Wimbledon: che spettacolo!

Cala il sipario su un memorabile torneo, tra botti ed effetti speciali da racchetta: Novak Djokovic, campionissimo serbo, centra un mirabile tris in carriera aggiudicandosi per la terza volta la rassegna, terza prova stagionale del Grande Slam. Un confronto tra titani quello con Roger Federer
Novak Djokovic (sinistra) e Roger Federer

Numero uno del mondo secondo il ranking Atp e prima testa di serie, Djokovic si impone in finale sul fuoriclasse assoluto Roger Federer, numero due del ranking, con il punteggio di 7-6, 6-7, 6-4, 6-3, al termine di un confronto tra titani durato due ore e 55 minuti.

 

SuperNova(k)

 

Campione in carica sui campi in erba dell’All England Lawn Tennis and Crocquet Club, Djokovic centra così il 54° trionfo carriera, confermando ancora, se mai ce ne fosse stato bisogno, la sua portentosa capacità di adattarsi a ogni superficie. Dopo essersi imposto ancora, un anno dopo, sull’erba inglese contro lo stesso genio di Federer, avere raggiunto ben tre finali (benché perse) sulla terra rossa parigina del Roland Garros, avere vinto ben cinque volte sul cemento dell’Australian Open e una volta su quello newyorkese dell’US Open, il serbo è riuscito a imporre il proprio gioco con la consueta condotta particolarmente atletica e aggressiva.

 

Il re senza corona

 

Wimbledon ha avuto un re indiscusso tante volte, per l’esattezza 7: lo svizzero Federer, evidentemente beniamino del pubblico britannico, ha deliziato la platea più e più volte. Non del tutto questo volta. Sebbene nel primo set re Roger sembrasse più in palla dell’avversario, arrivando sul 6-5 per ben due volte al setpoint, subiva al tiebreak il dominio serbo per 7 punti a 1.

 

Aggiudicatosi un secondo set, magnifico per intensità e classe, contraddistinto da alcuni lunghissimi scambi, battute vincenti, qualche errore di Djokovic che fa notizia (comunque solo 16 in 4 set, quasi perfetto), re Roger si inchina nel terzo e quarto set: nel terzo salva subito 2 palle break (da 15-40) ma manca clamorosamente non solo una palla del 2-0, bensì un dritto con il naso sopra la rete. Ecco la vera notizia per il re detronizzato. Nel quarto reggeva fino al 2 pari, lasciando la volata al serbo per il titolo dello Slam numero 9, numero avverso al re, dato che 9 è anche il numero di finali del Grande Slam perdute.

 

Grande perciò la delusione di Roger Federer, che deve rinviare l’ottava vittoria ai Championships al termine di una finale, la decima per lui a Wimbledon, non avvincente come quella dello scorso anno ma sublime nei primi due set per il livello di gioco espresso. Stavolta la corona la prende Djokovic perché a Federer è mancato soprattutto il servizio: solo 14 gli ace (punto diretto dalla battuta) dell’elvetico, per il 67 per cento di prime messe in campo, con una realizzazione del 74 per cento sulla prima e del 49 per cento con la seconda.

 

No Martina, no party

 

La svizzera Martina Hingis e l'indiano Leander Paes si sono invece aggiudicati il torneo di doppio misto battendo in finale per 6-1 e 6-1 la coppia formata da Timea Babos e Alexander Peya. Particolare non indifferente: per la 34enne, ex numero uno del mondo, si tratta del secondo titolo in due giorni, dato che 24 ore prima aveva infatti vinto il doppio donne assieme all’indiana Sania Mirza. Una doppietta arrivata 17 anni dopo il suo ultimo successo sull’erba londinese: era il doppio donne del 1998, arrivato un anno dopo la vittoria del torneo da singolare.

 

La grande bellezza

 

Nel consegnare Wimbledon 2015 alla storia del tennis, è inevitabile favorire almeno qualche appunto di ricordo tra tantissimi spunti offerti dalla rassegna agli appassionati. Come dimenticare il giamaicano naturalizzato tedesco Dustin Brown, numero 102 delle classifiche mondiali, vera sorpresa del torneo capace di eliminare Rafael Nadal al secondo turno in quattro set dichiarando «Non avevo mai giocato prima d’ora sul centrale di Wimbledon: in fondo, non avevo nulla da perdere»?

 

Come dimenticare lo spettacolare rovescio di un altro fuoriclasse svizzero, Stan Wawrinka, che, nel match vinto contro Verdasco, costretto a uscire dal campo da un diritto incrociato dello spagnolo, lo supera con un rovescio che passa a lato della rete? Si tratta di un colpo probabilmente di fattura elvetica, dato che è riuscito più volte a Wawrinka e Federer sull’erba inglese.

 

Ma forse la nota più memorabile del torneo sul piano tecnico spetta al re detronizzato: come dimenticare il geniale pallonetto da sotto le gambe per rispondere all’attacco di Sam Querrey, che scavalca e induce all’errore il tennista statunitense? Sprazzi di arte sportiva che non dimenticheremo, in attesa dei prossimi re da incoronare o confermare.

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons