Al di là del protocollo

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Nel 2002 il ministero del Lavoro del governo messicano ha svolto un’indagine tra le imprese dei vari settori produttivi, per segnalare quelle che promuovevano una cultura del lavoro innovativa. Ha scelto le migliori aziende nazionali (come la Coca Cola Mexico per le bibite o la Bochoco per i polli”). Ma, tra la sorpresa generale, il Collegio Santa Maria di Actipan è stato scelto come azienda che offre, all’intera nazione, il migliore prodotto- uomo. Il ministero, poi, ha realizzato un video, che è stato fatto circolare in tutte le scuole, dove si presenta la Scuola Santa Maria, accanto alle altre imprese vincitrici. Sorpresa e soddisfazione condivisa anche da molti lettori della nostra rivista, che attraverso le adozioni a distanza da anni sostengono quel progetto di solidarietà promosso da Famiglie Nuove (cf. Città nuova n° 02/1998). In questa scuola noi ragazzi sentiamo di essere importanti per i nostri insegnanti. Siamo presi in considerazione al di là delle qualità personali, dello stato sociale, dei nostri limiti. Sono parole di Enrique, uno degli alunni più difficili, di quelli che spesso si trovano nell’ufficio della preside, non certo per un premio di buona condotta. D’altra parte, questo è solo un esempio dei frutti più maturi e sofferti dell’avventura di undici anni di vita didattica del Collegio Santa Maria di Actipan, un piccolo paese della provincia di Puebla, a 170 chilometri dalla capitale. L’avventura comincia nel 1992. Un gruppo dei Focolari vuol far qualcosa per venire incontro alle necessità della gente del posto. La popolazione del paese conta più di 13 mila abitanti, dei quali il 60 per cento sotto i vent’anni; l’unica fonte di reddito proviene dalla coltivazione di un terreno fertile durante la stagione delle piogge, che dura dai quattro ai cinque mesi. Per il resto dell’anno rimane incoltivabile, per l’assenza di un adeguato sistema di irrigazione. Le famiglie sono numerose, e anche i figli più piccoli lavorano nei campi con i genitori, un’usanza che alimenta la piaga dell’analfabetismo. La situazione di povertà trascina con sé il problema dell’alcolismo, con tutte le sue tragiche conseguenze. Pur consapevole delle innumerevoli difficoltà del progetto, il gruppo dei Focolari fonda l’Associazione Igino Giordani, e avvia le pratiche legali. Il parroco del luogo mette a disposizione alcune aule, abbandonate da più di dieci anni, che diventano nel settembre del 1992 la prima sede del collegio, ufficialmente riconosciuto dal governo. Nel primo anno di vita, la scuola accoglie 90 bambini, raccolti in tre classi: l’ultimo anno dell’ asilo e i primi due della scuola elementare. Nel 1994, con grandi sacrifici si acquista un terreno a Santa Maria Actipan e si inizia la costruzione delle aule. Amici, conoscenti e parenti si prodigano alla ricerca di aiuti: ad esempio, i genitori di una giovane dei Focolari lanciano una raccolta di fondi fra i bambini delle scuole elementari delle Isole Azzorre. Per questo la prima aula in muratura sarà battezzata proprio Azzorre. In Sicilia, amici e parenti di un’altra giovane vendono alle porta di alcune chiese calendari confezionati da loro stessi, per consentire di continuare la costruzione. Un’amica rimasta vedova, non ha voluto fiori al funerale del marito, ma che questi fossero trasformati in mattoni; una giovane coppia di sposi, invece dei regali di nozze, ha chiesto l’equivalente in soldi per partecipare al progetto… E così via. Nel 1997 vengono ultimate le aule per le sei classi elementari. E poi? Dove continuare e completare gli studi? Su richiesta dei genitori e degli alunni, si pensa alla scuola media e, nel 2000-2001, si inizia il ciclo liceale. Nel luglio del 2003, già si può festeggiare la prima generazione di diplomati del collegio. Andrea confessa: C’è una grande differenza con le altre scuole, nel rapporto tra professori e alunni. Qui si trova vera amicizia. Non solo abbiamo imparato concetti accademici, ma anche a rispettarci davvero senza dar peso al livello sociale dell’altro. Ora siamo molto tristi di lasciarci. Ma possiamo dare agli altri ciò che qui abbiamo imparato. La sorprendente risposta dei ragazzi al progetto educativo rende il collegio qualcosa di unico. Sorto inizialmente per bambini poveri, esso ha attualmente 570 alunni, dei quali 240 ricevono il sostegno a distanza di Famiglie Nuove. In pochi anni ha attirato l’attenzione di molti, fino a diventare – a detta del sindaco – il collegio più prestigioso della regione. Ora raccoglie ragazzi e ragazze di diversa estrazione sociale ed economica. Nella stessa classe convivono figli di politici da sempre all’opposizione, con la figlia del presidente del partito che da più di sessant’anni governa il paese. Ci sono ragazzi che provengono da famiglie benestanti ed altri da famiglie con forti