Per i 90 anni di Benedetto XVI

Brevi stralci di un articolo del teologo Piero Coda, preside dell’Istituto universitario Sophia di Loppiano (Incisa Val D’Arno, Firenze), che potete leggere per intero sulla rivista Nuova Umanità num. 225, che tratta de "L’eredità di Dio nel patrimonio della fede" in occasione del compleanno, il 16 aprile, del papa emerito.

Quando con la memoria andiamo indietro nel tempo– in quello almeno di cui siamo stati personalmente testimoni – non possiamo non constatare, con gioia e gratitudine, che la Chiesa cattolica ha sperimentato con immensi frutti di grazia, in quest’ultimo periodo della sua storia, la presenza e l’azione di grandi per non dire grandissimi papi. Sotto il profilo della statura spirituale e della testimonianza di vita, della dottrina cristiana e dell’impatto culturale, del discernimento sociale e della profezia evangelica. Joseph Ratzinger, eletto alla cattedra dell’apostolo Pietro col nome di Benedetto XVI, va annoverato senz’altro a lettere d’oro in questa sequela.

(…)

Intanto c’e da dire che in questa serie di straordinarie e luminose figure Benedetto XVI occupa un posto tutto suo. Perché, tra tutti, penso si possa dire senza tema di sbagliare che egli, anche se non fosse asceso al soglio di Pietro, avrebbe egualmente lasciato un segno nella storia della Chiesa del nostro tempo.

(…)

Nel suo pensiero la grande opera di rinnovamento messa in atto dal Vaticano II e tuttora in itinere puo essere colta nella sua intenzionalità e nella sua portata ed efficacemente cosi promossa e sviluppata, solo se vista in presa diretta col nucleo fondante e permanente del vangelo di Gesu e insieme organicamente inserita nel grande alveo della Tradizione della Chiesa. Come anche da papa egli ha puntualizzato nel memorabile discorso alla Curia romana del dicembre 2005, dove ha descritto e argomentato il significato teologico ed ecclesiale del programma del Vaticano II nella logica della “riforma nella continuita”.  E in effetti in questa prospettiva che, a mio avviso, va riconosciuto, accolto e trafficato il contributo piu importante e duraturo che, col suo magistero da teologo, per un verso, e da papa, per un altro, Joseph Ratzinger/Benedetto XVI ha offerto alla Chiesa (non solo cattolica) come irrinunciabile punto di luce per interpretare con fedelta creativa la sua identita oggi, nella perseverante e rinnovata missione di servizio alla famiglia umana che la qualifica.

(…)

Per questo occorre andare sempre di nuovo e, se possibile, con sempre piu piena apertura del cuore e della mente, alla sorgente viva del dono che Dio ci ha fatto e ci fa di se in Gesu Cristo mediante il suo Spirito di verita, di liberta e di amore, come insegnano la costituzione dogmatica del Concilio sulla divina Rivelazione Dei Verbum, e quella sulla liturgia Sacramentum concilium.

(…)

E questa “l’eredita di Dio” da cui può scaturire vita nuova e duratura per il martoriato mondo di oggi, coi suoi dubbi, le sue incertezze, le sue oscurita, le sue tragedie, ma insieme con le sue attese, i suoi desideri, le sue istanze, le sue conquiste, in un cammino che lo conduca con realismo e fiducia verso il domani ancora sconosciuto che lo attende. Senza far tesoro di questa “eredita di Dio” non c’e speranza, non c’e futuro, non c’e progresso che sia veramente e integralmente umano.

(…)

L’“eredita di Dio”, di cui l’umanità intera è destinataria e in cui soltanto riposa la riuscita del suo pellegrinare nella storia, e racchiusa in realta nel “patrimonio della fede” di cui la Chiesa ha da essere gelosa custode e generosa amministratrice nel servizio che e chiamata a rendere nel nostro tempo a tutta l’umanita con nuovo slancio e inedita creativita.

(…)

Fedelta, dunque, al patrimonio della fede: ma perche essa possa sprigionare nell’oggi la ricchezza e la novita che sono custodite nell’eredita che Dio ha donato all’umanita nel suo Figlio fatto carne e vivo, lungo i secoli, nella testimonianza della Chiesa grazie all’azione incessante dello Spirito Santo.

E questo, ritengo, il segreto profondo della forza e del fascino del magistero di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI. Ed e questo – ed e moltissimo – che del suo insegnamento ci rimane quale lascito prezioso, destinato a portare ancora molti frutti.

Gia parecchi anni or sono, da teologo, egli affermava: ≪Per tradizione non si deve intendere una somma di asserti ben strutturati e da trasmettere intatti, ma l’espressione della progressiva assimilazione attraverso la fede della Chiesa dell’evento testimoniato nella Scrittura≫, cosi che la fede ≪per restare identica dev’essere espressa in modo diverso e pensata in modo diverso≫.

Ma forse l’esempio della piu grande fedelta al principio stesso della fede di sempre in Gesu, che e al medesimo tempo la piu grande apertura al nuovo incessante del suo Spirito, Joseph Ratzinger/Benedetto XVI ce l’ha dato il giorno delle sue inaspettate dimissioni.

E stato infatti questo gesto estremo, ponderato e sereno, maturato grazie a un discernimento guidato dal desiderio libero da ogni “se” e da ogni ma” di obbedire a Dio soltanto per continuare a servire la Chiesa e l’umanita seguendo il Maestro nella via pasquale della kenosi di se vissuta sino alla fine, che ha fatto germogliare ≪una nuova freschezza in seno alla Chiesa, una nuova allegria, un nuovo carisma che si rivolge agli uomini≫.

Con queste parole Benedetto XVI legge oggi con gli occhi della fede, accompagnandolo giorno dopo giorno col sostegno della preghiera e dell’amicizia, il ministero petrino del suo successore papa Francesco.

 

 

 

 

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons