Al Cern raddoppia l’energia… e l’entusiasmo

Lhc

13. È il numero magico. Dopo un anno e più di stop per aumentare i cavalli del motore, Lhc, il grande acceleratore di particelle del Cern di Ginevra, riparte. Questa volta, però, l’energia disponibile nel punto in cui i due fasci di protoni si scontrano è quasi il doppio di quella che nel 2012 ha permesso la scoperta della particella di Higgs. Da 8 TeV (miliardi di elettronVolt) si passa a 13.

 

A questo punto nel grande pubblico la domanda sorge spontanea: cosa succederà adesso? Risposta degli scienziati: non lo sappiamo. Sono solo sicuri che “deve” esistere una nuova fisica, completamente sconosciuta, in grado di spiegare due grandi misteri: la natura della materia oscura e dov’è finita l’antimateria, che nell’universo non si trova.

 

Per rispondere a queste domande, i fisici sperano, nei prossimi due anni, di trovare nuove particelle, fenomeni imprevisti che aprano inattese prospettive di pensiero e di ricerca. Tante sono infatti le teorie rivali, ma finora nessuna si è mostrata all’altezza della sfida. Grande è comunque l'entusiasmo degli scienziati per questa nuova opportunità di ricerca.

 

Ma il grande pubblico potrebbe insistere nelle domande: e cosa succede se tra 8 e 13 TeV non si trova nulla, nessuna particella? Risposta degli scienziati: in quel caso saremmo proprio nei guai perché non avremmo né gli strumenti teorici, né gli apparati sperimentali, né una direzione privilegiata per andare avanti nella ricerca.

 

In ogni caso, naturalmente, la ricerca non si ferma. Migliaia di fisici teorici sono al lavoro e fervono i progetti per macchine acceleratrici di nuova concezione. Ma una forzata pausa di riflessione (e di umiltà?), potrebbe magari dare qualche possibilità anche a idee finora trascurate. Insomma più la sfida è difficile, più è stimolante.

 

Una nota positiva l’ha comunque già sottolineata Fabiola Gianotti, prossima direttrice del Cern, evidenziando l’eccezionale lavoro portato avanti nei due anni trascorsi per aumentare la potenza dell’acceleratore. Si tratta di tecnologie al limite delle attuali possibilità umane. Il meglio di quanto disponibile al mondo. In questo sforzo tecnologico, un posto di eccellenza va riconosciuto all’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e all’Ansaldo, che hanno realizzato buona parte dei magneti superconduttori che accelerano i fasci di protoni.

 

Un’ultima battuta, che circola negli ambienti scientifici, riguarda l’importanza di studiare fisica e astronomia: tra due miliardi di anni la Terra uscirà dalla cosiddetta “regione di abitabilità” (né troppo vicina né troppo lontana dal Sole). Per evitare di essere cotti o congelati dovremo abbandonarla ben prima di quella data. Due miliardi di anni sono tanti, è vero, ma conviene prepararsi per tempo. Quindi avanti con la ricerca.

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