Warduni: l’Iraq vuole tornare a vivere

Sono sempre di più i cristiani iracheni spogliati dei propri beni e costretti a lasciare le loro case. Monsignor Shlemon Warduni, vescovo ausiliare caldeo di Bagdad, gira  il Paese alla ricerca di aiuti per i profughi cacciati dai terroristi dell’Isis e lancia un appello per "smuovere la coscienza assopita del mondo"
Profughi Iraq

Come è andato il suo viaggio a Erbil e Ankawa?
«Mi sono incontrato con il comitato Caritas e abbiamo visitato gli sfollati di Mosul, poi siamo andati a Qaraqosh dove abbiamo distribuito viveri, materassi, prodotti per l’igiene. Abbiamo, inoltre, attraversato altri villaggi per distribuire tutto ciò che abbiamo ricevuto dalla Caritas. Ai cristiani hanno preso tutto: documenti, oro, case. È una cosa terribile. A tutti quelli che incontro nei miei viaggi dico che la Chiesa sta con loro fino alla morte. E anche loro mi hanno detto lo stesso: resteranno con la Chiesa fino alla morte».

Si hanno notizie dei profughi?
«Scappano verso il Nord, dove sono ben accolti nei villaggi cristiani, e in Kurdistan dove sono ben organizzati. Il problema è l’acqua: una tragedia. Ho suggerito alla Caritas di provare a scavare dei pozzi per trovare l’acqua dolce».

Ha potuto visitare le suore rapite a Mosul. Come stanno?
«Non erano a Mosul, ma nelle vicinanze, perché non si può entrare a Mosul. È troppo pericoloso, ci farebbero subito prigionieri. Ho potuto visitare le suore, stanno abbastanza bene. Certo non è stato facile stare con questa gentaglia, ma non gli hanno fatto del male».

Stasera dovete riunirvi ad Ankawa con i responsabili delle comunità cristiane. Per quale motivo?
«Ci dobbiamo incontrare per capire cosa fare per il futuro di gente che ha perso tutto, per vedere come fare per recuperare i documenti che gli hanno sequestrato i terroristi dell’Isis. Soprattutto per smuovere la coscienza assopita del mondo. Cosa ha fatto l’Europa? Cosa fanno gli Stati Uniti? Abbiamo solo ricevuto una lettera molto bella dai vescovi americani. Abbiamo diritto a vivere, è un diritto umano, siamo in questa terra da tanti anni. I terroristi dell’Isis sono gente senza coscienza, senza religione, non hanno niente a che fare con l’Islam. Sanno bene che noi, come cristiani, difendiamo la nostra nazione».

In tutti questi viaggi attraverso l’Iraq non teme per la sua vita?
«Dio ci comanda l’amore e devo servire gli altri fino alla morte. La vita è Cristo. Nessuna cosa ha più valore di Gesù che ha dato la vita per noi e noi lo dobbiamo imitare. Inoltre credo, come dice il Vangelo che "dove, due o tre, sono riuniti nel suo nome, io sonoin mezzo a loro". Siamo sette persone in viaggio e speriamo che Gesù sia con noi. La vita altro non è che presentare Cristo agli altri e servirlo in loro».

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