“Dare peso” alla leggerezza

La scultura astratta di Melotti come sintesi di musica, poesia e ingegneria
Fausto Melotti
Al MADRE di Napoli una grande antologica raccoglie oltre duecento opere tra terrecotte, maioliche, ceramiche, gessi, sculture a tecnica mista, lavori in inox, in ferro, disegni e bozzetti.
Si rende omaggio a Fausto Melotti (1901-1986), uno fra i più importanti e influenti innovatori del linguaggio scultoreo del ventesimo secolo. La straordinaria sensibilità artistica gli permette di attraversare i diversi campi della pittura, della poesia, del disegno, della musica, della ceramica e, naturalmente, della scultura, ma è proprio il concetto stesso di “scultura” ad essere sovvertito e ribaltato nella sua opera.

Solitamente, in riferimento a questo termine, si pensa a un corpo pieno, solido, pesante. Nelle opere di Melotti non troviamo niente di tutto ciò o, se accade, è un episodio raro come nel caso degli imponenti Sette Savi in cui la figura umana viene essenzializzata e resa quasi un manichino astratto. Più di frequente nelle sue opere prevale il valore della leggerezza, il vuoto domina sul pieno, tanto che le sue opere non vengono chiamate sculture ma “antisculture”, oppure “sculture astratte”; astratte perché, com’era per i dipinti di Kandinskij, non riusciamo a riconoscervi dei soggetti precisi, ma anche perché i materiali e le forme sono particolarmente ridotti all’essenziale.
Le note stilistiche della leggerezza si devono alla particolare sensibilità dell’artista che ha saputo coniugare la tradizione classica con gli sviluppi delle avanguardie storiche, la conoscenza scientifica con il talento musicale, letterario e, naturalmente, scultoreo. Così le opere paiono germogliare: ocelli e figure essenziali oscillano su lunghi steli, quasi note che crescono sulle righe di un pentagramma verticale.
Le sculture, esili o massicce che siano, sussistono in un equilibrio impeccabile, quasi che l’artista sia riuscito a trasferire nella propria opera la tecnica della composizione musicale e dell’ingegneria elettrotecnica. Queste e tante altre abilità gli permettono di lavorare il marmo, il ferro, la ceramica e di combinare insieme garze, ottone, vetro, tessuto e terracotta.

La versatilità linguistica si esprime in particolar modo nei Teatrini, la cui tipologia consiste in una cornice-casa dove figure, oggetti e personaggi dislocati su diversi piani, evocano racconti e narrazioni fantastiche. Un universo di poesia e di musica che prende forma fisica e che, a seconda dell’atmosfera da evocare, chiama in causa materiali e scenari diversi. E in qualcuno di questi scenari è probabile che lo spettatore riesca a trovare il proprio, quello in cui rispecchiarsi, riconoscersi, o quello a cui tendere, materiale o spirituale, massiccio o leggero, che sia.


Fausto Melotti, museo MADRE, Napoli, fino al 9 aprile 2012. Catalogo Electa.

 

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