2 ottobre, festa dell’Europa? Non ancora

L'approvazione da parte irlandese del trattato di Lisbona rimette iin moto il processo di unificazione europea, ma non lo conclude.

 

Rieccoci. Come per il trattato di Nizza, gli irlandesi hanno dovuto votare due volte per ratificare un testo che fa progredire l'integrazione europea. Questa volta è il trattato di Lisbona, che permetterà di adattare le istituzioni europee a un'Unione, potenzialmente, di più di trenta stati, che chiarificherà le competenze rispettive dell'Unione e degli Stati Membri, e che semplificherà il processo decisionale (aumenteranno i campi in cui la legislazione europea potrà finalmente essere adottata a maggioranza, invece dell'attuale unanimità, spesso paralizzante).

 

Il 2 ottobre, due terzi degli elettori hanno detto sì al Trattato di Lisbona.

Gli irlandesi hanno rovesciato la prima votazione del 2008, che era stata per i paesi che avevano già ratificato una doccia fredda. Un "no" dovuto, in gran parte, dal sommarsi di una campagna di disinformazione (per esempio, "L'Irlanda perderà il suo commissario europeo!", mentre è vero il contrario, solo con Lisbona potrà essere sicura di mantenerlo) molto ben orchestrata dal miliardario Declan Ganley e di un coacervo di interessi particolari, legittimi in sé, che hanno offuscato però l'orizzonte del bene generale dell'Irlanda, che ha beneficiato enormemente e beneficerà dell'appartenenza all'Ue.

 

Tutto bene, quindi? Non proprio, perché due paesi devono ancora ratificare Lisbona: la Polonia, in cui il Presidente Lech Kaczyński non ha ancora firmato la legge di ratifica approvata dal Parlamento (ma ha promesso di farlo a giorni). E la Repubblica Ceca, in cui, oltre al Presidente, l'euroscetticissimo Vaclav Klaus, che non vuole firmare, un gruppo di senatori liberali ha presentato la settimana scorsa un secondo ricorso alla Corte Costituzionale ceca, dopo che un primo ricorso era stato respinto.

 

Questo significa un ritardo di tre mesi, forse sei. Un tempo in cui tutto potrebbe cambiare sulla scena britannica: con la caduta del traballante governo laburista, e la pronosticata vittoria dei conservatori. Che hanno promesso , se vinceranno le elezioni, di sottoporre il Trattato di Lisbona – già adottato dal parlamento e ratificato – a referendum popolare, dall'esito assai incerto.

 

Il contorno? La maggioranza degli stati Ue fanno pressione su Klaus perché firmi subito, in modo che il trattato di Lisbona possa entrare in vigore all'inizio del 2010, come da impegno dei 27. Il mandato della Commissione Barroso I scade a fine ottobre, e la nomina della Commissione Barroso II sarà sospesa in attesa dell'entrata in vigore di Lisbona.

 

L'avventura (e l'incertezza) continua.

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