Giochi del Mediterraneo: trionfo Italia

È un risultato che va oltre la gioia del successo, quello ottenuto ieri dalla staffetta femminile 4X400. Quattro ragazze di origini diverse hanno infatti vinto e festeggiato assieme con la divisa azzurra. Un messaggio eloquente di come lo sport possa essere il simbolo stesso dell’integrazione

Contro la paura del diverso, l’intolleranza, il razzismo: la nuova Italia avanza, a dispetto di chi vorrebbe bloccare eventi inarrestabili con decisioni politiche discutibili. L’immagine più bella dell’integrazione in Italia, nel mondo dello sport e non solo, l’hanno scattata nel pomeriggio di ieri Mariabenedicta Chiboglu, Ayomide Folorunso, Raffaella Lukudo e Libania Grenot: le quattro ragazze d’oro della staffetta 4×400 ai Giochi del Mediterraneo di Tarragona (Spagna), impostesi col tempo di 3’ 28’’10. Un risultato che ha scritto la storia del nostro movimento sportivo dato che, per la prima volta a livello assoluto, le quattro staffettiste azzurre erano tutte atlete di colore.

Una squadra totalmente “all blacks”, dunque, che si è imposta splendidamente sulle avversarie, con una gara condotta in testa dall’inizio alla fine. Tocca alla Chigbolu (medaglia di bronzo anche nei 400 piani) staccarsi dai blocchi, lasciando poi il testimone alla Folorunso (argento nei 400 ostacoli), brava a confermarsi al comando aumentando il divario sulle rivali francesi. Testimone che quindi passa a Raphaela Lukudo, lucida nel mantenere la posizione per poi lanciare Libania Grenot, punta di diamante azzurra (già campionessa europea nel 2014) che in scioltezza conclude una gara dominata. Francia staccata di 1’’e 70, Spagna di più di tre secondi.

La foto delle quattro ragazze festanti ha letteralmente spopolato sul web, diventando subito un vessillo della lotta al razzismo, oggi più che mai una priorità nel nostro paese. Le loro biografie, poi, rappresentano un gioioso inno all’integrazione. Seguendo il loro ordine di partenza, si scoprono meravigliose traiettorie di vita che hanno portato famiglie provenienti da due continenti diversi in Italia. Maria Benedicta Chiboglu, 29 anni, laureata in scienze dell’educazione e della formazione, è figlia di una insegnante di religione e un consulente internazionale nigeriano: nelle sue vene scorre già sangue da atleta, dato che il nonno Julius, in Nigeria, ha prima raggiunto la finale del salto in alto alle Olimpiadi di Melbourne ’56, per poi diventare il presidente della Federazione di atletica.

Ayomide Folorunso, con i suoi 22 anni, studentessa di medicina, è la più giovane del quartetto: la sua famiglia proviene dal sud-ovest della Nigeria e, dal 2004, si è stabilita a Fidenza (Emilia Romagna), dove ha potuto coltivare la sua grande passione per l’atletica che l’ha portata a conquistare le semifinali alle Olimpiadi di Rio 2016 con la staffetta 4X400.

I genitori di Raphaela Lukudo, 24 anni, vengono invece dal Senegal: dopo una prima tappa a Caserta, si sono definitivamente trasferiti a Modena. È lì che Raphaela, ora anche studentessa di scienze motorie, scopre la passione per l’atletica: dopo un breve soggiorno a Londra è diventata atleta dell’Esercito e, nell’ultima stagione indoor, ha vinto un titolo assoluto sui 400 metri. Libania Grenot, invece, è già una star della nazionale azzurra: nata a Cuba 35 anni fa, ha esordito ai Mondiali 2005 con la maglia del suo paese natale. Il trasferimento in Italia arriva l’anno dopo assieme al matrimonio, diventando cittadina italiana nel 2008: sei anni dopo arriverà il suo più grande risultato, l’oro agli Europei di atletica a Zurigo sui 400 metri.

Le gioie per l’Italia multiculturale che vince nello sport, poi, non sono finite qui: Yadisleidy Pedroso, nata a l’Avana trentuno anni fa e cittadina italiana dal 2013, ha infatti conquistato ieri la medaglia d’oro nei 400 ostacoli, precedendo la Folorunso e arricchendo un medagliere che vede la spedizione azzurra padrona assoluta dei Giochi con 156 medaglie: 56 ori, 55 argenti, 45 bronzi. Un’altra doppietta da sogno, per la nuova Italia che avanza.

 

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