A Creta il Sinodo panortodosso

Il prossimo 19 giugno si riuniranno, per la prima volta dal 787, tutte le Chiese ortodosse per affrontare i temi del matrimonio, digiuno, pace, ecumenismo e autocefalia. Nostra intervista al teologo Piero Coda
Creta

Un Sinodo panortodosso cercato, voluto e ora annunciato per il prossimo 19 giugno, a Creta. Per la prima volta dal 787, data del settimo Concilio ecumenico, tutte le Chiese ortodosse si riuniranno per affrontare i temi dell’autocefalia, gli impedimenti al matrimonio, il digiuno, l’ecumenismo, la pace. Si sarebbe dovuto tenere a Istanbul nella chiesa di Sant’Irene, una chiesa bizantina, una delle poche non trasformata in moschea, situata nel cortile più esterno del palazzo del Topkapi, dove i sultani ottomani regnarono sul loro impero per 400 anni. Un luogo suggestivo, distante poche decine di metri dal luogo dell’attentato terroristico del 13 gennaio, ma che ha trovato opposizione da parte del governo turco e dai mutati rapporti internazionali con la Russia dopo il noto abbattimento del jet russo nei cieli turchi. Invece della Turchia si è optato per l’isola greca di Creta che fa parte del territorio del Patriarcato di Costantinopoli. La notizia è stata resa nota dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, al termine del suo viaggio a Chambésy, in Svizzera, dove i leader spirituali ortodossi si sono riuniti per discutere i preparativi all’atteso evento. «Il Concilio non si terrà a Istanbul ‒ ha detto Kirill, citato da Interfax ‒, la posizione della Chiesa russa è stata accettata. Abbiamo proposto il Monte Athos, Rodi e altri posti, ma il Patriarcato di Costantinopoli ha proposto Creta». «E noi l’abbiamo accettato», ha concluso.

Piero Coda è teologo sopraffino, esperto di ecumenismo, preside dell'Istituto Sophia di Loppiano e membro da 11 anni della Commissione mista del dialogo teologico con la Chiesa ortodossa.

Che ruolo ha avuto la Commissione teologica di cui fa parte?

«Dopo un periodo di stallo la Commissione ha avuto il merito di riprendere il tema del rapporto tra sinodalità e primato petrino nella vita della Chiesa. È stato sottoscritto a Ravenna un documento che ha rappresentato un punto di accordo provvisorio, ma significativo. È importante anche in prospettiva perché papa Francesco ha rilanciato il tema della sinodalità che ha una grande risonanza sia nella tradizione ortodossa, sia in prospettiva dell’evangelizzazione, sia del cammino ecumenico e del fermento che può generare nei dinamismi della società».

Che prospettive apre il Sinodo panortodosso?

«Rappresenta un evento di grande importanza per tutte le Chiese ortodosse perché è un punto d’incontro, di comunione, di dialogo intenso tra Chiese nel rispetto delle diverse peculiarità».  

Aprirà anche nuove speranze nel dialogo con la Chiesa cattolica?

«L’unità all’interno delle Chiese ortodosse diventerà una piattaforma per una unità più universale anche con la Chiesa cattolica. Non sarà di facile realizzazione, sotto tanti profili, è il primo tentativo dopo molti secoli, ma ha un grande significato».

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