Al-Tayyeb, vie di pace tra le religioni

Il Grande Imam di al-Ahzar, in occasione del convegno annuale “Uomini e Religioni”, organizzato dal 1987 dalla Comunità di Sant’Egidio, quest'anno a Münster, prospetta un futuro di concordia per l'umanità solo col presupposto di una convergenza di intenti tra uomini di fede

 

La figura di al-Tayyeb trasmette tranquillità e serenità, quello che ci vuole in questo momento in cui spesso l’Islam, identificato con terrorismo e fondamentalismo, è demonizzato e sembra riassumere i problemi del mondo, soprattutto di Europa e Occidente. Al-Tayyeb è il Grande Imam di al-Ahzar, la prestigiosa università e centro islamico tradizionalmente punto di riferimento, almeno in passato, per l’Islam sunnita. Negli ultimi due anni ha fatto impressione il suo rapporto con papa Francesco, in occasione della sua visita in Vaticano e, poi, di quella del pontefice al Cairo, dove i due leader religiosi hanno presenziato a una conferenza sulla pace, voluta proprio da al-Tayyeb in occasione della visita di Bergoglio.

In questi giorni l’esponente dell’Islam sunnita si trova a Münster in occasione del convegno annuale “Uomini e Religioni”, organizzato dal 1987 dalla Comunità di Sant’Egidio. Il tema di quest’anno – Vie di Pace – si presta bene a una riflessione sul ruolo delle religioni su una questione che è sempre stata motivo di dibattiti anche accesi. La religione, infatti, soprattutto dopo le guerre del XVI e XVII secolo in Europa, considerata sinonimo di violenza, era stata relegata nella sfera privata.

Un processo che non ha conosciuto le stesse modalità in altri contesti geografici e da parte di altre tradizioni religiose. Il ruolo della religione nella società e nella vita di chi la compone resta oggi uno dei nodi irrisolti dell’Occidente laico – spesso laicista – e secolarizzato. E lo è soprattutto di fronte alla presenza di nuove forme di religiosità, che stanno crescendo a causa delle migrazioni, ma non solo. L’Islam, in particolare, non ha mai conosciuto questa distinzione fra piano pubblico e privato del fattore religioso. Per questo, per molti, costituisce una minaccia alla laicità occidentale. Così viene grossolanamente sdoganato da media e da politici senza troppi scrupoli e capacità di visione verso il futuro dell’umanità, che ne fanno una questione politica e una carta da giocare in occasione delle elezioni.

Nel corso del suo intervento, alla cerimonia inaugurale della manifestazione in corso di svolgimento Münster, il Grande Imam di al-Ahzar ha affrontato con serenità e rigore questi e altri aspetti nodali del mondo di oggi, offrendo una prospettiva “altra” agli interlocutori europei, ricca di una sensibilità “orientale”, come lui stesso l’ha definita.

Si è, infatti, presentato come un uomo che proviene «dall’Oriente dove uomini, donne, bambini e anziani stanno pagando un prezzo pesante di sangue; la macchina dell’uccisione e della distruzione continua a operare contro uomini e pietre, e da più di 5 anni». Ha ricordato, poi, il dramma che stanno vivendo la Siria e il Medio Oriente e non ha dimenticato anche la tragica situazione dei Rohingya musulmani in Myanmar e nel sud-est asiatico e «l’incapacità della comunità internazionale di salvarli dalla tragedia per cui stanno soffrendo e che ci trasmettono le televisioni».

Il Grande Imam ha sottolineato come nel mondo molti siano costretti a lasciare le loro case e i loro Paesi, giungendo spesso «a tali punti di disperazione e di paura da tentare la via del mare per finire annegati nelle profondità dell’annientamento». Parlando ancora da figlio dell’Oriente, ha ricordato come quella parte di mondo sia tornato ad essere il teatro di conflitti armati e delle politiche e ambizioni regionali e internazionali, «mentre i poveri e miserevoli popoli a cui appartengo per nascita, origine e istruzione, hanno pagato e pagano ancora questa assurdità svolgendo guerre in vece altrui mentre, come dice un proverbio arabo, non hanno cammelle né cammelli nella questione, cioè non c’entrano nulla».

Al-Tayyeb, come in altre occasioni e in modo netto, ha preso le distanze dal terrorismo dell’Isis, che definito come un «trovatello di genitori ignoti, nato con zanne e artigli pronti», che opera distruzioni, controllando zone petrolifere, catturando le ragazze, uccidendo e massacrando: «Questa immagine – afferma El-Tayyeb – non riflette la realtà del mondo musulmano». Il leader musulmano ha inteso dare anche un fondamento antropologico e teologico al suo discorso, insistendo sul fatto che «occorre riconoscere il principio secondo cui l’uomo è fratello dell’essere umano suo simile. È suo omologo nell’umanità. L’umanità è uno dei legami di vicinanza che comporta diritti e doveri reciproci tra i figli di Adamo, sia a livello degli individui sia a livello delle società, degli Stati e dei popoli.

È su questa base che l’autorevole rappresentante dell’Islam sunnita ha fondato una sua proposta che si ricollega a quella del teologo Hans Kung. Parlando, in prospettiva, ha delineato come soluzione ai problemi planetari e regionali quella che il famoso teologo cristiano ha definito «un’etica umanitaria globale», che, secondo l’imam del Cairo, deve essere capace di comprendere l’Oriente e l’Occidente per poter governare il nostro mondo contemporaneo, guidandone il cammino. Per il Grande Imam, infatti, «solo le religioni possono essere una alternativa all’etica contraddittoria e conflittuale che ha spinto il nostro mondo verso ciò che assomiglia a un suicidio di civiltà, e non verso un programma di etica mondiale». Tuttavia, questo non è possibile, ha concluso al-Tayyeb, senza una vera pace fra le religioni. È fondamentale tener presente il famoso adagio che recita: «Non c’è pace nel mondo se non c’è pace tra le religioni».

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