Anacapri, il coraggio di dire no

La battaglia del sindaco Francesco Cerrotta  per eliminare le slot machine dal suo splendido comune affacciato sul Golfo di Napoli

Accarezzati da una brezza leggera, mentre si cammina lungo le viuzze di Anacapri respirando le fragranze agrumate che si sprigionano dai negozietti, si fa fatica a pensare che qualcuno possa scegliere di rinchiudersi in una sala scura. Eppure, proprio qui, fino a un paio di anni fa, c’era chi si lasciava alle spalle il panorama mozzafiato per lasciarsi incantare dalle icone delle slot machine e dalle loro musichette ammalianti. Un fenomeno che aveva assunto i contorni dell’emergenza, in questo comune noto in tutto il mondo, che non raggiunge le 7 mila anime.

150 metri di tenacia

La battaglia del sindaco Francesco Cerrotta per eliminare le macchinette mangiasoldi è cominciata nel 2014, per rispondere a «un’esigenza degli stessi giocatori e delle loro famiglie, che – spiega – mi hanno sollecitato a prendere in carico questo problema, perché stava diventando un allarme sociale». La dipendenza dal gioco d’azzardo si era insinuata nel tessuto sociale, rischiando di incrinare l’immagine della città. Sì, perché, racconta Cerrotta, le slot machine erano sempre occupate, fino a 20 ore al giorno. Gli affetti familiari si stavano disgregando e le attività economiche soffrivano: invece di abbellire le vetrine, c’era chi preferiva tentare la sorte. Dopo un accurato studio, è stato redatto un regolamento che metteva al bando le nuove slot. O, meglio, ne impediva l’installazione a meno di 150 metri dai punti cosiddetti sensibili: scuole, luoghi di culto, centri sportivi… Una distanza studiata con cura, che ha consentito di vincere, sottolinea il sindaco, in tutte le sedi la battaglia legale che ha opposto il comune ai vertici dell’Ascom, l’associazione dei commercianti. Poi, sono state rimosse le macchinette esistenti ed è stato indetto un referendum che ha visto trionfare il no, decretando Anacapri primo comune senza slot.

Girando “sopra Capri”

Da via Caprile, dov’è ubicato il municipio, percorriamo le viuzze di Anacapri, che dal greco significa “sopra Capri”, per indicare la sua posizione elevata rispetto all’altro comune dell’isola. Sulla soglia del suo negozio di Agricoltura zootecnica, incontriamo Alessandra Vinaccia. «Il sindaco ha fatto bene – assicura –. Non si potevano avere le slot vicino a scuole e case!». Condivide Pasquale, macellaio della Bottega della carne. «Adesso – sottolinea – le persone più deboli saranno tutelate». Ci inoltriamo nel centro storico e in un negozio di articoli per la casa incontriamo Amalia, del ristorante L’angolo del gusto. «Siamo contentissimi del divieto – sorride –, il gioco d’azzardo aveva rovinato troppe famiglie!». Arriviamo in piazza Armando Diaz, dominata dalla chiesa di Santa Sofia del 1595, da dove partì il nucleo abitativo che diede vita ad Anacapri. Battistina Mariniello ci sorride dalla sua bottega Pizzi e merletti. «Sono contentissima che abbiano vietato le slot machine – spiega con la saggezza dei suoi capelli bianchi –, soprattutto per i bambini. Il gioco d’azzardo non è utile al benessere umano e sono contenta che, col referendum, la gente abbia potuto dire cosa ne pensa».

In piazza San Nicola troviamo la monumentale chiesa di San Michele. Sull’isola è nota come la “chiesa del Paradiso terrestre”, ed entrando se ne capisce il perché: l’intero pavimento è ricoperto di maioliche, che illustrano scene tratte dalle omonime pagine bibliche. Si visita a testa bassa, per non perdere nemmeno un centimetro di quest’opera d’arte che si può ammirare anche dall’alto, arrampicandosi su una corta scala a chiocciola. Continuiamo il nostro giro e, a pochi metri dall’antica Casa Rossa, col suo cartello di saluto al “cittadino del paese dell’ozio”, facciamo una scoperta decisamente interessante. Massimiliano, del Casa Rossa food and wine, ci rivela che, forse, un punto per installare le slot machine ad Anacapri c’è: nel suo negozio. «Siamo a circa 150 metri dai luoghi sensibili – spiega – e una società ci ha contattati per affittare la struttura» e farne una sala per le macchinette. Massimiliano e la moglie, però, hanno detto no. «Abbiamo preferito lavorare con i turisti, offrendo loro qualcosa di sano. Il nostro comune è un esempio per gli altri. Le macchinette hanno portato tante famiglie allo sfascio e ci dispiace per chi si è rovinato».

Arte, cultura e condivisione

Col cuore più leggero ci dirigiamo verso il belvedere. Lì, davanti all’antica scala fenicia – 1,7 km di lunghezza suddivisi in quasi mille gradini, per anni unica via di collegamento tra Anacapri e Capri – il panorama apre l’anima all’immenso. Visitiamo Villa San Michele e il giardino, con cascate e ruscelletti, premiato come più bello d’Italia. Il palazzo fu costruito sui resti di un’antica cappella, per volere dello psichiatra e scrittore svedese Axel Munthe. Nel corso del restauro fu scoperta un’antica villa romana, di cui sono esposti i reperti. «La mia casa – affermava Munthe – deve essere aperta al sole e al vento e alle voci del mare, come un tempio greco, e luce, luce, luce ovunque!». Lasciata in eredità alla Svezia, per rafforzare i legami con l’Italia, per il sovrintendente, il diplomatico Staffan de Mistura, la villa «è un luogo per chi desidera, sogna ed è in cerca di risposte».

In via Capodimonte incontriamo Catuogno. «Sono d’accordo di vietare le slot – afferma il gestore del chioschetto –, rovinano le famiglie».

Un sogno lungo 13 minuti

Arriviamo alla seggiovia monte Solaro, che porta alla cima più alta dell’isola. Vi si arriva anche percorrendo stretti sentieri, ma noi scegliamo di accomodarci sulle sedie dell’impianto. Per 13 minuti si “vola” sulla terra e sul mare, in un tripudio di colori, suoni e odori, gustando un panorama mozzafiato. Dalla vetta, a 589 metri di altitudine, dove sorgono i resti del Fortino di Bruto, del 1806, l’isola appare in tutta la sua bellezza: i faraglioni, la costa, gli strapiombi e le insenature, la vegetazione lussureggiante e i contadini al lavoro, e, laggiù, Napoli e il Vesuvio, il golfo di Salerno, la verde Ischia, la piccola Procida…

Una vittoria di tutti

Visitare Capri è come vivere un piccolo sogno, come quello realizzato dagli anacapresi con il loro “no” al gioco d’azzardo. Dietro le spalle ci sono difficoltà, minacce, ma anche successi, come l’aver indotto la compagnia di navigazione Caremar a togliere dai traghetti le slot machine. Al sindaco Cerrotta non è riuscito di convincere il primo cittadino di Capri, Giovanni De Martino, a fare lo stesso, ma ha già sul tavolo altri progetti: anche una funicolare che da Marina grande porti ad Anacapri, per ovviare ai problemi di collegamento e ai bus affollati. È soddisfatto, Cerrotta, ma non cerca gloria, non ne ha bisogno. È stato eletto per la quarta volta sindaco con percentuali bulgare. Quella di Anacapri è stata una vittoria del popolo, che dimostra come uno studio accurato e una grande determinazione possano riuscire laddove altri hanno fallito, diventando per tutti un modello, e non solo per la moda, la cucina, l’arte…

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