Avanza il dialogo tra governo ed esercito di liberazione

Presi i primi accordi su come avanzare nell'agenda tematica. Anche l'Italia sta collaborando, facendo parte di un nuovo gruppo di Paesi che facilitano il processo di pace
Pablo Beltran, a sinistra, delelgato dell'esercito di liberazione nazionale, dialoga col delegato dell'Ecuador Juan Meriguet, al centro, e il delegato del governo colombiano Juan Camilo Restrepo durante una conferenza stampa a Quito, Ecuador, 16 febbraio 2017

Riunite a Quito, in Ecuador, sede dei negoziati, le delegazioni del governo colombiano e della guerriglia dell’Esercito di liberazione nazionale (Eln), hanno emesso il primo comunicato congiunto sui progressi del dialogo di pace iniziato lo scorso 2 febbraio.

Nel testo, e nella successiva conferenza stampa, pure questa congiunta, le parti hanno annunciato la definizione di aspetti logistici e tematici. Due le questioni per le quali, senza modificare l’unicità del tavolo dei negoziati, si è deciso di creare altrettante sottocommissioni: sulla partecipazione della società civile la costruzione della pace e sulla dinamica e le azioni umanitarie da intraprendere.

Insieme al gruppo di Paesi che fungono da garanti, si è concordata la formazione di un secondo gruppo composto, oltre che dal nostro Paese, anche da Germania, Olanda, Svezia e Svizzera, incaricato di sostenere finanziariamente la permanenza della delegazione dell’Eln in Ecuador. Inoltre, i lavori continueranno rotativamente presso le sedi diplomatiche dei Paesi garanti: Brasile, Cile, Cuba e Venezuela, oltre che Ecuador.

Il punto della partecipazione della società civile al processo di pace prende atto dell’esperienza precedente condotta dal governo con la guerriglia delle Farc, convocando subito gli esponenti di questa realtà, in quanto portatori di esperienze e di visioni in merito al conflitto interno. Le parti hanno segnalato la volontà di tener conto dei suggerimenti che emergeranno nel dialogo. La decisione è saggia proprio perché abbina ai negoziati anche un’azione pedagogica sull’opinione pubblica, forse la maggiore falla del processo di pace con le Farc.

Non si è invece ancora raggiunto un accordo sulla delicata questione del cessate il fuoco, sebbene sia già oggetto di conversazioni. L’Eln sostiene che questo debba essere bilaterale. Il governo, sebbene lo consideri un obiettivo “desiderabile”, è più cauto e insiste nella cessazione di ogni ostilità da parte della guerriglia. Sul piano della legittimità giuridica, l’azione militare del governo è sempre una difesa da una aggressione interna.

Anche in questo caso interviene l’esperienza con le Farc. Solo dopo più di un anno, e quasi prossimi alla firma della pace, il governo colombiano accettò un cessate il fuoco bilaterale, anche se di fatto rispettò quello unilaterale applicato dalla guerriglia. Si direbbe che il governo voglia applicare la stessa modalità anche in questo caso, preservando il principio della legittimità dell’azione volta a garantire la sicurezza e i diritti dei cittadini.

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