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Costa-Gravas ritorna alla regia, riprendendo il discusso dramma Il Vicario di Hochhuth sul presunto “silenzio” di Pio XII sulle atrocità naziste. Narra la vicenda di un ufficiale delle SS, Kurt Gerstein, fervente cristiano che informa il Vaticano delle stragi degli ebrei, attraverso un giovane gesuita, Riccardo. Se Gerstein è realmente esistito, Riccardo simboleggia i numerosi sacerdoti cristiani vittime e ribelli al nazismo. Il film perciò si muove su due livelli: due storie personali, dal tratto un po’ hollywoodiano, e la denuncia “politica” di ogni silenzio delle istituzioni di ieri e di oggi sulle stragi degli innocenti. Progetto interessante (e difficile da realizzare compiutamente) che nel film di Gravas non raggiunge tuttavia l’unità, così che il lavoro risulta alla fine irto, pesante. E, nonostante le dichiarazioni in contrario, la presentazione dell’ambiente vaticano carico quasi esclusivamente di cinismo e furbizia diplomatica ne dichiara la pregiudiziale ideologica di fondo, come evidenzia anche l’ambiguo manifesto di Toscani. Peccato, perché nel film ci sono momenti toccanti, delicati, anche grazie alla prestazione dei due protagonisti. Il lavoro offre comunque lo spunto per una riflessione sulla storia anche recente, libera da sospetti e da paure da ogni parte. Regia di Costa-Gravas.; con Mathieu Kassovitz, Ulrich Tukur. G.S.

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