Addio raccolti

Al mercato ortofrutticolo all’ingrosso la signora si lamenta dei prezzi impossibili delle pesche, dei peperoni e dei pomodori. E dire che a Cuneo questi sono prodotti locali. È colpa dell’euro, questa moneta che ha fatto lievitare il prezzo di ogni tipo di prodotto. No, è colpa del maltempo, spiega il venditore, che quest’anno ha imperversato confondendo l’estate con la primavera e portandoci direttamente nell’autunno. Già, siccome si dà il caso che l’estate sia il periodo migliore per maturare frutta e verdura, se si contano i giorni di sole tra giugno, luglio e agosto, non si superano i venticinque. Il resto? nuvoloso, pioggia, grandine. Bizzarra estate, che ha rovinato le vacanze, e soprattutto ha flagellato l’intera produzione agricola. In questo lembo del Sud Piemonte, la provincia di Cuneo vive per la maggior parte di agricoltura e il suo mercato della carne è il secondo in Italia dopo quello di Modena. Pesche e mele, kiwi e piccoli frutti. Mais e grano, vigneti e noccioleti. La provincia di Cuneo, dominata dall’alto del Monviso con i suoi 3800 metri è anche e soprattutto questo. Turismo, industria e tanta agricoltura. Se la crisi della zootecnia negli anni passati ha flagellato gli allevatori, quest’anno il maltempo non è stato da meno con gli ortofrutticoltori. Le piogge della primavera hanno ritardato la maturazione degli ortaggi, i primi pomodori e zucchine, assieme alle fragole ai lamponi alle ciliegie sono arrivati sui banchi del mercato con notevole ritardo, privi di sapore e con poco colore. Intanto, mentre tra una perturbazione e l’altra si guardava alle pesche, alle mele, al granturco, è arrivata la grandine a più riprese e in alcuni casi ha distrutto le singole produzioni fino al 70-80 per cento. In alcuni comuni, una violenta grandinata durata non più di quindici minuti ha distrutto al cento per cento tutto. E gli oltre trenta centimetri di chicchi sono rimasti anche il giorno dopo sui prati, mentre sull’autostrada Torino- Savona sono entrati in funzione gli spartineve. Ed era metà agosto. Beppe Andreis è presidente della Piemonte Aprocor, una associazione che raggruppa oltre 600 soci produttori di nocciole. Beppe coltiva otto ettari di nocciole e tre di vite, sulle colline di Sinio, un paese che si affaccia sulla Langa, l’area dei vini tipici a denominazione d’origine. La zona offre una vista stupenda sulle colline che l’autunno ha dipinto con i suoi mille colori, fino a perdersi sui tremila delle Alpi Marittime, stamattina innevate dagli ottocento metri in su. Anche questo fa parte della scena di questo anno singolare. Sulle colline si vendemmiano i vitigni dei famosi vini doc. Siamo nella terra del Barolo, dell’Arneis, del Barbaresco. Il Nebbiolo la Barbera e il Dolcetto, ma anche della “Tonda Gentile e della Piemonte”, le nocciole del torrone, della nutella e di tutti quei dolci che assieme al tartufo hanno reso famosa questa zona. “Quest’anno – racconta Beppe Andreis – la produzione delle nocciole è nettamente inferiore, si stima del 25 per cento in meno, rispetto allo scorso anno. Il prodotto è parecchio danneggiato e presenta difficoltà di essiccazione “. L’Asprocor l’anno scorso ha venduto 30 mila quintali di “Nocciole Piemonte” alla Novi, che produce cioccolato. Per il vino “le stime danno una produzione inferiore del 20-25 per cento rispetto all’annata precedente, anche qui a seconda delle zone”. L’andamento climatico ha costretto i viticoltori, tra il resto, a diradare i grappoli per consentire una migliore maturazione delle uve. “Di fronte ad un’annata così particolare i viticoltori sono chiamati ad affrontare ed accogliere questo momento come riflessione sul lavoro, per migliorarne la qualità, pensare a creare nuovi vitigni “. Dal lato opposto della provincia nei comuni di Saluzzo, Lagnasco, Verzuolo, zona tipica per la produzione di mele e pesche, i produttori si stanno organizzando in nuove associazioni e cooperative, cercano forme di assicurazioni più remunerative. Ma c’è anche chi – soprattutto i piccoli produttori – hanno tagliato i frutteti, sradicato gli alberi per farvi prato da fieno. Sono marcite nei campi gran parte di altre produzioni tipiche di queste zone: pomodori, peperoni e fagioli, questi ultimi due fregiati con il marchio di denominazione d’origine “Cuneo”. Quintali di ortaggi non sono stati raccolti perché il cattivo tempo non li ha fatti maturare, lasciandoli striminziti e di taglia molto inferiore al normale. È l’estate 2002 che ha creato danni un po’ ovunque, e che in questo angolo del Sud Piemonte tra le provincie di Cuneo, Asti ed Alessandria non ha risparmiato proprio nessuno. Azienda Bressi: Andiamo avanti perdonando la natura L’azienda agricola di Franco e Liliana Bressi, una ventina di ettari nel comune di Fossano, Cuneo, non è stata risparmiata dalla grandine. Ha distrutto la soia quando era ormai pronta per essere raccolta. “È impressionante vedere in pochi minuti distrutto tutto.Ma ciò che più preoccupa in questi ultimi anni è il cambiamento del clima e di conseguenza l’evolversi delle stagioni, che per noi significa aumento di difficoltà. La grandine è solo uno dei tanti fattori. L’estate è stata un continuo susseguirsi di giornate piovose, che non hanno fatto maturare i prodotti”. L’agricoltore conosce la natura e anche i suoi risvolti più difficili. “È una vita, la nostra, a stretto contatto con la natura. Se la produzione, come quest’anno, non ha dato i risultati sperati, dopo un primo momento di smarrimento, non ci siamo scoraggiati. Abbiamo perdonato la natura e ci siamo rimessi al lavoro senza esitare per dare nuovi frutti alla terra, credendo nella provvidenza”. È immediato, quando il maltempo pregiudica la produzione di un’intera annata pensare al danno che subiranno i proprietari di uve doc, o a chi non potrà raccogliere le enormi partite di pesche o di mele. C’è però tutta una fascia di produttori, quelli medio-piccoli, che non possono permettersi il costo dell’assicurazione. E sono la maggioranza. Per questi, una grandinata, un raccolto compromesso dalle continue piogge vuol dire un gran danno economico. E il gesto naturale che anticamente compiva ogni sera il contadino prima di addormentarsi – quello di rivolgere lo sguardo al cielo per capire che tempo avrebbe fatto l’indomani – ritorna ricco e pieno di significato.

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