Ambiente, cooperazione o armi?

La tendenza del momento è quella di spendere di più per le guerre e meno per la protezione del creato e per lo sviluppo dei Paesi più poveri      

54 miliardi di dollari sono gli aiuti supplementari che l’esercito statunitense riceverà in regalo col prossimo budget a stelle e strisce. Il 10 per cento di aumento delle spese militari, finanziato con fondi che saranno tolti all’agenzia nazionale per l’ambiente e agli aiuti all’estero. Lo ha annunciato Donald Trump in una conferenza stampa poco prima del suo discorso, il primo, sullo stato dell’Unione, in cui ha cercato di usare toni più soft del solito, invitando più volte la minoranza democratica, sdegnosamente silenziosa, a cooperare per «rifare grande l’America», come dice il presidente.

Nulla di nuovo rispetto alle promesse elettorali in cui aveva promesso sicurezza, protezione, aggressività, forza. Secondo Trump i maggiori fondi serviranno a prevenire le guerre o a vincerle, «dal momento che gli Stati Uniti d’America non ne vincono più». Si lamenta, come un grido di disperazione: «Non vinciamo mai». E così via ad aumentare gli arsenali atomici, per risollevare il morale delle truppe e cambiare «la mentalità operativa».

Reazioni negative non solo da coloro che la guerra non la possono vedere, ma persino dalla “amica” Russia che minaccia di reagire con altri aumenti di spese in armamenti, anche se come si dice a Mosca «per ora si tratta di retorica».

L’Osservatore romano apre con la notizia, ma sembra che ciò non interessi granché altri media ben più potenti.

Mentre la ministro Pinotti, su la Repubblica, pur prospettando risparmi nelle spese militari, rispondendo a una domanda sulla richiesta dell’amministrazione Trump agli europei di aumentare le spese militari risponde così: «Quest’ anno c’è stato un lieve incremento e siamo all’ 1,18 per cento del Pil pari a circa 23 miliardi. Oggi non si può chiedere al Paese di arrivare al 2 per cento previsto dalle intese Nato ma si può fare di più e soprattutto di meglio». Sic.

 

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