Alla scoperta dei valdesi romani

A Roma sono presenti da dopo la Breccia di Porta Pia, nel 1870, ma sono la più antica comunità cristiana non cattolica-romana, esistente in Europa molto tempo prima della Riforma del XVI secolo. Prendono il loro nome da un mercante di Lione, in Francia, detto Valdo, che intorno al 1170 distribuì i suoi beni e iniziò a predicare il Vangelo assieme a un ideale di rinnovamento della Chiesa. Incontriamo Emanuele Fiume, pastore nella Chiesa romana di via IV novembre
Il pastore Emanule Fiume

Le origini dei valdesi in Italia risalgono al XIII secolo, soprattutto in alcune vallate del Piemonte, ben prima dei luterani che sono arrivati a Venezia già nel Cinquecento. I valdesi aderirono alla Riforma protestante nel 1532, ma i loro diritti civili e politici furono concessi solo a partire dal 1848, con la promulgazione delle Lettere Patenti. I diritti religiosi, invece, verranno garantiti solo nel 1984 per l’intesa raggiunta con il governo italiano. A Roma ci sono circa mille fedeli e due chiese in piazza Cavour e in via IV novembre, dove c’è il pastore Emanuele Fiume (nella foto) che ben ricorda l’incontro con il Movimento dei Focolari per un suo intervento in un convegno in Lombardia. «In oltre venti anni come pastore mai mi era capitato di essere accolto, ascoltato con tale rispetto e apertura».

Qual è il senso della vostra presenza a Roma e cosa significa vivere in una città che è il centro della cattolicità?
«La Chiesa valdese è presente a Roma dai mesi successivi alla breccia di porta Pia. Nella dura contrapposizione di quegli anni, la presenza valdese si interpretava come avanguardia spirituale, culturale e civile del protestantesimo e del Risorgimento nella ex capitale di Pio IX e nella città del Concilio Vaticano I, che stabilì il dogma dell'infallibilità papale. Oggi le chiese valdesi a Roma si considerano un luogo di incontro per credenti e persone in ricerca e una sponda di dialogo per le altre confessioni cristiane, una realtà in cui è possibile vivere la libertà del Vangelo e allo stesso tempo percorrere un vigoroso e rigoroso cammino di discepolato nell'obbedienza della fede. Certamente, Roma è la capitale storica della Chiesa cattolica, ma ricordiamo che dalla meditazione della lettera dell'apostolo Paolo ai cristiani di Roma Martin Lutero riscoprì la giustificazione del peccatore per sola grazia ricevuta per sola fede, cioè il cuore pulsante della fede evangelica».

Che tipo di attività pastorali svolgete?
«La predicazione pubblica nella chiesa valdese di via IV Novembre si tiene due volte a settimana, la domenica mattina e il mercoledì sera. La chiesa fornisce un servizio di catechesi per bambini (in forma multiculturale), adolescenti e adulti, e di cura di anime per tutti coloro che la richiedono. Organizza incontri di carattere culturale e spirituale e di approfondimento teologico. Condividiamo diverse attività con una fiorente e vivace chiesa di lingua francese, costituita prevalentemente da immigrati dall'Africa».

Che tipo di attività pastorali svolgete?
«Il lunedì pomeriggio è dedicato all'incontro con i senzatetto della zona. Un gruppo di volontari offre ascolto, cibi e bevande, generi di conforto e abiti puliti. Riusciamo a incontrare più di mille persone l'anno. Altre chiese evangeliche di Roma sono impegnate nell’accoglienza agli immigrati, nell’assistenza agli anziani e in attività di doposcuola. Inoltre, siamo impegnati in un progetto di adozioni a distanza».

 Quali sono le esperienze e le iniziative più interessanti in campo caritativo?
«L'ecumenismo richiede conversione, cioè cambiamento di mentalità. Il prossimo, o la "Chiesa prossima", altra rispetto alla propria, non è un disturbo, una concorrenza, una nemica, ma il dono di Dio per insegnarmi qualcosa di lui che ancora non so e per percorrere insieme qualche passo nel discepolato. Se una Chiesa non è "la" sola, allora una Chiesa non è sola. Questo cambiamento di mentalità realizzerebbe immediatamente un incontro, e in un incontro tra fratelli e sorelle nel nome di Cristo, lo Spirito Santo avrebbe la forza e la saggezza per far nascere una realtà nuova, meravigliosa e insperata. Sta a ciascun credente e a ciascuna Chiesa valutare se la fedeltà al Vangelo si declina nella nostalgia dei vecchi tempi o nell'attesa e nella condivisione dei tempi nuovi. Nel primo caso resterà il freddo della distanza, nel secondo si inaugurerà il calore dell'incontro, generato dal fuoco dello Spirito di Dio».

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