75 Comuni per la fraternità

L'associazione Città per la Fraternità ha premiato i comuni che si sono distinti nel creare reti di collaborazione e si è aperta al mondo.
Premio fraternità 2010

Sono passati due anni, da quando, il 5 dicembre 2008, a Rocca di Papa fu presentato un progetto, quello dell’associazione Città per la Fraternità, che sembrava un sogno, un’utopia: trasformare le città in «laboratori in cui fare esperienze positive da poter poi mettere in rete e moltiplicare in dimensioni più grandi». Iniziava una storia che sta cambiando un pezzo di Paese, esattamente 75 Comuni piccoli, medi, grandi, che hanno deciso di mettere la fraternità al centro dell’azione amministrativa e politica.

 

Nel primo anno e mezzo c’è stata la semina: più di 30 eventi in giro per l’Italia; non un mero attivismo propagandistico, ma un vero incontro tra persone, cittadini e amministratori per capire se la proposta “prende”. Non si tratta, tanto, di un’associazione di sindaci, ma di città: «Infatti non è un singolo che può fare qualche cosa, ma un insieme. I sindaci si mettono insieme e mettono insieme le loro città, i loro corpi sociali».

 

Come stimolo, come semplice momento di festa, per guardare ai passi compiuti come città, comunità, l’associazione ha deciso di istituire il Premio Chiara Lubich per la Fraternità. L’Associazione è laica, aperta al dialogo, alla collaborazione, all’interazione, ma ha guardato e guarda ad un preciso riferimento, Chiara Lubich, donna del dialogo e dell’unità – come ama definirla il presidente Pasquale Boccia – che ha fatto, tra l’altro, della fraternità una concreta proposta di paradigma politico.

 

Ogni anno, a dicembre, ci sono un tema, un obiettivo e il premio. Quest’anno è stata Ascoli la sede di questo appuntamento nazionale, proprio su proposta di Guido Castelli, sindaco del capoluogo Piceno che lo scorso anno ottenne il riconoscimento ad Incisa Valdarno-Loppiano.

 

La splendida città del travertino, confluenza tra il fiume Tronto e il torrente Castellano, circondato da colline, si apre con la forma di una mano accogliente. Qualcuno giungendovi per l’occasione ha detto: «Abbiamo trovato una città-casa, una comunità al completo, sindaco, assessori, consiglieri, vescovo, parroco, cittadini e giovani, tanti giovani». In effetti è questa la sensazione che ha pervaso molti di coloro che gremivano il Consiglio – nello splendido Palazzo dei Capitani del Popolo – una sala subito calda, gioiosa eppure solenne. Sono intervenuti oltre venti sindaci e amministratori di varie parti d’Italia, assessori e consiglieri regionali delle Marche, il presidente della Provincia, il vescovo mons. Silvano Montevecchi, la giunta e il consiglio comunale di Ascoli Piceno.

 

Il titolo della giornata è stato Città tra radici e futuro: il metodo della Fraternità. Il significato lo mette subito in chiaro i presidente dell’associazione Pasquale Boccia: «Oggi sentiamo la necessità di passare dall’annuncio e dall’incanto della proposta alla concretizzazione della fraternità, in atti politici e amministrativi. Questo nella piena consapevolezza della fatica del cammino ed anche di possibili conflittio resistenzeche potremmo incontrare. Ma questo necessita, appunto, di un metodo e di una declinazione concreta che vogliamo trovare, ma insieme».

 

Disarmante l’intervento del sindaco di Ascoli Guido Castelli (lui e il presidente Boccia provengono da schieramenti diversi, ma se ne accorgono solo gli addetti ai lavori): «Ho necessità di affermare che il Premio assegnato al Comune di Ascoli è frutto di un lavoro di sinergia tra noi amministratori e la città, la comunità, vera declinazione del principio di sussidiarietà». Poi il microfono è passato alla gente: una dozzina di cittadini di ogni età che, a più voci, ha descritto un progetto che si chiama Amo la mia Città e che ormai prosegue da molti anni.

 

Daniela Ropelato, della segreteria internazionale del Movimento Politico per l’Unità e docente di Scienza Politica, Partecipazione e Democrazia presso l’IUS di Loppiano, lancia delle sfide: ascolto delle istanze dei giovani; equilibrio tra diritti individuali e bene comune; gestione partecipata del territorio; responsabilità dei decisori politici. E poi una serie di indicazioni per i “compiti a casa”, sì perché occorre provare per credere.

 

Poi, in un clima solenne, sono stati consegnati i premi a cinque città distintesi ciascuna per un piccolo o grande contributo alla Fraternità. Il premio Speciale è stato attribuito a quel sindaco pescatore che ha dato la vita per la sua gente, Angelo Vassallo della città di Pollica piccola perla del Cilento. L’applauso sa di grande affetto, di partecipazione di essere tutti cittadini di Pollica, come il progetto speciale lanciato dal vice sindaco Stefano Pisani.

 

Nella sezione Premio Internazionale è stato premiato il progetto di San Fernando del Valle de Catamarca, della zona nord-est sub andina dell’Argentina, dove vivono gli indios: i Quechua (discendenti degli Inca). Un rappresentante del sindaco Ricardo Gaspar Guzmán ha annunciato la che il comune argentino aderirà all’associazione, aprendo nuovi scenari per l’associazione.

 

Quindi la terna vincente. Al terzo posto il progetto di tre comuni del Berice vicentino, Castegnero, Longare e Nanto, che hanno ideato un’associazione per guardare oltre i confini dei propri territori, pronti a sviluppare ogni forma di intervento per emergenze ambientali e di povertà. Segue Marsala, comune siciliano che evoca l’Unità d’Italia, per un progetto di sviluppo di reti tra i cittadini per una piena ed attiva partecipazione.

 

Il primo premio Chiara Lubich per la Fraternità è invece andato a Massa Martana, uno splendido Borgo umbro, unitamente ai Comuni di Deruta, Montefalco e Spoleto, per il progetto Città in rete in terra d’Umbria, che coinvolge tanti altri comuni e comunità della Regione per portare nell’azione e nella programmazione delle amministrazioni il paradigma della Fraternità, con uno sguardo particolare ai giovani e alla formazione finalizzata alla partecipazione.

 

La festa è stata veramente grande: un’altra scommessa è stata vinta. Tante le impressioni, ma accogliamo, una per tutte, quella del presidente del Movimento Politico per l’Unità dell’Umbria Elio Giannetti, particolarmente felice per l’assegnazione del Premio a città con cui condivide da anni un percorso. «Tutto questo non è buonismo, non è venuto fuori da un cilindro come per magia, sotto c’è tutta una serie di difficoltà, sofferenze che sono quelle presenti in ogni comunità civile. Ma si vede che accettando la sfida, la storia cambia davvero, prevale un’altra logica, perché le tante persone contaminate dalla Fraternità la vivono insieme nello spazio della città per arricchirla. La misura non è mai sufficiente, occorre una rete di rapporti, frutto di spaccature accettate e consumate».

 

Quindi appuntamento all’anno prossimo: dicembre 2011 in Umbria, a Massa Martana per un’altra tappa di una storia che cambia.

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