Venezuela, governo e opposizione in dialogo

Alla presenza della commissione di ministri degli esteri della Unasud (Unione delle nazioni sudamericane), l'esecutivo e una parte dell'opposizione hanno preso accordi per aprire una fase di negoziati. Anche la Santa Sede collaborerà con un suo inviato
Nicolas Maduro e Jorge Arreaza
Dopo mesi di scontri, manifestazioni, pressioni politiche, violenza fisica e verbale, sembra che una schiarita appaia all'orizzonte in Venezuela. Il governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro, che gia aveva promosso un processo di pacificazione, ed una parte dell'opposizione che si riunisce attorno al Mud (Mesa de la unidad democratica) hanno deciso di aprire una fase di dialogo per uscire dalla crisi politica che attanaglia il Paese da due mesi e che ha provocato finora circa 40 morti e 500 feriti, oltre a un gravissimo scontro istituzionale.

 

Nei giorni scorsi, alla presenza della comissione di otto ministri degli Esteri dell'Unasud (Unione delle nazioni sudamericane), inviata per facilitare il dialogo tra le parti, si è giunti, dopo tre ore di discussione, a un accordo per iniziare una negoziazione alla quale parteciperanno in qualità di "osservatori terzi" un inviato della Santa sede, probabilmente il nunzio apostolico a Caracas, monsignor Aldo Giordano, e i ministri degli Esteri di Brasile, Ecuador e Colombia. La riunione è stata trasmessa in diretta dal canale statale VTV, che ha mostrato integralmente anche gli interventi dei rappresentanti dell'opposizione.

 

Va detto comunque che non tutti i partiti dell'opposizione hanno aderito alla proposta di dialogo. Per sfiducia nei confronti del governo di Maduro o nei confronti dell'Unasud, che alcuni considerano parziale e vicina alle posizioni del chavismo, partiti come Copei, Causa R e Progetto Venezuela non hanno aderito alla proposta. Nel caso di Voluntad Popular, il partito di cui uno dei leaders, Leopoldo Lopez, è attualmente in prigione accusato di promuovere la violenza, mentre una sua deputata, Maria Corina Machado è stata espulsa dal Parlamento, alcuni esponenti hanno criticato l'adesione alla riunione. Per il movimento La Salida, promotore delle iniziali manifestazioni studentesche, uno dei settori più radicali della protesta, si tratta di un vero e proprio errore tattico dato che ritiene che l'apertura al dialogo del presidente Maduro sia un segno di debolezza dopo due mesi di scontro politico.

 

La presenza di un rappresentante della Santa Sede tra i garanti del processo di dialogo fa seguito all'offerta della Chiesa di collaborare per superare il clima di scontro permanente estesosi a gran parte del Paese. In un documento della settimana scorsa, la Conferenza episcopale del Venezuela ha criticato le manifestazioni anarchiche e violente che hanno bloccato le attività sociali in decine di località, ma ha anche criticato il Governo per la sua ostinazione a imporre per legge il proprio progetto ideolgico. Una imposizione se si considera che Maduro è risultato eletto presidente per uno scarto di voti minimo,  segno evidente di un Paese ideologicamente diviso in due metà contrapposte. Sebbene il chavismo ha a suo tempo suscitato entusiasmi nei settori da sempre esclusi dalla vita politica del Paese, questo entusiasmo è scemato col tempo di fronte all'incapacità dell'Esecutivo di promuovere una economia che non si basi sulle rendite petrolifere e di rendere effettiva una maggiore partecipazione democratica. D'altro canto, è altresì­ vero che il processo di cambiamento avviato dal chavismo lede i privilegi di un settore sociale che ha sempre goduto di privilegi.

 

Esiste dunque una breccia all'interno dell'opposizione, ma anche all'interno del governo esistono posizioni contrapposte, più o meno radicali, che Maduro deve articolare, anche perché il Venezuela ha accettato la clausula di rispetto delle istituzioni democratiche che i soci del Mercosur (mercato comune formato anche da Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay) si impegnano a rispettare. E gli eccessi del governo nella gestione della crisi, con accuse di violenza, torture, pressioni sulla stampa, ecc. potrebbero portare i soci del Mercosur e dell'Unasud a una condanna che significherebbe uno smacco politico durissimo per Maduro. Quasi due anni or sono, la destituzione irregolare del presidente Fernando Lugo, è valsa al Paraguay la momentanea espulsione da entrambi organismi regionali.

 

Si apre dunque uno spiraglio di speranza, per mettere fine alla violenza, ma anche per installare in un Paese fortemente polarizzato, un clima di riconoscimento dell'altro come avversario, più che come nemico.  

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