A Gela una mensa per i disoccupati voluta dal papa

Un giovane sacerdote, un gruppo di famiglie e decine di benefattori offrono un luogo di accoglienza e di ascolto ad oltre 300 persone senza lavoro o nel disagio, in risposta ad un desiderio di Francesco
famiglia povera

Tutto è partito da una messa a sorpresa a cui papa Francesco lo ha invitato. E così don Lino di Dio, trent’anni, originario di Gela, segretamente devoto all’icona della divina misericordia si ritrova a concelebrare a fianco di Bergoglio e a chiedergli a fine messa di benedire l’immagine che avrebbe portato con se a Gela, la cittadina siciliana nota per il suo petrolchimico in crisi e per le conseguenze ambientali che l’hanno deturpata e hanno colpito tanti dei suoi abitanti. Il papa chiede a don Lino della sua città e con solennità lo invita ad aprire una mensa per i poveri nel nome della Divina misericordia.

 

Don Lino ha studiato Teologia spirituale, è segretario del vescovo di Piazza Armerina, è appena diventato cappellano in una parrocchia di periferia e non ha certo esperienze di questo tipo, ma il papa lo ha detto e una sera a cena con le famiglie della parrocchia si trova a raccontare l'incontro con un giovane povero, che non chiedeva soldi ma la possibilità di una doccia. Sono queste le fondamenta su cui poggia la Piccola casa della Divina misericordia, che il sei gennaio è stata scelta come una delle porte sante della cittadina e che assicurerà l’indulgenza a chi avrà il coraggio di accostarsi ai tanti poveri che la frequentano. Perchè quando l’esperienza è cominciata, don Lino e i suoi volontari preparavano pasti per 20 persone, poi a luglio dello scorso anno, gli ospiti dei pranzi sono diventati oltre 300 poiché la chiusura di parte del petrolchimico ha lasciato sul lastrico decine di famiglie, a cui si sono aggiunti tanti migranti sbarcati sulle coste siciliane.

 

Don Lino continua a sorprendersi dell’intuizione del papa e lo sorprende ancora di più la generosità e la solidarietà che accompagna la crescita di questo centro, dove oltre alla mensa è stato avviato un centro di ascolto e di mediazione familiare, un emporio dei vestiti e un servizio lavanderia, assieme a laboratori artigianali e di bomboniere solidali. Non sono solo i gelesi a bussare a questa porta, ma anche tanti migranti approdati sulle coste della cittadina, alla ricerca di lavoro e di una nuova opportunità di vita. Don Lino e i suoi volontari hanno istituito un servizio di distribuzione di generi alimentari in collegamento con un banco solidale ai piedi dell’Etna. Per cui ogni 15 giorni si affittava un pulmino e si caricavano le derrate.

 

Questo fino a Natale, quando Antonio Diana, un imprenditore di Caserta, conosciuta la storia di questa casa nata nel nome della misericordia ha deciso di donare un pullmino alla comunità.  La teologia spirituale di don Lino è diventata una teologia della vita e dell’uomo perché la Piccola Casa ha in cantiere un ambulatorio oculistico e il supporto a detenuti ed ex detenuti.

 

“Il nostro Centro cerca di seguire la strategia della gratuità e dell'accoglienza che non riduce la persona al suo problema, ma cerca di accoglierla e ascoltarla, al fine di passare da una logica della solidarietà a una logica della responsabilità, sull'esempio di Cristo”. Il sei gennaio il vescovo ha aperto la porta della Piccola casa, facendone uno dei luoghi di misericordia di quest’anno giubilare e chiunque la varcherà non solo riceverà l’indulgenza, ma si incontrerà con la tenerezza dei volontari e le ferite della città per ricordare che tutti possiamo essere questa porta aperta verso l’altro.

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons