimettere in discussione questo assetto incentivante, i dettagli sono fondamentali, anche perché sino ad oggi gli unici in campo per arginare l’offerta di gioco d’azzardo legale. Certamente a Roma dovrebbero con urgenza far votare il disegno di legge contro la pubblicità che alla Camera vede come primo firmatario Lorenzo Basso (Pd) e al Senato Giovanni Endrizzi (M5S). Sarebbe un primo importantissimo passo verso una regolazione nazionale, l’azzardo come alcol e tabacco».

 

 

Dopo tutti questi anni di impegno, che idee vi siete fatti sulla migliore regolamentazione da proporre?
«Passo dopo passo, come avevamo detto in un documento firmato assieme a tante associazioni (compreso Slot Mob,ndr) tempo fa. Ora è urgentissimo che si porti il Parlamento a esprimersi sovranamente sul divieto di pubblicità e sponsorizzazioni ovvero sui progetti Basso e Endrizzi, che sono speculari e condivisi a parole da tutti. È misura urgente, perché i concessionari stanno veramente comprando tutto, loro pagine pubblicitarie sono apparse su media che non ci saremmo aspettati come Internazionale, via mail cercano complicità da psicologi e operatori contro dipendenze e altro ancora».

 

 

Come si può incrinare il potere prevalente delle grandi società concessionarie?
«Vi sembrerò noioso, ma partiamo dalla pubblicità, poi i decisori facciano la loro parte. Spesso il potere degli altri è un alibi per non usare il nostro».

 

 

Che tipo di interlocuzione si può avviare con Confindustria in generale, andando cioè oltre il settore gioco?
«Se intende dire con le imprese non di gioco, con chi fa economia reale, con gli artigiani, con chi lavora, insomma col tessuto economico sociale del Paese… La sfida è proprio questa, tornare all'economia del "noi". Siamo – per dirla con Stefano Zamagni – per un'economia civile. Sul fatto che l'azzardo legale possa essere parte di questa economia civile mi permetta di nutrire più di un ragionevole dubbio».

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