25 anni di Gmg

Il prossimo 25 marzo Benedetto XVI festeggia coi giovani in piazza san Pietro l'importante anniversario della manifestazione che ha fatto il giro del mondo.
locandina gmg

 

Sono passati 25 anni da quella che è stata considerata la prima Giornata mondiale della gioventù, più semplicemente Gmg. Una delle grandi intuizioni di Giovanni Paolo II che del suo rapporto con i giovani, della fiducia nelle loro possibilità, fece uno dei capisaldi del suo lungo pontificato.

 

 

Benedetto XVI si trovò da subito nelle condizioni di raccogliere tale eredità, dal momento che appena quattro mesi dopo la sua elezione era in programma la Gmg di Colonia. Tanti pensavano che il papa tedesco, timido e compassato, non sarebbe riuscito a toccare il cuore dei giovani quanto il suo predecessore dalla comunicazione spontanea. Ma dovettero ricredersi, perché pur con uno stile completamente diverso, con l’intelligenza profonda e semplice che arriva al cuore, tra i giovani e Benedetto o meglio B16, come lo chiamarono semplicemente, scattò subito un’intesa.

 

 

Dopo Colonia, Sidney e l’anno prossimo Madrid. Quest’anno, però, è una ricorrenza particolare: il 25° di una manifestazione che ha toccato quasi tutti i continenti (manca solo l’Africa), ha coinvolto milioni di giovani, è rimasta come un marchio indelebile nella vita di tanti di loro.

 

 

Per celebrare tale anniversario Benedetto ha espresso il desiderio di incontrare i giovani di Roma e del Lazio il prossimo 25 marzo in piazza san Pietro (ma non saranno gli unici), per un evento di festa e di preghiera, nel corso del quale risponderà ad alcune loro domande. L’incontro si svolgerà dalle 19 alle 21,30 per permettere anche ai giovani lavoratori, tanti di quelli che nelle precedenti edizioni erano magari giovanissimi, di essere presenti.

 

 

Nel frattempo ha rivolto a loro un messaggio ricco di riflessioni e proposte. Il tema della Giornata, come già nel 1985, è tratto dall’episodio del giovane ricco che chiede a Gesù: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?»«Questo racconto – commenta il papa – esprime in maniera efficace la grande attenzione di Gesù verso i giovani, verso di voi, verso le vostre attese, le vostre speranze, e mostra quanto sia grande il suo desiderio di incontrarvi personalmente e di aprire un dialogo con ciascuno di voi. Cristo, infatti, interrompe il suo cammino per rispondere alla domanda del suo interlocutore, manifestando piena disponibilità verso quel giovane». E in quello sguardo c’è «il cuore di questo specialissimo incontro e di tutta l’esperienza cristiana. Infatti il cristianesimo non è primariamente una morale, ma esperienza di Gesù Cristo, che ci ama personalmente, giovani o vecchi, poveri o ricchi; ci ama anche quando gli voltiamo le spalle».

 

 

Nasce da questo incontro l’urgenza di non tenere per sé quanto sperimentato. «Se abbiamo veramente incontrato Gesù, non possiamo fare a meno di testimoniarlo a coloro che non hanno ancora incrociato il suo sguardo!», aggiunge il papa.

 

 

La domanda del giovane ricco: «Che cosa devo fare?», potrebbe oggi suonare così, spiega Benedetto XVI:«Sono soddisfatto della mia vita? C’è qualcosa che manca?Che cosa devo fare, affinché la mia vita abbia pieno valore e pieno senso?». E incoraggia: «Non abbiate paura di affrontare queste domande! Lontano dal sopraffarvi, esse esprimono le grandi aspirazioni, che sono presenti nel vostro cuore. Pertanto, vanno ascoltate. Esse attendono risposte non superficiali, ma capaci di soddisfare le vostre autentiche attese di vita e di felicità. (…) La tristezza del giovane ricco del Vangelo è quella che nasce nel cuore di ciascuno quando non si ha il coraggio di seguire Cristo, di compiere la scelta giusta. Ma non è mai troppo tardi per rispondergli!».

 

 

Non sfuggono a Benedetto VXI i travagli dei giovani: «Chi vive oggi la condizione giovanile si trova ad affrontare molti problemi derivanti dalla disoccupazione, dalla mancanza di riferimenti ideali certi e di prospettive concrete per il futuro. Talora si può avere l’impressione di essere impotenti di fronte alle crisi e alle derive attuali. Nonostante le difficoltà, non lasciatevi scoraggiare e non rinunciate ai vostri sogni! Coltivate invece nel cuore desideri grandi di fraternità, di giustizia e di pace. Il futuro è nelle mani di chi sa cercare e trovare ragioni forti di vita e di speranza.Non si tratta di compiere gesti eroici né straordinari, ma di agire mettendo a frutto i propri talenti e le proprie possibilità, impegnandosi a progredire costantemente nella fede e nell’amore. Cristo chiama ciascuno di voi a impegnarsi con Lui e ad assumersi le proprie responsabilità per costruire la civiltà dell’amore. Se seguirete la sua Parola, anche la vostra strada si illuminerà e vi condurrà a traguardi alti, che danno gioia e senso pieno alla vita».

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons