Artigiani di condivisione concreta

Ogni giorno, se siamo attenti, abbiamo tanti esempi di vita donata per gli altri. Come ha detto Gandhi, «sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo»
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Artefici di cambiamento (AP Photo/Michael Probst)

Tempo fa ho incrociato un giovane che correva per diletto in centro città e la sua maglietta alle spalle portava una frase famosa di Gandhi, che avevo dimenticato: «Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo».

Volevo raggiungerlo per ringraziarlo, ma correva troppo veloce per le mie possibilità… I cambiamenti arrivano comunque, non sempre graditi, ma arrivano, se però siamo ancora vivi dentro, se abbiamo a cuore la sorte comune di questa comune umanità, se il fuoco della giustizia e della pace non si è del tutto spento dentro di noi, il cambiamento riveste colori accesi, non solo fatto da fuochi fatui e diversivi dai problemi, ma da scelte di intensa partecipazione personale.

E così vengo a sapere di suor Valentina Sala, italiana, ostetrica, che fa servizio a Gerusalemme e che ci racconta come il momento del parto unisce familiari e personale sanitario, israeliano e palestinese, tuttora in conflitto.

E poi vengo a sapere di Marco Rodari, alias Clown Pimpa, un giovane italiano, che gira il mondo nelle zone di guerra per strappare un sorriso a tanti bambini, perché, ci dice: «Il sorriso di un bambino vale la vita».

E poi ancora vengo a sapere di Vito Fiorino, un pescatore siciliano, che dieci anni fa, si trovò per caso davanti alla tragedia costata 368 morti in mare, anche se lui ne poté salvare almeno 47 con la sua piccola barca.

E poi inoltre vengo a sapere del professor Carlo Lugliè dell’università di Cagliari, 59 anni, che si è tuffato di recente in mare per salvare la vita del figlio della compagna, perdendo però la sua. Ha commentato a questo proposito il giornalista Beppe Severgnini: «Di storie come questa l’Italia è piena. Cosa spinge un essere umano a rischiare la vita per salvarne un’altra? L’istinto e l’amore, che spesso vanno insieme. Ricordiamocene, quando ci beviamo avidi le storie terribili di esseri violenti. Non ci sono solo loro». Già, è vero, ci siamo tutti noi, possibili interpreti di un altro mondo e di un altro modo di vivere.

Intervistata da un giornalista, che chiedeva a Madre Teresa di Calcutta cosa non funziona in questo nostro mondo, paradossalmente e a sorpresa lei rispose: «Noi due, caro amico, non funzioniamo bene, io e lei, è da qui però che si può sempre ricominciare».

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