Sinodalità laica

L'assise vaticana può sembrare lontana dalla vita quotidiana dei cattolici, e anche di chi non lo è. Tuttavia, si colgono i segni di un “camminare insieme” anche fuori dall'ambito strettamente ecclesiale

I 365 padri (e le 54 madri) sinodali con diritto di voto sono riuniti in Vaticano, ma non sembra che vi sia un grande interesse nella società laica per l’assise della Santa Sede, per le sue procedure, i suoi dubia, le tendenze apparentemente contrapposte, costatando, tra l’altro, un certo distacco dello stesso clero diocesano dai processi proposti dal Vaticano, e con un laicato cattolico che continua a sentirsi a disagio in una Chiesa ancora troppo clerico-centrica e maschilista.

Eppure pochi stanno sottolineando come la società intera sia in gran parte già incamminata in un percorso sinodale, che si potrebbe definire “anonimo”, riprendendo un aggettivo usato dal grande teologo Karl Rahner del 1962, guarda caso ai primi difficili passi del Concilio Vaticano II, che parlava di “cristiani anonimi” per indicare che non poca gente, pur senza confessionalismi, senza cioè dirsi cristiana in realtà lo era nella pratica.

Qualcuno si chiederà dove mai si possa vedere una tale “sinodalità laica” in una società che sembra non solo secolarizzata e individualistica, ma addirittura indirizzata a una progressiva disumanizzazione, verso un avvenire violento e artificiale.

Prendiamo “Friday for future” e la crescente sensibilità per la protezione della natura, che si manifesta in mille modi diversi. Si pensa e si manifesta per il bene comune, quasi più per l’umanità che per sé stessi. Si cammina assieme per un futuro migliore, forse per il solo possibile. Non per niente, gran parte del merito del nuovo impegno mondiale per la cura dell’ambiente è da attribuire a quella forte denuncia venuta da papa Francesco, con la Laudato sì e con la recente esortazione apostolica Laudate Deum, documenti che hanno avuto il merito di inserire la sensibilità ecologica in un percorso anche economico, politico e scientifico.

Ancora, prendiamo il gran mondo del volontariato, in crescita esponenziale sia localmente che globalmente. La pandemia 2022 ha accentuato quantitativamente e qualitativamente la partecipazione a questo grande atto d’amore collettivo che diventa atto politico collettivo, non solo perché sussidiario rispetto all’attività del welfare dello Stato, ma anche come atto gratuito di partecipazione alla creazione di bene comune.

In questo mondo del volontariato, poi, un peso relativamente sempre più importante è quello dell’accoglienza dei migranti. Sui nostri schermi vediamo solo le barchette nascoste da grumi umani in cerca di un futuro un po’ meno infelice e un po’ più benevolo. Ma non vediamo mai, o quasi, l’enorme macchina di solidarietà che viene realizzata al loro arrivo. Si vuole camminare insieme non solo con la gente della propria comunità, ma anche con chi viene da culture diverse, con chi viene da lontano. Non è questo un’enorme passo in avanti “sinodale” della società civile, laica e solo parzialmente o potenzialmente religiosa?

Altro campo, quello della ricerca, in particolare scientifica. Le commissioni giudicanti dei premi Nobel relativi alla scienza non discernono più, o quasi, premi al singolo ricercatore, ma sempre a tre o quattro congiuntamente, a testimonianza che nella ricerca scientifica quasi non si può più avanzare se non insieme. I vaccini anti-Covid non sarebbero stati possibili se non si fosse organizzato un enorme sforzo collettivo, una “comunione di segmenti di ricerca” che, messi assieme dalla genialità di qualche ricercatore, ha permesso di giungere alla costruzione di un’efficace diga alla pandemia.

Pensiamo poi a un effetto della grande rivoluzione di Internet. Si fatica ormai a pensare solo locale, solo italiano nel nostro caso; noi pensiamo sì al nostro piccolo dettaglio, ma non possiamo non tener conto contemporaneamente del pensare globale. Anche i più incalliti sovranisti si nutrono di news globali, così come coloro che al contrario perseguono una fraternità in universale. E le vacanze? Ormai, prima di partire si “pensa europeo”, o anche oltre. I social hanno tanti difetti, ma certamente hanno allargato a dismisura il concetto di appartenenza.

E allora, quando sentiamo le notizie del Sinodo vaticano, pensiamo che anche noi in un mondo o nell’altro siamo avviati già a “camminare insieme”.

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