Antibiotici e crisi economica

farmaci

Addestrare gli operatori sanitari a razionalizzare la spesa risparmiando sugli antibiotici, prescrivendoli solo quando è necessario per ridurre lo sviluppo di batteri resistenti. Con questo obiettivo è partita in Cina una campagna che coinvolgerà circa 45 mila medici. L’abitudine di prescrivere antibiotici anche per combattere un semplice raffreddore sembra particolarmente diffusa in Cina, come pure in alcuni Paesi industrializzati. Il portavoce del ministero della sanità cinese segnala un «uso irrazionale» degli antibiotici soprattutto negli ospedali delle aree rurali. «Il cattivo utilizzo degli antibiotici determina spese mediche extra pari a 11,7 miliardi di dollari – sottolinea – e circa il 30 per cento dei pazienti considera questi farmaci una sorta di panacea per tutti i mali».

 

E in Italia come vanno le cose? «Spendiamo quindici miliardi di euro l’anno in medicina “difensiva”, per prestazioni inappropriate, eseguite con l’obiettivo di proteggersi da eventuali azioni legali». Lo ha dichiarato il sottosegretario alla salute Ferruccio Fazio su Dossier Piemonte. «Il discorso sull’appropriatezza – ha tenuto a sottolineare Fazio – è fondamentale e noi pensiamo di migliorarla. Questo vuole dire ridurre le prestazioni non necessarie e rendere virtuosi i percorsi diagnostico-assistenziali, con particolare riferimento alle Regioni del Sud del Paese. Per far sì che queste non restino solo parole, abbiamo affidato all’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, il compito di mettere a punto i meccanismi di controllo assieme alle Regioni, soprattutto sui risultati di manager e medici». E non si tratterebbe di migliorare soltanto i costi, se si considera che la prescrizione suggerita di mammografie, Tac e risonanze magnetiche potrebbe produrre danni gravi a chi vi si sottopone.

 

Ma attenzione: per riportare ordine sui costi della sanità, i medici devono riappropriarsi del potere decisionale. Con un occhio al risvolto economico. È la ricetta per «un’aziendalizzazione sana», secondo Girolamo Sirchia, ex ministro della salute. «Se aziendalizzazione – spiega – significa rendere i camici bianchi più consapevoli del fatto che c’è un lato economico e un raggiungimento dell’efficienza da rispettare, va bene. Ma c’è anche un risvolto negativo: un’impostazione economicistica della struttura sanitaria, gestita oggi da amministratori e non da medici». Con la conseguenza che, invece di perseguire il valore delle cure, si persegue l’abbattimento dei costi. La soluzione è «che l’amministrazione abbia un ruolo di servizio, non di comando, e che si trasferisca più potere ai dipartimenti, dando al capodipartimento la responsabilità della governance clinica». E per far questo è necessario che i manager non siano nominati dai politici, aggiungiamo noi, in modo da evitare con quasi quotidiana cadenza i tanti episodi di mala sanità.

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