Allarme malformazioni in Sardegna

Le Asl di Lanusei e di Cagliari denunciano un aumento di leucemie tra i pastori e di malformazioni tra gli animali a ridosso del poligono di tiro di Quirra. I timori della gente.
poligono di tiro di quirra

Sta suscitando polemiche e preoccupazione in Sardegna la pubblicazione, nei giorni scorsi, di una parte del rapporto dei veterinari delle Asl di Lanusei (Ogliastra) e di Cagliari, sull’incidenza di leucemie tra i pastori e di malformazioni negli agnelli allevati nella zona di Quirra, lungo la costa orientale dell’isola, dove ha sede il più grande poligono di tiro europeo interforze, 135 kmq l’estensione, in attività da cinquanta anni.

 

Secondo i dati presenti nelle pagine del rapporto esisterebbe un collegamento tra le deformazioni congenite degli agnelli e i tumori che hanno colpito gli allevatori, con una cifra inquietante: il 65 per cento dei pastori della zona intorno al poligono si sarebbe ammalato di leucemia.

 

Quella presentato nei giorni scorsi è una parte consistente del più ampio lavoro che comprenderà anche i dati relativi ai territori adiacenti il poligono, come Perdasdefogu e Capo San Lorenzo. Per questo i militari della base e lo stesso ministero della Difesa non si sono pronunciati: lo faranno a marzo, quando l’indagine conoscitiva avviata dalle autorità sanitarie sarà completa, anche se già fine mese dovrebbero essere noti i dati più importanti.

 

Da almeno trent’anni questo lembo di terra sarda è sotto i riflettori. Già alla fine degli anni ottanta ad Escalaplano si erano manifestati episodi di malformazioni di feti e incrementi delle malattie tumorali, anche se la cosa non aveva avuto un seguito. Tra la metà degli anni novanta e l’inizio del nuovo secolo, a Quirra i tumori al sistema emolinfatico avrebbero interessato una quindicina dei circa centocinquanta abitanti (il 10 per cento) della piccola frazione di Villaputzu. In quel periodo è nato un fronte di opposizione alla base, con ripetute denunce da parte di pacifisti e di alcuni esponenti locali, come Antonio Pili, medico pneumologo ed ex sindaco di Villaputzu.

 

Sulla vicenda sono diversi gli studi effettuati nel corso degli anni. Il più significativo è quello della dottoressa Antonietta Morena Gatti dell’Università di Modena (consulente del ministero della Difesa per la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito) che ha riscontrato in alcuni capi di bestiame di Quirra la presenza di nanoparticelle, frutto dell’uso di “armi” contenenti metalli pesanti che, una volta colpiti i bersagli ad altissime temperature, si sprigionerebbero nell’aria, verrebbero respirate da uomini e animali, oltrepassando i filtri polmonari e diffondendosi così nell’organismo, in particolare nei tessuti molli, come cervello, fegato e apparato riproduttivo.

 

La Asl di Cagliari ha però voluto smorzare la preoccupazione scaturita da quanto finora pubblicato, dichiarando che «i dati emersi e pubblicati dalla stampa, sulla situazione ambientale e sulla popolazione attorno al poligono sperimentale interforze, riguarderebbero un solo lotto dei cinque inseriti in una più articolata indagine del Salto di Quirra.  L’Azienda sanitaria ha ricordato come nel 2008, nell’ambito di un progetto del ministero della Difesa, sia stato istituito un comitato territoriale d’indagine composto da rappresentanti di forze armate, enti locali e delle Asl interessate (Cagliari e Lanusei), supportato da una commissione di esperti e con la supervisione e verifica dell’Arpas, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente».

 

Secondo l’Asl, i dati diffusi – relativi ad un abnorme numero di casi di leucemia fra i pastori del posto e di agnelli nati deformi – sono parziali e provengono da una relazione «frutto del lavoro dei veterinari preposti dalla commissione a svolgere le analisi sulle matrici biologiche prelevate dagli allevamenti presenti nel territorio interessato. In attesa degli esiti dei campionamenti ancora in corso, gli stessi dati saranno poi oggetto di valutazione da parte del comitato di esperti appositamente incaricato». Solo al termine delle indagini su tutti e cinque i lotti interessati e «alla luce della comparazione tra tutti i dati raccolti – conclude l’Azienda sanitaria – potranno essere tratte le conclusioni da parte della commissione, degli esperti delle Asl interessate, dell’assessorato regionale e del ministero della Difesa e valutati eventuali interventi in merito».

 

Intanto l’Associazione nazionale assistenza vittime arruolate nelle forze armate e famiglie dei caduti, ha però sollecitato l’invio in Sardegna di una delegazione della commissione Uranio impoverito del Senato. La richiesta è stata rivolta dal presidente dell’associazione, Falco Accame, al presidente della commissione, Rosario Costa, dopo la diffusione di dati preliminari che rivelano un numero abnorme di malformazioni negli animali e di casi di leucemia negli allevatori attorno al poligono interforze del Salto di Quirra. Nella base – sostiene Accame – «le ditte straniere possono eseguire test senza controlli esterni, perché basta un’autocertificazione: una procedura che non consente di sapere quali sono state le armi sparate».

 

In attesa dei dati certi resta la paura e la rabbia tra la gente del Sarrabus. Il timore per possibili ripercussioni sulla prossima stagione turistica è palpabile tra gli operatori della zona: la costa sud orientale è meta di tanti vacanzieri desiderosi di un periodo di riposo a dimensione più familiare, lontano dal frastuono delle serate della costa vippaiola del Nord dell’isola.

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