disagi sociale e morale, che a stento arrivano a un pasto giornaliero. Proprio per andare incontro alle loro reali difficoltà si è stabilito di dare ogni giorno, a metà mattina, un pasto caldo agli allievi. E tutto viene insegnato a tutti, tenendo conto di chi ha più difficoltà, scendendo per poi risalire insieme, e fare così l’esperienza di un unico corpo che avanza. Nel pro- gramma della scuola è anche previsto un servizio sociale: gli alunni delle superiori per due o tre ore settimanali insegnano ai bambini delle elementari. Una funzionaria del ministero dell’Educazione, nel corso di un controllo, ha espresso il suo stupore per un ambiente che va al di là del protocollo e parla al cuore. Ha detto ai ragazzi di andare nel mondo a testa alta, orgogliosi di aver studiato al Collegio Santa Maria. Concludeva: È una fortuna aver visitato questa scuola, ma non riesco a spiegarmi cosa ci sia qui di particolare. Due direttori di una scuola statale della capitale, colpiti dall’armonia fra insegnanti e allievi, hanno interrogato i ragazzi: Sa – ha risposto uno di loro -, noi qui vogliamo volerci bene, tra maestri, allievi e genitori. Quando l’amore c’è, siamo felici ed impariamo; quando si rompe è un disastro. È una realtà che coinvolge anche i genitori, per i quali il collegio organizza la Escuela de Padres, un corso di formazione di un anno, sui temi della formazione e dell’educazione dei figli, sul bilancio e la gestione della casa. Il livello etico e sociale di molte famiglie è migliorato: diversi hanno lasciato l’alcool, più di trenta coppie hanno deciso di sposarsi dopo anni di convivenza e circa 400 bambini hanno fatto la prima comunione. Gli insegnanti sono spesso coinvolti negli eventi significativi delle famiglie” Durante un’omelia, il parroco della comunità ha ringraziato il collegio per il lavoro, indicandolo come un agente importante di cambiamento: I ragazzi che ricevono amore, danno amore e ciò cambia il paese. Per formare i ragazzi, la scuola si è data regole molto chiare. Una di esse dice: Chi non fa i compiti, non può partecipare alle lezioni successive. Così è successo a nove alunni che si sono presentati senz’aver fatto i compiti, perché alcuni avevano deciso di abbandonare gli studi. Invece che entrare in classe, le ragazze, come previsto, hanno aiutato la bidella a pulire i bagni, mentre i ragazzi hanno dato una mani ai muratori a caricare mattoni. Dopo tre ore di lavoro sotto il sole, in compagnia della preside che caricava mattoni con loro, si sono resi conto di quello che li aspettava nella prospettiva di lasciare la scuola. Da quel giorno mai più nessuno ha parlato di smettere di studiare: Confessa Francisco: Ho capito che lo studio mi dà dignità come essere umano e allo stesso tempo dà dignità al mio ambiente. Solo con l’impegno, la volontà e lo studio noi giovani possiamo portare una cultura nuova nelle nostre case e nella comunità. I ragazzi sono educati a rispettare la scuola e le sue infrastrutture come casa propria: a turno, all’ora della pausa e alla fine delle lezioni, puliscono e riordinano le aule, imparando in questo modo ad usarle bene. Francisco e Bernardo, per un gesto di indisciplina, hanno accettato di dipingere parte del muro esterno della scuola. Continua Enrique: Una cosa che mi sorprende è scoprirmi libero, di una libertà che mi viene dall’aver imparato ad essere responsabile delle mie azioni. I ragazzi si sentono liberi, perché rispettati nella loro singolarità. Libertà e responsabilità vanno assieme. La norma morale si radica su principi accettati liberamente. In Messico la divisione in classi sociali è profonda: i ricchi non si mescolano coi poveri. Anche la sottovalutazione della donna è molto forte. José ha sedici anni e frequenta il secondo anno del liceo. Proviene da una difficile situazione familiare, e da un’adolescenza travagliata nella capitale, dove coltivava l’hobby di dipingere con graffiti le pareti delle case altrui. Per castigo era stato mandato ad Actipan. Il Collegio Santa Maria è risultato per lui la scoperta di un altro mondo. Professori e compagni l’hanno accettato ed incoraggiato a tirare fuori il meglio di sé. In un anno, partendo da voti bassi, è riuscito a ricevere il premio per la media più alta. Quest’anno gli è stata proposta una borsa di studio se fosse arrivato a una media eccellente: dopo aver accettato la sfida, ha pensato che si sarebbe messo in competizione con Juan, il primo della classe, che, per la povertà estrema della sua famiglia, è costretto a lavorare come giardiniere nella scuola, per pagare almeno una parte della retta del collegio, mentre l’altra parte è coperta dal sostegno a distanza. Dopo giorni di riflessione, José ha detto alla mamma che avrebbe ceduto la sua borsa di studio a Juan. Forse il migliore prodotto-uomo non è del tutto immeritato.

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