«Amo la vita e le donne»

L’ultima vicenda che coinvolge il nostro primo ministro lascia non pochi interrogativi. Anche lessicali.  
Berlusconi

Non ci sembra opportuno ritornare con morbosità sulla “vicenda Ruby” che sta occupando in modo intollerabile le nostre giornate mediatiche, mentre le cose non vanno certo bene per gli italiani: val la pena di ricordare che la disoccupazione, come confermano Draghi e anche ora anche Tremonti, supera l’11 per cento e quella dei giovani il 26 per cento? Tra gli altri, la Marcegaglia e il direttore di Avvenire, Tarquinio, l’hanno ricordato con parole forti, chiedendo una vera inversione di marcia nel governo del Paese.

 

Da parte nostra non vogliamo tornare sui dettagli di una vicenda dai contorni ancora poco chiari, nella quale appare tuttavia di gravità non di poco conto la telefonata del premier alla questura e la menzogna sulla parentela della giovane marocchina. Altri se ne occupano e se ne occuperanno, non vogliamo aggiungere parole eccessive o inappropriate. È perciò con un certo ritegno che pubblichiamo questa nota, solo perché tanti lettori ci hanno chiesto cosa pensare della vicenda. Un ritegno che viene dall’imperativo evangelico di togliere la trave dal proprio occhio prima di levare la pagliuzza da quello del fratello.

 

Vorremmo solo ricordare una frase pronunciata da Silvio Berlusconi nel tentativo – legittimo – di chiarire la vicenda in cui è coinvolto: «Amo le donne e la vita, non cambio il mio stile». In un’epoca in cui i discorsi s’accavallano senza lasciar segno apparente nel nostro spirito, allorché le smentite e le contro smentite annebbiano la verità e il pettegolezzo sembra diventare arma politica, è urgente dare un nuovo valore alle parole, un valore compiuto.

 

Prendiamo il tanto abusato e svilito verbo “amare”. Chiunque si dice cristiano e occupa posizioni pubbliche di rilievo, che cioè possono influenzare le folle – e il presidente del Consiglio l’ha più volte ripetuto: «Io sono profondamente cattolico» – potrebbe e anzi dovrebbe far riferimento all’amore evangelico quando parla, appunto, di amore. Anche e soprattutto quando si tratta di amore dell’uomo verso la donna: una cosa infatti è l’amore verso la propria moglie, una cosa l’amore verso le donne in generale. L’amore “di riferimento”, in questo caso, dovrebbe essere quello di Gesù Cristo per la samaritana, per le sorelle di Lazzaro, o per Maria Maddalena, se non addirittura quello per sua madre. Forse ci sarebbe bisogno di rileggere quelle pagine luminose. Noi in primis, ma anche tutti coloro che dicono di “amare le donne” in modo un po’ troppo generico.

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