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Mondo > In punta di penna

Francia: continua il caos politico

di Michele Zanzucchi

- Fonte: Città Nuova

Michele Zanzucchi, autore di Città Nuova

Ennesimo primo ministro per il secondo Macron. Sébastien Lecornu non ha prospettive migliori di quelle dei suoi predecessori Barnier e Bayrou

I manifestanti tengono uno striscione che chiede le dimissioni del presidente francese Macron mentre bloccano una strada durante un appello all’azione del collettivo “Bloquons tout” (Blocca tutto) a Montpellier, Francia, 10 settembre 2025. Foto: EPA/GUILLAUME HORCAJUELO via Ansa

La Francia è piombata in una crisi di nervi, provocata dall’altalenante politica del presidente Macron, al suo secondo mandato all’Eliseo. Dopo aver indetto elezioni anticipate, sapendo di non avere grandi possibilità di mettere assieme un quadro politico all’italiana (anni Settanta-Ottanta), cioè estremamente frammentato e immobilizzato da veti incrociati e dalla polarizzazione dell’elettorato verso le estreme, dopo aver bruciato due primi ministri di razza come Michel Barnier e François Bayrou, il presidente ha incaricato di formare un nuovo governo Sébastien Lecornu, fino a ieri ministro della Difesa, un giovane dopo due anziani.

In poche ore, François Bayrou all’Eliseo ha rassegnato le dismissioni verso le 15, e Lecornu è stato designato poco prima delle 20. Se per nominare Barnier, Macron aveva impiegato cinquantun giorni – un’eternità per la politica francese –, e se per indicare Bayron si era preso nove giorni, questa volta Macron ha impiegato solo poche ore per prendere la decisione della nomina di Lecornu. Lo ha fatto alla vigilia di una giornata di protesta che oggi blocca la Francia con l’adesione, esplicita o implicita, di tutte le forze politiche che non hanno sostenuto gli ultimi governi targati Macron. Da notare che il ministro degli Interni ha dichiarato di temere lo scoppio di incidenti.

Sébastien Lecornu al Palazzo dell’Eliseo dopo la fine della riunione dei ministri a Parigi, Francia, 29 novembre 2022. Foto: EPA/TERESA SUAREZ via Ansa

Nulla era meno imprevedibile. Anzi, nei corridoi dell’Assemblea Nazionale si mormora che Lecornu era stato già scelto dal presidente per dirigere il governo al posto di Bayrou, che avrebbe dovuto sostenere il più giovane deputato, ma che si era rifiutato di farlo pretendendo di essere nominato, in nome della sua lunghissima carriera politica, primo ministro, il più anziano mai nominato, 74 anni suonati. Ora Macron sembra quindi riprendere il disegno originario, proponendo il giovane ministro della Difesa, suo fedelissimo, venuto dalla destra. Probabilmente gioca anche il fatto che Lecornu è amico della moglie di Macron, Brigitte, e che da qualche anno frequenta la loro dimora.

Lecornu era membro del primo governo Macron, nell’ormai lontanissimo 2017 come sottosegretario all’Ecologia. Ma, poco alla volta, è diventato il primo consigliere del presidente in diversi ambiti, come la politica internazionale, il riarmo della Francia, l’autonomia dell’Europa rispetto agli Stati Uniti, il sostegno all’Ucraina. Quindi un macronista puro e duro, che tenterà di far sopravvivere un disegno politico ormai miseramente franato sotto i colpi delle estreme: non c’è più spazio in Francia per un governo che sia l’ago della bilancia della politica francese.

Lo dimostrano i commenti dei leader della destra e della sinistra, i quali hanno parlato di necessaria eutanasia di un sistema che ha perso ogni slancio e ogni credibilità. Si invocano le elezioni politiche anticipate – la Le Pen candida già il suo delfino Bardella alla carica di primo ministro –, mentre la France Insoumise, la Francia non sottomessa, di Jean-Luc Mélenchon invoca le dimissioni del presidente, il quale non ha mai ceduto di un pelo sulla questione: il presidente è presidente al di là delle contingenze politiche, che siano più o meno turbolente.

Si attendono altri mesi di incertezza politica, di un governo di minoranza, di schermaglie parlamentari, di dichiarazioni al fulmicotone, di proteste di piazza – i gilet jaune minacciano di scendere nuovamente nelle rotonde del Paese –, e alla fine ci si ritroverà a dover riaprire le urne. Fatalmente.

Nota a margine: è inutile e dannoso speculare sulle difficoltà politiche dei vicini europei – anche Germania e Gran Bretagna non navigano in acque tranquille –, l’Europa ormai ha troppi legami economici, politici e culturali per non soffrire “collettivamente” delle tensioni che accadono in un Paese o nell’altro.

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