Vento di Sardegna

«Quello che faccio come imprenditore non lo faccio per arricchirmi ma per passione e per amore e vorrei poterlo trasmettere. Guadagnare per guadagnare non ha alcun senso. Fare quello che piace, farlo per la collettività, trasmettere passione, motivazioni, fornire idee e spunti per fare, trasmettere valori e coraggio, portare avanti i propri sogni a qualunque costo e condividere. Ecco, la condivisione, che purtroppo davanti al “Dio denaro” non c’è più
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Andrea Mura è un fiume in piena quando comincia a parlare del “suo” mare, non si ferma né voglio che lo faccia, perché ha la capacità di portarmi con sé, nel suo viaggio cominciato tanti anni fa. Andrea è un imprenditore, socio onorario Aipec (Associazione italiana imprenditori per un’Economia di Comunione). Ha una veleria dal 1985 in Sardegna, dove è nato e vive, o forse è meglio dire “e ritorna”, visto che la sua casa è “Vento di Sardegna” (la sua barca) e il suo indirizzo il mare. Progetta vele per tutte le imbarcazioni e la sua priorità è la qualità “alta” delle vele. Lo avevo contattato per parlare di impresa, di economia, del suo ruolo in Aipec, ma ci ritroviamo a parlare di regate. Solo per citare alcuni dei suoi prestigiosi record: nel 2010 vince in solitaria la Route du Rum, primo italiano nella storia a compiere questa impresa. Nel 2012 vince la Twostar, altro record assoluto, traversata dell’Oceano Atlantico da Est a Ovest in 13 giorni, 12 ore e 47 minuti. Ancora nel 2012 vince la Québec-Saint-Malo, classificandosi primo e stabilendo un nuovo record di traversata. Nel 2013 vince l’ultima edizione dell’Ostar, la regata che ripercorre la rotta del Titanic, la più fredda, antica e difficile delle regate transoceaniche «contro mare, conto vento, dove ho affrontato 5 burrasche e ho giurato che non l’avrei mai più fatta», confessa. Si definisce “madrelingua del mare” Andrea, «le competizioni in fondo sono la metafora delle sfide quotidiane. La vela mi ha formato, lo sport è prima di tutto disciplina, senso del dovere, spirito di sacrificio. Il mare mi ha insegnato che la parola data e la stretta di mano hanno un valore, perché il mare non lo inganni, perché navigare vuol dire essere lungimirante, e viaggiare forma la coscienza, perché vivi sulla tua pelle la tensione e impari a superare momenti difficili». A un certo punto della sua carriera Andrea decide di “andare in solitario”, una nuova sfida. «Questa disciplina è completamento diversa, sei in mezzo all’oceano da solo, puoi solo contare su te stesso, serve umiltà, devi essere capace di fare tutto, adattarti a tutto e servono passione e cuore, perché questi ti portano a fare cose che la testa ti dice di non fare». Andrea Mura torna alla regata difficile dell’Ostar anche quest’anno e malgrado il giuramento, sorride: «Mi ha fatto cambiare idea tutto quello che ti ho appena condiviso»

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