Vivere il Vangelo sotto le bombe

La comunità dei focolari in Siria affronta momenti drammatici senza perdere la speranza della pace. La lettera della presidente del movimento: «Continuiamo a iniettare l’amore dove non c’è»

La città di Homs continua a essere un campo di battaglia tra l’esercito governativo e i rivoluzionari. I bombardamenti continui hanno costretto alla fuga migliaia di persone. Alcuni membri del Movimento dei focolari sono invece rimasti: non riescono a lasciare le loro case senza rischiare la morte, nonostante in un villaggio vicino si siano già approntati alloggi per accoglierli. «Piovono bombe dappertutto», raccontano con particolari drammatici. «Nel nostro quartiere, a forte presenza cristiana, si sono infiltrati i rivoluzionari. Hanno requisito le case vuote e costretto le famiglie a lasciare quelle occupate per consegnarle a parenti e amici fuggiti da altri quartieri. La maggior parte però viene utilizzata come postazioni per l’attacco frontale all’esercito». I miliziani di Assad appaiono impreparati a questo confronto diretto e si concentrano più sui bombardamenti, abbandonando intere zone della città in mano alla controparte.

Comincia a scarseggiare seriamente il cibo. «Stiamo usando quello che abbiamo, poi si vedrà», racconta una delle famiglie rimaste. Manca l’elettricità da venti giorni. «Ieri sera chiusi nella stanza più sicura della casa, sentivamo la pioggia di bombe e recitavamo insieme il rosario», racconta un’altra famiglia: padre, madre e due bambini. Ci siamo ricordati di Chiara Lubich e della sua esperienza a Trento durante la Seconda guerra mondiale: in mezzo alla distruzione sentiamo che solo l’Amore può cambiare i cuori e fermare le armi».  

Il Paese ha perso la sua sicurezza: rapimenti, furti e uccisioni anche a semplice scopo di lucro cominciano a diventare più ricorrenti. A Damasco e Aleppo, la vita sembra mantenere una parvenza di normalità, ma i ritmi sono decisamente cambiati. Le scuole infatti modificano gli orari di ingresso e uscita e alcune si sono trasferite in quartieri più sicuri. Il weekend, dopo i micidiali attentanti delle scorse settimane, è il momento più difficile: si ha paura e ci si muove ma con molta prudenza. Si prova ad incontrarsi, in piccoli gruppi, per incoraggiarsi nel vivere il Vangelo e nel costruire ponti di riconciliazione pur nella precarietà e nei disagi, continuando con «fermezza a credere nel miracolo della pace», così scrivono a Città Nuova.

Maria Voce, presidente dei Focolari, è in costante contatto con le comunità siriane e partecipa dello smarrimento e della sofferenza per i continui bombardamenti e per gli attentati. «Chiediamo con fede al Padre che si trovi una giusta soluzione per la fine di ogni forma di violenza, perché ritorni al più presto la pace», ha scritto nell’ultima lettera indirizzata alle persone del movimento. E ha concluso incoraggiandoli a «iniettare l’amore dove non c’è, attuando con intensità la Parola (del Vangelo), affinché le cantine buie del mondo si illuminino». Tutto il movimento nel mondo si è unito a questi auspici e spera in una soluzione immediata del conflitto che insanguina il Paese da quasi un anno.  

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